Bacon, L’alchimia è un falso sapere

La critica di Bacon all’alchimia prende di mira uno dei piú famosi maghi dell’epoca rinascimentale, Paracelso (Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus Paracelsus, 1493-1541), accusato di essere un ciarlatano ingannatore. La ricerca di Paracelso era impostata sulla teoria del rapporto macrocosmo–microcosmo. La nuova triade dei principi (zolfo, mercurio e sale) sostituiva per Paracelso quella tradizionale di acqua, aria, terra e fuoco.

F. Bacon, Temporis partus masculus

Scorgo da un’altra parte il gruppo degli alchimisti, alla testa dei quali fa mostra di sé Paracelso che, per la sua audacia, merita di essere affrontato separatamente dagli altri. Gli altri infatti che sopra abbiamo poc’anzi rimproverato sono esempi di menzogna, tu sei un mostro. Quali oracoli di Bacco tu, émulo di Epicuro, vai attingendo per noi nelle metéore? A questo proposito, mentre quello sembra enunciare le sue opinioni a caso, come un uomo mezzo addormentato e che sta facendo tutt’altro, tu, piú stolto del caso, sei pronto a giurare sulle parole della piú assurda menzogna. Esaminiamo ora il resto di ciò che ti riguarda. Quali imitazioni dei prodotti dei tuoi elementi, quali corrispondenze, quali parallelismi vai sognando, o fanatico accoppiatore di fantasmi? Tu hai fatto dell’uomo una specie di pantomimo, e quanto sono ammirevoli quelle tue sottili distinzioni (concetti tuoi senza dubbio) con le quali hai tentato di spezzare l’unità della natura! Per questo sopporto piú volentieri Galeno che pondera i suoi elementi, piuttosto che te che vai celebrando i tuoi sogni. Galeno infatti si occupa delle qualità occulte delle cose, mentre tu ti occupi delle qualità comuni e volgari. Quanto siamo miseri noi, condannati a vivere in mezzo a tante odiose vuotaggini. Quanto è fastidioso vedere un uomo, abilissimo nell’impostura, inculcare negli spiriti una triade di principi, vale a dire una concezione non completamente inutile e che ha un certo contatto con la realtà! Ora ascolta l’enumerazione dei delitti piú gravi. Tu, confondendo le cose divine con quelli naturali, il profano con il sacro, le eresie con le favole, hai profanato, o sacrilego impostore, sia le verità umane sia quelle divine. Tu non soltanto, come i Sofisti, hai oscurato la luce della natura (il cui santissimo nome la tua impura bocca pronuncia tante volte), ma lo hai spento addirittura. Essi disertarono l’esperienza, tu l’hai tradita. Subordinando a una contemplazione prescritta l’evidenza materiale e palpabile delle cose e cercando la materialità delle sostanze invece del calcolo dei movimenti, hai tentato di corrompere le fonti della scienza e di impoverire lo spirito umano. Alle difficoltà e alle oscurità degli esperimenti, ai quali i Sofisti sono avversi e di fronte ai quali gli empirici sono impari, hai aggiunto ostacoli nuovi ed estranei. Tanto ti sei allontanato dal seguire o dal riconoscere un’esperienza vivente! Per quanto ti era possibile, hai accresciuto l’ingordigia dei maghi comprimendo i pensieri importuni con la speranza, e la speranza con vane promesse: sei insieme un artefice e un prodotto dell’impostura.

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Ma a questa sentenza portata contro Paracelso mi sembra di vedere tutti gli altri alchimisti colpiti da stupore. Senza dubbio essi riconoscono qui i loro propri decreti, quei decreti che Paracelso si è piú preoccupato di promulgare che di fondare e che (allontanandosi dalla disciplina antica) egli ha rafforzato prudentemente con la sua arroganza. Costoro infatti vanno d’accordo fra loro in base a un’infinita serie di reciproche menzogne e ostentano in ogni caso le piú vaste speranze; e, vagando per le vie dell’esperienza, talvolta per caso, e non per metodo, capita loro di incontrarsi con qualcosa di utile. Nelle loro teorie essi non si allontanano, da fedeli allievi delle fornaci quali sono, dall’arte di Paracelso.

Il pensiero di F. Bacon, a cura di P. Rossi, Loescher, Torino, 1974, pagg. 14-18