Condillac, Gli animali e l'uomo

Dopo aver accusato Descartes di aver teorizzato la riduzione degli animali a macchine per non aver avuto la pazienza d'indagare con attenzione il mondo della natura, e dopo aver affermato che gli animali non sono macchine, perché dotati di volontà, Condillac evidenzia le differenze sostanziali fra animali e uomo: “le circostanze comandano le bestie”, l'uomo invece è padrone di giudicare le circostanze ed è libero. ” evidente la lontananza dal materialismo di d'Holbach, ma anche il sistema di Condillac è un sistema unitario della natura, un “sistema generale, che avvolge tutti gli esseri animali”.

 

É. B. de Condillac, Trattato sugli animali, Parte II, cap. X e Conclusione

 

In che cosa l'intelletto e la volontà delle bestie differiscono dall'intelletto e dalla volontà dell'uomo? Non sarà difficile rispondere a questa domanda, se cominciamo col farci idee esatte di queste parole, intelletto, volontà.

Pensare, nel significato piú esteso, è avere sensazioni, prestare la propria attenzione, ricordarsi, immaginare, confrontare, giudicare, riflettere, formarsi idee, conoscere, desiderare, volere, amare, sperare, temere, cioè, questa parola si riferisce a tutte le operazioni dello spirito.

Pensare non significa dunque una maniera d'essere particolare, è un termine astratto, sotto il quale si comprendono generalmente tutte le modificazioni dell'anima.

Queste modificazioni si dispongono comunemente in due classi: si considera una la facoltà che riceve le idee, che ne giudica, e la si chiama intelletto; si considera l'altra un movimento dell'anima, e la si chiama volontà.

Molti filosofi disputano sulla natura di queste due facoltà, fanno difficoltà a comprendersi perché, non sospettando che si tratti di nozioni astratte, le considerano cose molto reali, che esistono in qualche modo separatamente nell'anima e che hanno ciascuna un carattere essenzialmente differente. Le astrazioni realizzate sono una fonte di dispute vane e di cattivi ragionamenti [...].

Una conseguenza di questa spiegazione e dei princípi che abbiamo stabilito in quest'opera, è che, nelle bestie, l'intelletto e la volontà comprendono solo le operazioni alle quali la loro anima si abitua, e che, nell'uomo, queste facoltà si estendono a tutte le operazioni alle quali presiede la riflessione.

Da questa riflessione nascono le azioni volontarie e libere. Le bestie agiscono come noi senza ripugnanza, e questa è già una condizione perché un atto sia volontario, ma ne occorre anche un'altra; infatti voglio non significa soltanto che una cosa è gradevole per me, significa anche che è l'oggetto della mia scelta. Ora, si sceglie solo tra le cose di cui si dispone. Non si dispone di niente quando si obbedisce soltanto alle proprie abitudini, si segue soltanto l'impulso dato dalle circostanze. Il diritto di scegliere, la libertà, appartiene dunque soltanto alla riflessione. Ma le circostanze comandano alle bestie, l'uomo invece giudica queste circostanze, vi si presta, vi si rifiuta, si guida da sé, vuole, è libero [...].

Nulla è piú ammirevole della generazione della facoltà degli animali. Le sue leggi sono semplici, generali, sono le stesse per tutte le specie, e producono tanti sistemi differenti quante sono le varietà nell'organizzazione. Se il numero, o se soltanto la forma degli organi non è la stessa, i bisogni variano, e danno occasione nel corpo e nell'anima, ciascuno a operazioni particolari. Cosí ogni specie, oltre le facoltà e le abitudini comuni a tutte, ha abitudini e facoltà che le appartengono esclusivamente.

La facoltà di sentire è la prima di tutte le facoltà dell'anima, è anche la sola origine delle altre e tutte sono solo trasformazioni dell'essere capace di sensibilità. La sensibilità ha nelle bestie il grado di intelligenza che chiamiamo istinto, e nell'uomo il grado superiore, che chiamiamo ragione.

Il piacere e il dolore sono il filo conduttore di tutte le trasformazioni. Insegnano all'anima a pensare per sé e per il corpo, e il corpo impara a muoversi per sé e per l'anima. Il piacere e il dolore stabiliscono collegamenti tra tutte le conoscenze acquisite, per formare le serie di idee che rispondono a bisogni differenti, e che si riproducono tutte le volte che i bisogni si rinnovano. Per mezzo del piacere e del dolore, in una parola, l'animale gode di tutte le proprie facoltà.

Ma ogni specie ha piaceri e dolori che non sono i piaceri e i dolori degli altri. Ognuna ha dunque i propri differenti bisogni, ognuna provvede separatamente alla propria conservazione, ha piú o meno bisogni, piú o meno abitudini, piú o meno intelligenza.

Per l'uomo i piaceri e i dolori crescono di piú. Alle qualità fisiche degli oggetti, l'uomo aggiunge qualità morali, e trova nelle cose un'infinità di rapporti che non esistono per il resto degli animali. Cosí i suoi interessi sono ampi, sono in gran numero: egli studia tutto, si crea bisogni, passioni di ogni specie, ed è superiore alle bestie per le proprie abitudini, come per la ragione.

In effetti, le bestie, anche in società, progrediscono solo quanto ognuna avrebbe progredito separatamente. Il commercio di idee che il linguaggio d'azione stabilisce tra le bestie è molto limitato e ogni individuo può istruirsi quasi soltanto con la propria esperienza. Se non inventano, se introducono solo perfezionamenti limitati, se fanno tutti le stesse cose, non è perché si copino; è perché sono tutti dello stesso stampo, agiscono tutti per gli stessi bisogni e con gli stessi mezzi.

Invece gli uomini hanno il vantaggio di potersi comunicare tutti i propri pensieri. Ognuno impara dagli altri, ognuno aggiunge ciò che trae dalla propria esperienza, e differisce dagli altri nel modo d'agire solo perché ha cominciato copiando. Cosí, di generazione in generazione, l'uomo accumula conoscenze su conoscenze. Essendo il solo capace di discernere il vero, di sentire il bello, crea le arti e le scienze, e si eleva fino alla divinità, per adorarla e ringraziarla dei beni che ha ricevuto.

Ma, per quanto il sistema delle sue facoltà e delle sue conoscenze sia incomparabilmente il piú esteso di tutti, fa tuttavia parte di questo sistema generale che avvolge tutti gli esseri animali, di questo sistema in cui tutte le facoltà nascono da una stessa origine, la sensazione, per uno stesso principio, il bisogno, in cui si esercitano con uno stesso mezzo, l'associazione delle idee. Sensazione, bisogno, associazione delle idee: ecco dunque il sistema al quale bisogna riferire tutte le operazioni degli animali. Se alcune delle verità che racchiude sono state conosciute, nessuno fino a questo punto ne ha afferrato l'insieme, né la maggior parte dei particolari.

 

(É. B. de Condillac, Opere, UTET, Torino, 1976, pagg. 582-584, 664-665, 667-669)

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