Gioberti, L’esistenza come problema ontologico

Esaminando il significato della parola esistenza, Gioberti giunge a definirla come “una sostanza che la contiene parzialmente” Ciò può essere espresso nella formula “l’Ente crea l’esistente”.

 

V. Gioberti, Introduzione allo studio della filosofia, tomo II, cap. IV

 

Si avverta ancora che la particella ex indica nel senso proprio e materiale un moto dal di dentro al di fuori, come la particella in esprime un moto contrario, ovvero quella insidenza e quella quiete, che è l’effetto di un conato operante dal di fuori al di dentro; il che chiaro apparisce, se la voce exsistere si ragguaglia colla voce insistere. Metaforicamente poi, la particella ex dà ad intendere l’azione, per cui la causa produce l’effetto; onde la voce esistere nel significato originalmente metaforico, che per noi è divenuto proprio, mette innanzi allo spirito l’assioma di causalità, nello stesso modo che le voci latine subsistere, substare e il nostro sussistere rappresentano quello di sostanza.

Raccogliendo insieme tutti questi concetti indicati dalla voce esistenza, ed espressi quando essa si adopera con proprietà maggiore, possiam dire che l’esistenza è la realtà propria di una sostanza attuale, prodotta da una sostanza distinta, che la contiene potenzialmente, in quanto è atta a produrla. Onde séguita che l’idea di esistenza non può star da sé, o si riferisce necessariamente ad un’altra, verso la quale ha la stessa attinenza che l’effetto verso la sua cagione. Ora questa idea madre non può essere, se non quella dell’Ente.

[...]

La vera formola ideale suprema base di tutto lo scibile, della quale andavamo in traccia, può dunque essere enunciata nei seguenti termini: l’Ente crea le esistenze. In questa proposizione l’Idea è espressa dalla nozione di Ente creante, la quale inchiude i concetti di esistenza e di creazione; onde tali due concetti appartengono indirettamente all’Idea, e agli elementi integrali della formola, che l’esprime. L’Idea dell’Ente è il principio e il centro organico della formola; quella di creazione ne è la condizione organica: i tre concetti riuniti insieme formano l’organismo ideale. Senza l’idea di creazione, verrebbe meno il nesso fra gli altri due concetti, e gli estremi della formola insieme si confonderebbero, come avvenne presso i popoli e i filosofi Gentili, che smarrita quella nozione rilevantissima, perturbarono piú o meno tutto l’ordine delle verità razionali.

Come il soggetto della formola ideale, (l’Ente), contiene implicitamente il giudizio: l’Ente è, cosí il predicato, (creante le esistenze), contiene un altro giudizio: le esistenze sono nell’Ente. Imperocché, siccome col predicato si afferma esplicitamente che le esistenze sono dall’Ente, come da Causa prima, ci si dichiara altresí per modo implicito che le esistenze sono nell’Ente, come in Sostanza prima e assoluta. Ma se le esistenze sono nell’Ente, come in Sostanza prima, perché effetti della Causa prima, elle sono in sé, e dipendono da sé, come sostanze e cause seconde, subordinatamente alla Sostanza e alla Causa prima e creatrice. La confusione della Sostanza e della Causa prima colle sostanze e colle cause seconde, diede origine all’emanatismo, al panteismo, e a tutti gli altri sistemi eterodossi, che ne provengono.

Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, l97l, vol. XX, pagg. 266-267