ADORNO, CRITICA ALL'ESSERCI DI HEIDEGGER


L'esserci avrebbe due primati. Da un lato sarebbe ontico, vale a dire determinato dalla sua esistenza concreta. «Esserci» in altre parole denoterebbe il fattuale, l'esistente. D'altro lato, tuttavia, «l'Esserci» sarebbe «in sé ontologico per la sua costituzione esistenziale». In questo modo alla soggettività viene attribuita immediatamente una determinazione contraddittoria: da un lato l'essere fattuale, effettivo, dall'altro, come richiesto dalla filosofia tradizionale, l'essere, in quanto coscienza, condizione a priori della possibilità della fatticità, nei cui confronti la soggettività sarebbe concetto puro, essenza e infine l'husserliano «eidos ego». In opposizione alla teoria tradizionale del soggetto, questo carattere ambivalente (Doppellcharakter), che sarebbe al tempo stesso quello di un'assoluta unità in sé anteriore alla caduta nella scissione, avrebbe l'importanza di quel ritrovamento che funge da chiave di interpretazione. In funzione di questo carattere Heidegger si serve del metodo arcaizzante, cioè scolastico. Egli attribuisce all'Esserci, come sue qualità, non solo quei due caratteri, ma anche la loro unità, senza curarsi del fatto che essi, fissati come tali, entrano in conflitto con il principio di non contraddizione. L'Esserci «è», secondo Heidegger, non soltanto ontico -- se si pensa infatti a ciò che è sussunto sotto il concetto di Esserci, questa non sarebbe altro che una tautologia -- ma anche ontologico. Predicando contemporaneamente dell'Esserci sia l'ontico che l'ontologico, ciò che in questa predicazione è regressivo lo si può cogliere nel suo aspetto di falsità. Un concetto ontologico non può essere attaccato a un sostrato come se fosse il suo predicato. Né l'esser fattuale è un predicato di un concetto -- dopo la critica kantiana della prova ontologica di Dio, nessuna filosofia dovrebbe sentirsi ancora in grado di asserire una cosa del genere -- né lo è il suo non essere fattuale, la sua essenzialità. Questa è piuttosto il carattere della relazione del concetto con la fatticità sintetizzata in esso; ma in nessun caso si addice, come suggerito da Heidegger, quale qualità «in sé». Che l'Esserci sia ontico oppure ontologico in senso stretto non può essere oggetto di giudizio alcuno; infatti ciò che s'intende con la parola «Esserci» è un sostrato e quindi il senso del concetto di Esserci è qualcosa che non è concetto. Piuttosto «ontico» e «ontologico» esprimono solo forme di riflessione di tipo diverso, applicabili soltanto a determinazioni dell'Esserci oppure alla posizione di esse nella teoria, ma non immediatamente al sostrato inteso.

 

(T. Adorno, “Il gergo dell’autenticità” 81-83; cfr Et, 30)