Feuerbach, La critica della religione è un grande successo per la filosofia

Per Feuerbach Dio è l’essenza della ragione rappresentata come entità a sé stante. Il compito storico che la filosofia si era posto era di riconoscere l’essenza divina come essenza della ragione. Questo risultato è stato raggiunto.

 

L. Feuerbach, Princípi della filosofia dell’avvenire, § 6

 

Dio in quanto Dio – come essenza spirituale ed astratta, cioè non umana, non sensibile, solo per la ragione o intelligenza accessibile ed oggettivabile, non è altro che l’essenza della stessa ragione, che però, dalla teologia comune o dal teismo, attraverso la immaginazione, è rappresentata come un’essenza autonoma, diversa dalla ragione. C’è, perciò, l’intima e sacrosanta necessità che l’essenza della ragione, distinta dalla ragione, sia, infine, identificata con la ragione, che l’essenza divina sia quindi riconosciuta come essenza della ragione, sia realizzata e presentificata. Da questa necessità dipende l’alta importanza storica della filosofia speculativa.

La prova che l’essenza divina è l’essenza della ragione o intelligenza sta nel fatto che le determinazioni o proprietà di Dio – in quanto queste siano, naturalmente, razionali o spirituali – non sono determinazioni della sensibilità o dell’immaginazione, bensí proprietà della ragione.

“Dio è l’essere infinito, l’essere senza nessuna determinazione”. Ma ciò che non costituisce alcun confine o limite di Dio, non costituisce neppure alcun limite della ragione. Dio, ad esempio, è al di fuori e al di sopra dei limiti della sensibilità: lo è anche la ragione. Chi non pensa nessuna altra esistenza che non sia quella sensibile, chi dunque ha una ragione limitata dalla sensibilità, questi, proprio in forza di ciò, ha un Dio limitato dalla sensibilità. La ragione, che pensa Dio come un essere senza limite, pensa in Dio soltanto la sua propria illimitatezza. Ciò che la ragione pensa come essenza divina non è altro che la vera essenza razionale, cioè l’essenza che corrisponde perfettamente alla ragione e che, proprio per questo, la soddisfa.

 

Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XVIII, pagg. 958-959