Fichte, Il principio di opposizione

Con la certezza, ora anche dimostrata, del principio di identità, si procede all'analisi di un principio altrettanto evidente, che Fichte chiama “principio di opposizione”. Sarà cos' possibile fare un ulteriore passo avanti nella ricerca di quel qualcosa di estraneo al soggetto che sembra limitarne il movimento.

 

J. G. Fichte, Fondazione di tutta la dottrina della scienza, par. 2

 

Ciascuno riconosce, senza dubbio, come pienamente certa e indubitabile la proposizione -A [meno A] non è = A, e non vi è da spettarsi che qualcuno ne chieda la dimostrazione. [...]

Fra gli atti dell'io compare un atto di opporre, con la stessa certezza con cui, fra i fatti della coscienza empirica, compare la proposizione -A non = A [...].

Ogni contrario, in quanto contrario, è assolutamente in forza di un atto dell'io, e per nessun'altra ragione. L'essere opposto in generale è assolutamente posto dall'io.

Se un -A qualsiasi deve esser posto, deve essere posto anche un A. L'atto dell'opporre è pertanto condizionato anche per un altro riguardo. Se, in generarle, un atto è possibile, esso dipende da un altro atto: l'atto è per questo condizionato, secondo la materia, da un agire in generale; esso è un agire in relazione con un altro agire. Che si agisca proprio cosí e non altrimenti non dipende da alcuna condizione: quanto alla sua forma (relativamente al come) l'atto è incondizionato.

(L'opporre è possibile soltanto a condizione dell'unità della coscienza del ponente e dell'opponente. Se la coscienza del primo atto non si connettesse con la coscienza del secondo, il secondo porre non sarebbe un opporre, ma un porre senz'altro. Solo in riferimento ad un porre diventa un opporre).

Finora s'è parlato dell'atto come mero atto, del tipo di atto. Passiamo ora al prodotto di questo atto, cioè éA.

Possiamo di nuovo distinguere in -A la sua forma e la sua materia. Tramite la forma si determina che esso è, in generale, un contrario (di un X qualsiasi). Se esso è opposto ad un A determinato, allora ha una materia, e non è una qualsiasi cosa determinata.

La forma di -A è determinata assolutamente dall'atto: esso è un contrario perché è il prodotto di un atto di opporre; la materia è determinata da A: esso non è ciò che è A. Io so di -A che esso è il contrario di un qualsiasi A. Che cosa però sia oppure non sia ciò di cui ho questa conoscenza, posso saperlo soltanto a condizione di conoscere A.

Nulla è posto originariamente tranne l'io; e questo soltanto è posto assolutamente. Perciò si può opporre in modo assoluto soltanto all'io. Ma ciò che è opposto all'io è = non-io.

Con quell'evidenza con cui si presenta tra i fatti della coscienza empirica il riconoscimento incondizionato dell'assoluta certezza della proposizione -A non = A, con la stessa evidenza all'io è opposto assolutamente un non-io. Ora, da questa opposizione originaria è derivato tutto ciò che noi abbiamo detto sopra dell'opporre in generale, e che perciò vale di essa originariamente: essa è dunque assolutamente incondizionata riguardo alla forma, condizionata, invece, riguardo alla materia. E cosí, dunque, si sarebbe trovato anche il secondo principio fondamentale del sapere umano.

 

(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XVII, pagg. 919-920)