Dante, La comunità dei filosofi

Il mondo cristiano medievale, che ha in Dante uno dei suoi massimi esponenti, vede nella comunità dei filosofi, non divisi da differenze religiose, linguistiche o razziali e neppure dalle epoche storiche, uno dei suoi pilastri fondamentali. I filosofi arabi e greci sono, ovviamente, separati da quelli cristiani, ma non collocati nell’Inferno, fra gli eretici gli scismatici e gli infedeli, bensí nel Limbo. Dante inoltre non distingue fra idealisti, empiristi e materialisti: Platone sta insieme a Democrito, Eraclito insieme ad Aristotele. Con l’Umanesimo si ricomporrà del tutto la comunità filosofica: nel quadro di Giorgione (1477?-1510) accanto ad Aristotele e ad Averroè ci piace vedere nel giovane, intento a osservare la natura, la figura del nuovo filosofo umanista.

 

     Poi ch’innalzai un poco piú le ciglia,

vidi ’l maestro di color che sanno

seder tra filosofica famiglia.

 

     Tutti lo miran, tutti onor li fanno:

quivi vid’ïo Socrate e Platone,

che ’nnanzi a li altri piú presso li stanno;

 

     Democrito che ’l mondo a caso pone,

Dïogenès, Anassagora e Tale,

Empedoclès, Eraclito e Zenone;

 

     e vidi il buono accoglitor del quale,

Dïascoride dico; e vidi Orfeo,

Tulïo e Lino e Seneca morale;

 

     Euclide geomètra e Tolomeo,

Ipocràte, Avicenna e Galïeno,

Averoís, che ’l gran comento feo.

 

     Io non posso ritrar di tutti a pieno,

però che sí mi caccia il lungo tema,

che molte volte al fatto il dir vien meno.

 

(Inferno, IV, vv. 130-147)