Frank, Nietzsche propugnatore di una nuova morale

Presentiamo un’altra lettura tratta dall’antologia I problemi dell’idealismo (1902). Anche Semjon Frank da giovane aveva aderito al marxismo, per poi allontarsene sotto l’influenza del pensiero nicciano. Egli interpreta la critica di Nietzsche alla morale comune come la contrapposizione dell’“amore per il lontano” all’“amore per il vicino”.

 

S. Frank, Friedrich Nietzsche e l’etica dell’amore per il lontano

 

Lo scopo dell’etica come disciplina normativa consiste nello stabilire un accordo fra le convinzioni ed i sentimenti morali, allo scopo di ripensare e approfondire la coscienza morale, confrontandola con gli innati istinti morali inconsapevolmente impiantati nell’uomo. In ciò sta il merito della nicciana “rivalutazione dei valori”, rivelante il conflitto morale fra l’“amore per il vicino” e l’“amore per il lontano” e la dimostrazione dell’esistenza e dell’indipendenza di un particolare valore morale, il ben conosciuto e non adeguatamente valutato sentimento dell’“amore per gli ideali”.

Indubitabilmente quest’ultimo sentimento è rimasto nell’ombra e non è stato ammesso nella luce della coscienza morale solo a causa della supremazia della dottrina etica dell’utilitarismo, che ha considerato la felicità per il popolo come il piú alto obiettivo della morale. E questo è il motivo perché esso non ha voluto prendere atto e ammettere nel sentimento morale nient’altro che il desiderio della felicità per coloro che sono vicini, cioè l’altruismo e il suo diretto contrario, l’egoismo.

Ecco perché Nietzsche ha dovuto sviluppare il suo punto di vista sull’etica in diretta polemica con l’etica dell’utilitarismo, con quella “teoria della felicità e della virtú”, per la quale, secondo la sua opinione, la gente “è divenuta meschina e ancora si sta immeschinendo”.

La coscienza morale che va per la maggiore, grazie all’utilitarismo e all’altruismo porta all’idea che eccetto l’amore per il popolo e il desiderio della sua felicità non ci può essere nient’altro di moralmente altrettanto valido. E questo non può tanto facilmente evitare l’attacco, che è contenuto nella teoria di Nietzsche, alla grandezza morale di questi “oggettivo” e “disinteressato”, non solo rispetto all’io, ma anche rispetto ad ogni tu, e a quelle motivazioni umane che sono riunite da Nietzsche sotto la denominazione di “amore per gli ideali”. L’utilitarismo ribatte all’idealismo etico con l’affermazione che l’“amore per gli ideali”, anche se non sembra essere come l’altruismo, comunque è una forma indiretta che assume l’amore per gli altri e il desiderio della loro felicità.

Non possiamo negare che l’uomo che ha dedicato la sua vita al servizio degli ideali astratti di verità, giustizia, indipendenza spirituale, ecc., fa un sacco di bene per i suoi connazionali e per i suoi vicini, e cosí egli indirettamente è utile a loro e alla loro felicità.

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L’amore per gli ideali deve essere la pietra angolare della morale degli spiriti creatori, il principio del loro comportamento morale. “La tua causa”, che coincide con “ciò che ti sta vicino”, non è che la ripetizione dell’idea “io apprezzo l’amore per le cose e gli ideali piú che l’amore per il popolo”. Con questo significato di amore per se stesso sarebbe un rozzo errore vedere nell’idea della necessità dell’amore per se stessi da parte di coloro che si pongono piú in alto e la sua non permissibilità per la gente senza importanza la ripetizione della nota idea di Raskolnikov.

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Una dottrina morale, che si presenta senza la categoria del dovere, senza le parole “tu devi” e senza il modo imperativo, è la stessa “contradictio in adiecto” che la teoria scientifica senza la categoria di sostanza e quella di causalità, senza le parole “è” e “perché”. L’eliminazione della categoria del dovere è pertanto la negazione dell’idea formale di moralità, ma non dell’essenza della moralità. Nietzsche ha compreso perfettamente questo e nell’ultimo periodo della sua attività creativa egli fu incline alla negazione di ogni tipo di morale; e arrivò a chiamare il suo Zarathustra “il primo immoralista”. E proprio qui vediamo una tipica contraddizione, poiché questo “immoralista” ha speso tutta la sua vita ad insegnare alla gente la morale, stabilendo “le nuove tavole” [della legge].

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I diritti morali della personalità sono quei sacri e fondamentali diritti della persona, che oggi sono divenuti le “parole dimenticate” con la supremazia dell’utilitarismo positivistico, con il suo principio unico “salus populi suprema lex” e con la conseguente contraddizione fra la morale sociale e quella personale. Forse il lettore ricorderà come queste opinioni sulla morale portarono l’intelligencija russa dagli anni Settanta alla fine del secolo alla convinzione che fosse necessario rinunciare ai diritti umani per il bene del popolo. A parte il fatto che è teoreticamente errato stabilire una simile contraddizione fra la morale e il vantaggio spirituale del popolo, in questa convinzione (a dispetto dell’eccezionale valore morale dei suoi esponenti) c’è indubbiamente un chiaro errore morale...Ne abbiamo sentite tante sulla rinuncia a se stessi, sul rifiuto dei propri interessi personali a beneficio di coloro che sono vicini, sul severo comandamento morale che ordina di dare tutto agli altri e di non chiedere nulla per sé, ma nello stesso tempo non abbiamo sentito quasi nulla sui diritti umani, su quelle caratteristiche umane che l’uomo non deve sacrificare e che non ha il diritto di sacrificare; non sentiamo nulla a proposito del diritto dell’uomo di eliminare tutti gli ostacoli per realizzare quei sacri diritti, su quell’attività morale che è basata non sulla rinuncia del proprio io, ma al contrario sulla conferma e sullo sviluppo dei piú profondi, piú sacri e piú umani aspetti dell’io.

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Il superuomo è, si potrebbe dire, una formale immagine morale, cioè il grado piú alto dello sviluppo umano dell’umanità, il gradino piú alto del fiorire di embrioni spirituali, che sono ora in potenza nell’uomo moderno.

Il superuomo è appunto una personificazione di tutti quegli ideali morali presenti fin dall’apparire dell’uomo. Si tratta di una personificazione di quelle idee, per amore delle quali, come abbiamo visto, Nietzsche cerca di realizzare il piú importante stimolo morale per un uomo. Ecco perché l’idea di superuomo non aggiunge nulla di sostanziale all’etica dell’“amore per il lontano” o dell’“amore per gli ideali”, che è stata descritta sopra. Questa idea del superuomo dà all’etica un’immagine personificata.

Abbiamo visto che l’amore per gli ideali è stata proposta da Nietzsche in opposizione all’amore per il popolo; la stessa idea è presente nell’ideale del superuomo...Arrivare al superuomo non significa il trionfo della felicità del popolo, non è la soddisfazione di desideri individuali, è invece il trionfo della natura spirituale dell’uomo, la realizzazione di tutti i suoi desideri che hanno un valore morale.

 

AA. VV., Problema idealisma [Problemi dell’idealismo], Mosca 1902 , pagg. 166-167, 172, 173, 182-183 e 185-186 [trad. di G. Zappitello e E. I. Lebedeva]