Engels, Heine e la filosofia tedesca

Hengels: Heine e la filosofia tedesca

 

Come in Francia nel secolo XVIII, cosí in Germania nel secolo XIX la rivoluzione filosofica aprí la strada alla rivoluzione politica. Ma come apparvero diverse l’una dall’altra! I Francesi in lotta aperta con la scienza ufficiale, con la Chiesa e spesso anche con lo stato; i loro scritti stampati oltre frontiera, in Olanda o in Inghilterra, ed essi stessi spesso alternando la libertà con un soggiorno alla Bastiglia. I Tedeschi, invece: professori, maestri della gioventú insediati dallo stato; i loro scritti accolti come testi di scuola, e il sistema che corona tutta la evoluzione, il sistema hegeliano, elevato persino in certo qual modo al grado di règia filosofia di stato prussiana! E dietro a questi professori, dietro alle loro parole pedantescamente oscure, nei loro periodi pesanti e noiosi avrebbe dovuto celarsi la rivoluzione! E non erano coloro che passavano allora per i rappresentanti della rivoluzione, i liberali, i nemici piú accaniti di questa filosofia che gettava la confusione negli spiriti? Ma ciò che non vedevano né il governo né i liberali, lo vide sin dal 1833 per lo meno un uomo. Egli si chiamava Heinrich Heine!

 

(F. Engels, Ludwig Feuerbach e il punto di approdo della filosofia tedesca, in K. Marx-F. Engels, Le opere, Editori Riuniti, Roma, 1966, pag. 1105)