Goldmann, I limiti del pensiero tragico

Goldmann osserva che il pensiero tragico è stato utile nel mettere in evidenza i limiti del razionalismo moderno, ma trova a sua volta un limite nella mancanza di una prospettiva storica, in cui i problemi dell’uomo abbiano la speranza di poter essere risolti.

 

L. Goldmann, Il dio Nascosto [Le dieu caché]

 

Vista da una prospettiva storica, la visione tragica non è che una posizione di passaggio precisamente perché essa ammette come definitivo ed invariabile il mondo, in apparenza chiaro ma per essa in realtà confuso ed ambiguo, del pensiero razionalista e della sensazione empirica, e gli contrappone solo una nuova esigenza ed una nuova scala di valori.

Ma proprio questa prospettiva storica le è estranea. Vista dall’interno la concezione tragica è radicalmente antistorica precisamente perché le manca la principale dimensione temporale della storia, l’avvenire.

Il rifiuto nella forma assoluta e radicale che assume nella concezione tragica non ha che una sola dimensione temporale, il presente.

Si comprenderà ora in che modo si pongano al pensiero razionalista e al pensiero tragico i problemi della comunità e dell’universo o con maggior esattezza i problemi dell’assenza di comunità e di universo, i problemi della società e dello spazio. Per l’una e per l’altra di queste due posizioni l’individuo non trova né nella comunità né nello spazio alcuna norma, alcun orientamento che possa guidare i suoi passi. L’armonia e l’accordo, quando esistono sul piano naturale e sociale, non possono derivare che implicitamente dalle azioni e dai pensieri puramente egoisti e razionali degli uomini, ciascuno dei quali non tiene conto che del proprio pensiero e del proprio giudizio.

Ma, mentre il razionalismo accetta e valorizza questa situazione e trova la ragione individuale sufficiente per raggiungere valori autentici e definitivi, non fosse che quello della verità matematica, e che in questo senso esso è veramente areligioso, il pensiero tragico sente l’insufficienza radicale di questa società umana e di questo spazio fisico, in cui nessun valore umano autentico ha piú il fondamento necessario e in cui invece tutti i non-valori restano possibili ed altresí probabili.

 

L. Goldmann, Pascal e Racine, Lerici, Milano, 1961, pagg. 58-59