Bakunin, La religione e il popolo

Il popolo è oppresso e perciò tenuto volutamente nell’ignoranza. Per uscire dalla sua condizione miserevole egli si attacca alla religione e alla taverna, che sono la “dissolutezza dello spirito e del corpo”. Solo la rivoluzione sociale potrà liberarlo dalla sua schiavitú.

 

M. Bakunin, Dio e lo Stato

 

Il popolo, sventuratamente, è ancora ignorantissimo e mantenuto nell’ignoranza dagli sforzi sistematici di tutti i governi, che la considerano non senza molta ragione come una delle condizioni essenziali della loro propria potenza. Schiacciato dal suo lavoro quotidiano, privo di agiatezza, di commercio intellettuale, di lettura, infine di quasi tutti i mezzi e d’una gran parte degli stimolanti che sviluppano la riflessione negli uomini, il popolo accetta quasi sempre, senza critica e in blocco, le tradizioni religiose. Esse l’avviluppano sin dalla tenera età, in tutte le circostanze della sua vita, e, artificialmente mantenute nel suo seno da una folla di avvelenatori ufficiali d’ogni sorta, preti e laici, si trasformano dentro di lui in una specie d’abitudine mentale, troppo spesso anche piú potente del suo stesso buon senso naturale.

C’è un’altra ragione che spiega e che legittima in qualche modo le credenze assurde del popolo. Questa ragione, è la condizione miserabile alla quale esso si trova fatalmente condannato dall’organizzazione economica della società, nei paesi piú inciviliti d’Europa. Ridotto sotto il rapporto materiale al minimo d’una esistenza umana, chiuso nella sua vita come un prigioniero nella sua prigione, senza orizzonte, senza uscita, e se si deve credere agli economisti, anche senza avvenire, il popolo dovrebbe avere l’anima singolarmente stretta e l’istinto piatto dei borghesi per non provare il bisogno di sortirne; ma ei non ha che tre mezzi: due fantastici e il terzo reale. I due primi sono la taverna e la chiesa, la dissolutezza del corpo o quella dello spirito; la terza è la rivoluzione sociale. Quest’ultima ben piú che tutte le propagande teologiche dei liberi-pensatori, sarà capace di distruggere le credenze religiose e le abitudini di dissolutezza nel popolo, credenze e abitudini che sono piú che intimamente legate insieme di quello che si pensi. Sostituendo ai godimenti illusori insieme e brutali della dissolutezza corporale e spirituale, le gioie cosí delicate e complesse dell’umanità sviluppata in ciascuno ed in tutti, soltanto la rivoluzione sociale avrà la potenza di chiudere nello stesso tempo tutte le taverne e tutte le chiese.

 

M. Bakounine, Dio e lo Stato, G. Nerbini, Firenze, 1903, pagg. 30-31