Bachelard, Quarto periodo

Le caratteristiche della scienza attuale fanno ritenere che siamo di fronte ad un quarto periodo della storia della scienza, dopo quello antico, quello medievale e quello moderno.

 

G. Bachelard, Il nazionalismo applicato, trad. it. di M. Giannuzzi Bruno e L. Semerari, Dedalo libri, Bari, 1975, pagg. 133-136

 

Le scienze fisiche e chimiche nel loro sviluppo contemporaneo possono essere epistemologicamente caratterizzate come campi di pensiero che rompono chiaramente con la conoscenza comune. Ciò che si oppone alla constatazione di questa profonda discontinuità epistemologica è che l’“educazione scientifica” che si crede sufficiente per la “cultura generale” non guarda che alla fisica e alla chimica “morte”, nel senso in cui si dice che il latino è una lingua “morta”. Non c'è niente qui di peggiorativo se si vuol solo sottolineare bene che esiste una scienza viva. Emile Borel stesso ha dimostrato che la meccanica classica, la meccanica “morta” restava una cultura indispensabile per lo studio delle meccaniche contemporanee (relativistica, quantistica, ondulatoria). Ma i rudimenti non sono sufficienti per determinare i caratteri filosofici fondamentali della scienza. Il filosofo deve prendere coscienza dei caratteri nuovi della nuova scienza.

Crediamo dunque che rispetto alle rivoluzioni scientifiche contemporanee si possa parlare, nello stile della filosofia comtiana, di un quarto periodo: periodi corrispondono all'antichità, al medioevo, ai tempi moderni. Questo quarto periodo, l’epoca contemporanea, consuma precisamente la rottura fra conoscenza comune e conoscenza scientifica, fra esperienza comune e tecnica scientifica. Per esempio, dal punto di vista del materialismo, l'era di questo quarto periodo potrebbe essere fissata nel momento in cui la materia è designata dai suoi caratteri elettronici.

Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. III, pagg. 542-543