Einstein, Il mistero piú grande

Per Einstein il mistero piú grande è che il mondo sia comprensibile, cioè che il pensiero sia in grado di fornire un ordine alle esperienze sensoriali.

 

A. Einstein, Pensieri degli anni difficili,  trad. it. di l. Bianchi, Boringhieri, Torino, 1974, pagg. 37-40

 

Il fatto stesso, che la totalità delle nostre esperienze sensoriali sia tale che mediante il pensiero (operazioni con concetti, creazione e uso di relazioni funzionali ben definite fra essi e coordinazione delle esperienze sensoriali con tali concetti) essa può venir ordinata, ci lascia pieni di stupore, ed è un fatto che non riusciremo mai a spiegarci. Si potrebbe dire che “l’eterno mistero del mondo è la sua comprensibilità”. Una delle grandi scoperte di Immanuel Kant fu il riconoscimento che la costruzione di un mondo esterno reale sarebbe priva di senso senza la sua comprensibilità.

Nel parlare di “comprensibilità”, l'espressione viene usata nel suo significato piú ristretto. Essa, in generale, implica la produzione di un qualche tipo di ordine fra le impressioni sensoriali, tale ordine essendo prodotto dalla creazione di concetti generali, dalle relazioni fra questi concetti, e dalle relazioni fra i concetti e l'esperienza sensoriale, relazioni determinate in ogni maniera possibile. È in questo senso che il mondo delle nostre esperienze sensoriali è comprensibile. Il fatto che sia comprensibile è davvero un miracolo.

Secondo me non si può dire nulla a riguardo al modo in cui i concetti devono essere costruiti e collegati, e al modo in cui noi dobbiamo coordinarli con le esperienze. Il successo dei risultati rappresenta il fattore determinante che ci guida nella creazione di un tale ordine fra le esperienze sensoriali. Tutto ciò che è necessario è l’enunciazione di un gruppo di regole, poiché senza tali regole l’acquisizione della conoscenza nel senso desiderato sarebbe impossibile. Si può paragonare tale situazione a quella di un giuoco: se pur le regole sono arbitrarie, solo il loro rigore e la loro inflessibile applicazione rende possibile il giuoco. La loro determinazione, tuttavia, non sarà mai definitiva. Essa risulterà valida solo per un particolare campo di applicazione (in altre parole, non esistono categorie definitive nel senso di Kant).

Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. IV, pagg. 778-779