Goldmann, Il pensiero tragico consegue un alto grado di conoscenza

Goldmann mette in evidenza tutte quelle condizioni interne al pensiero tragico, che rivelano le sue possibilità di conseguire un alto grado di conoscenza obiettiva e precisa (pari=scommessa).

 

L. Goldmann, Il dio Nascosto [Le dieu caché]

 

Ma precisamente questo sí e no, entrambi totali ed assoluti, verso il mondo (il in quanto esigenza intramondana di realizzazione di valori, il no in quanto rifiuto di un mondo essenzialmente insufficiente nel quale i valori sono irrealizzabili) permette alla coscienza tragica di raggiungere sul piano della conoscenza un grado estremamente alto di obiettività e di precisione, mai precedentemente raggiunto. La distanza invalicabile che separa dal mondo l’essere che vi vive esclusivamente, ma senza prendervi parte, libera la sua coscienza dalle illusioni correnti e dagli intralci abituali e fa del pensiero e dell’arte tragica una delle forme piú progredite di realismo.

L’uomo tragico non ha mai rinunciato alla speranza, ma non ripone questa speranza nel mondo: per questo nessuna verità che riguardi sia la struttura del mondo sia la sua propria esistenza intramondana potrebbe turbarlo. Giudicando le cose in rapporto alle proprie esigenze e trovandole tutte ugualmente insufficienti, può vedere senza timori e senza riserve la loro natura e i loro limiti, cosí come può rendersi conto dei propri limiti nella prova intramondana delle sue forze, sia che questa prova abbia luogo sul piano teorico della conoscenza o su quello pratico della realizzazione.

Cercando unicamente il necessario, la coscienza tragica non troverà nel mondo che il contingente; riconoscendo solo l’assoluto, troverà solo il relativo, ma prendendo coscienza di queste due limitazioni (quella del mondo e la propria) e rifiutandole salverà i valori umani e supererà il mondo e la propria condizione.

 

L. Goldmann, Pascal e Racine, Lerici, Milano, 1961, pag. 88