Dostoevskij, I limiti della ragione

 La ragione non può rinchiudere la vita nei suoi schemi, né identificarsi con la vita stessa. Ne consegue che l’uomo non è del tutto razionale, né del tutto razionalizzabile.

 

F. M. Dostoevskij, Ricordi dal sottosuolo

 

Vedete: la ragione, signori, è una bella cosa, non se ne discute, ma la ragione è soltanto ragione e soddisfa soltanto la facoltà raziocinativa dell’uomo, laddove il volere è manifestazione di tutta la vita, ossia di tutta la vita dell’uomo, ragione e sue prurigini comprese. E sebbene la nostra vita, in tale manifestazione, risulti spesso essere molto misera cosa, ma è però sempre la vita, e non già solamente un’estrazione di radice quadrata. Ed è per esempio del tutto naturale che io voglia vivere soddisfacendo a tutte le mie facoltà vitali e non alla sola facoltà raziocinativa, ossia alla ventesima forse parte sull’intera somma delle mie facoltà vitali. Che cosa sa la ragione? La ragione sa soltanto quello che le è riuscito di conoscere (e magari certe cose non le conoscerà mai; questo non è forse edificante, ma perché nasconderselo?), mentre la natura umana agisce tutta intera, con tutto quanto contiene in sé, coscientemente e incoscientemente, e se anche mentisca vive però. Sospetto, signori, che mi stiate guardando con compassione; volete forse ripetermi che un uomo illuminato ed evoluto, insomma quale sarà l’uomo futuro, non può scientemente volere qualcosa di contrario al proprio interesse, e che questa è matematica. Perfettamente d’accordo, è proprio matematica. Ma, ve lo ripeto per la centesima volta, c’è però un caso, un unico caso, in cui l’uomo può di proposito e in piena coscienza desiderarsi addirittura il male, e cose assurde e stupide, stupidissime se volete con questo preciso scopo: avere il diritto di desiderarsi cose stupidissime e non esser tenuto a desiderarne solo d’intelligenti. Perché, quella stupidissima cosa, quel capriccio, può nel fatto, signori, essere al nostro simile piú profittevole di tutto quanto si dà al mondo, specie in certi casi. E, per dir tutto, può essere piú profittevole di qualunque profitto anche nel caso che ci produca un male evidente e che contrasti alle piú corrette conclusioni dei nostri ragionamenti su ciò che è profittevole, e ciò perché in ogni caso ci conserva la cosa piú importante e preziosa, ossia la nostra personalità e individualità. E c’è chi afferma che questa è davvero la cosa che l’uomo tiene piú cara; certo la volontà può anche, se vuole, accordarsi colla ragione, specie se di questa non si faccia cattivo impiego e ove se ne usi moderatamente; il quale accordo è cosa utile e persino talvolta lodevole. Ma gli è che spessissimo, e anzi nella maggior parte dei casi, la volontà contraddice apertamente e cocciutamente alla ragione.

 

F. M. Dostoevskij, Ricordi dal sottosuolo, Bur, Milano, 1975, pagg. 48-49