Aristotele, I significati di accidente e di sostanza

Accidente e sostanza sono due cardini del pensiero di Aristotele, al centro della discussione nei secoli successivi – soprattutto nella Scolastica medievale –, e diventati in qualche modo anche simbolo del ragionamento intellettualisticamente astratto, come quello di don Ferrante che, nel capitolo XXXVII dei Promessi sposi, ricorre alle definizioni aristoteliche di sostanza e di accidente per dimostrare che non esiste il contagio della peste “non già con schiamazzi come il popolo; ma con ragionamenti, ai quali nessuno potrà dire almeno che manca la concatenazione” e “su questi bei fondamenti, non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s’attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle”. Proponiamo una piccola avventura all’interno di alcune pagine di Aristotele che mostrano i molti modi in cui possono essere definiti l’accidente e la sostanza.

 

a) I due significati di accidente (Metafisica, 1025a 15-34)

 

1             [1025a] [...] Accidente significa ciò che appartiene ad una cosa e che può essere affermato con verità della cosa, ma non sempre né per lo piú: per esempio, se uno scava una fossa per piantare un albero e trova un tesoro. Questo ritrovamento del tesoro è, dunque, un accidente per chi scava una fossa: infatti, l’una cosa non deriva dall’altra né fa seguito all’altra necessariamente; e nemmeno per lo piú chi pianta un albero trova un tesoro. E un musico può anche essere bianco, ma, poiché questo non avviene né sempre né per lo piú, noi diciamo che è un accidente. Pertanto, poiché ci sono attributi che appartengono ad un soggetto, e poiché alcuni di questi attributi appartengono al soggetto solo in certi luoghi e in certi tempi, allora tutti gli attributi che appartengono ad un soggetto, ma non in quanto il soggetto è questo soggetto e il tempo questo determinato tempo e il luogo questo determinato luogo, saranno accidenti. Dell’accidente non ci sarà quindi neppure una causa determinata, ma ci sarà solo una causa fortuita: e questa è indeterminata. È per accidente che uno giunge ad Egina, se non è partito con l’intento di giungere in tal luogo, ma se è giunto perché spinto dalla tempesta, o preso dai pirati. Dunque, l’accidente è prodotto ed esiste non per se stesso ma per altro: la tempesta, infatti, è stata causa che si giungesse dove non voleva giungere, cioè ad Egina.

2             Accidente si dice anche in un altro senso. Tali sono tutti gli attributi che appartengono a ciascuna cosa di per sé, ma che non rientrano nella sostanza stessa della cosa. Per esempio, accidente in questo senso è la proprietà di un triangolo di avere la somma degli angoli uguale a due retti. Gli accidenti di questo tipo possono essere eterni, nessuno degli accidenti dell’altro tipo, invece, lo può essere.

(Aristotele, Metafisica, Rusconi, Milano, 19942, pagg.263-265)

 

b) Quattro sensi e due significati di sostanza (Metafisica, 1017b 10-25)

 

1             [1017b] [...] Sostanza, in questo senso, sono detti i corpi semplici – per esempio fuoco, acqua, terra e tutti gli altri corpi come questi; e in generale tutti i corpi e le cose composte di essi: per esempio animali ed esseri divini e le parti di questi. Tutte queste cose si dicono sostanze, perché non vengono predicate di un sostrato, mentre di esse vien predicato tutto il resto.

2             In un altro senso, sostanza si dice ciò che è immanente a queste cose che non si predicano di un sostrato ed è causa del loro essere: per esempio l’anima negli animali.

3             Inoltre, sostanze sono dette anche quelle parti che sono immanenti a queste cose, che delimitano queste stesse cose, che esprimono un alcunché di determinato e la cui eliminazione comporterebbe l’eliminazione del tutto. Per esempio, se si eliminasse la superficie – secondo alcuni filosofi – si eliminerebbe il corpo, e se si eliminasse la linea, si eliminerebbe la superficie. E in generale questi filosofi ritengono che il numero sia una realtà di questo tipo e che determini tutto, perché, se si eliminasse il numero, non ci sarebbe piú nulla.

4             Inoltre, si dice sostanza di ciascuna cosa anche l’essenza, la cui nozione è definizione della cosa.

5             Ne risulta che la sostanza si intende secondo due significati: (a) ciò che è sostrato ultimo, il quale non viene piú predicato di altra cosa e (b) ciò che, essendo un alcunché di determinato, può anche essere separabile, e tale è la struttura e la forma di ciascuna cosa.

(Aristotele, Metafisica, Rusconi, Milano, 19942, pagg. 215-217)

 

c) Sostanza e sostrato (Metafisica, 1042a 26-30; 1042b 9-11; 1043a 26-1043b 1)

 

1             [1042a] [...] E sostanza è il sostrato, il quale, in un senso, significa la materia (dico materia ciò che non è un alcunché di determinato in atto, ma un alcunché di determinato solo in potenza), in un secondo senso significa l’essenza e la forma (la quale, essendo un alcunché di determinato, può essere separata con il pensiero), e, in un terzo senso, significa il composto di materia e di forma [...].

2             [1042b] [...] la sostanza nel significato di sostrato e di materia [ýle] viene concordemente ammessa da tutti, ed essa è la sostanza che esiste in potenza, rimane da dire che cosa sia la sostanza delle cose sensibili come atto.

3             [1043a] [...]Dalle cose dette risulta chiaro che cosa sia la sostanza sensibile e quale sia il suo modo di essere: essa è, per un verso, materia, per un altro, forma e atto, e, per un terzo, è l’insieme di materia e di forma.

4             Non bisogna ignorare che, talora, non è chiaro se il nome indichi la sostanza come composto, oppure l’atto e la forma. Per esempio, non è chiaro se “casa” indichi il composto di materia e forma, ossia un riparo fatto di mattoni e di pietre disposte in questo determinato modo, oppure se significhi l’atto e la forma, ossia un riparo [...]. [1043b] Ma questo, che per altro rispetto ha una notevole rilevanza, in relazione alla ricerca della sostanza sensibile non ne ha alcuna: infatti l’essenza appartiene alla forma e all’atto.

(Aristotele, Metafisica, Rusconi, Milano, 19942, pagg. 371-377)

 

d) Sostanze prime e sostanze seconde (Categorie, 2a 11-18; 2b 15-17; 2b 30-3a 7)

 

 1            [2a] [...] “Sostanza” nel senso piú proprio, in primo luogo e nella piú grande misura, è quella che non si dice di un qualche sostrato, né è in un qualche sostrato, ad esempio, un determinato uomo, o un determinato cavallo. D’altro canto, sostanze seconde si dicono le specie, cui sono immanenti le sostanze che si dicono prime, ed oltre alle specie, i generi di queste. Ad esempio, un determinato uomo è immanente ad una specie, cioè alla nozione di uomo, e d’altra parte il genere di tale specie è la nozione di animale. [...]

2             [2b] [...] la ragione per cui le sostanze prime si dicono sostanze in massimo grado consiste nel fatto che esse stanno alla base di tutti gli altri oggetti, e che tutti gli altri oggetti si predicano di esse, oppure sussistono in esse. [...]

3             È cosí giustificato, prescindendo dalle sostanze prime, che le specie e i generi siano i soli tra gli oggetti a dirsi “sostanze seconde”: tra i predicati, in effetti, essi solo rivelano la sostanza prima. Se qualcuno, invero, deve spiegare che cos’è un determinato uomo, dà una spiegazione appropriata fornendo la specie oppure il genere; d’altra parte, dichiarando che tale oggetto è “uomo”, lo rende piú noto di quanto non faccia dichiarando che è “animale”. Nel caso invece che costui fornisca una qualche altra nozione, dicendo ad esempio che un determinato uomo è “bianco” o “corre”, oppure facendo una qualsiasi altra dichiarazione consimile, avrà dato una spiegazione estranea all’oggetto. È di conseguenza giustificato che tra gli altri oggetti soltanto quelli nominati si dicano sostanze. [3a] Oltre a ciò, le sostanze prime sono sostanze nel senso piú proprio in quanto stanno alla base di tutti gli altri oggetti. Orbene, precisamente allo stesso modo con cui le sostanze prime si comportano rispetto a tutti gli altri oggetti, cosí si comportano rispetto a tutti i rimanenti le specie e i generi delle sostanze prime. In realtà, tutti i rimanenti oggetti vengono predicati delle specie e dei generi. Tu dirai infatti di un determinato uomo che è “grammatico”, e quindi dirai pure di uomo e di animale che è “grammatico”. Lo stesso vale per gli altri casi.

 

(Aristotele, Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1973, pagg. 8-10)

 

e) Sostanza sensibile e sostanza divina (Metafisica, 1069a 30-1069b 2)

 

1             [1069a] [...] Ci sono tre sostanze <di genere diverso>.

2             Una è la sostanza sensibile, la quale si distingue in (a) eterna e in (b) corruttibile (e questa è la sostanza che tutti ammettono: per esempio le piante e gli animali; di essa è necessario comprendere quali siano gli elementi costitutivi, sia che questi si riducano ad uno solo, sia che siano molti). (c) L’altra sostanza è, invece, immobile; e, questa, alcuni filosofi affermano che è separata: certuni distinguendola ulteriormente in due tipi, altri riducendo a una identica natura le Forme e gli Enti matematici, altri ancora ammettendo solo gli Enti matematici.

3             Le prime due specie di sostanze costituiscono l’oggetto della fisica, perché sono soggette a movimento; [1069b] la terza, invece, è oggetto di un’altra scienza, dal momento che non c’è alcun principio comune ad essa e alle altre due.

 

(Aristotele, Metafisica, Rusconi, Milano, 19942, pagg. 543-545)