Grossman, La fede nel bisturi

Vasilij Grossman (1905-1964) dapprima scrittore sovietico, cominciò poi a pubblicare per l’editoria clandestina (samisdat) subendo la repressione del potere. Delle sue opere ricordiamo Vita e destino, grandioso affresco sulla battaglia di Stalingrado, sequestrato dalla polizia politica e poi ricomparso improvvisamente anni dopo la morte dell’autore, e Tutto scorre..., che rimane anche il suo testamento spirituale, di cui consigliamo la lettura delle pagine sullo sterminio dei kulaki. Il titolodell’opera, vagamente eracliteo, si riferisce soprattutto ai treni che, andando in tutte le direzioni, portano gli uomini ai tanti lager della grande Russia.

In questa lettura egli afferma che fra gli intellettuali rivoluzionari russi dell’Ottocento vi erano anche coloro che avevano la “fede nel bisturi”, cioè nella violenza mirata, selettiva, finalizzata all’eliminazione del male dalla società. [Paolo Pestel’, guida intellettuale dei decabristi, fu condannato a morte dallo zar Nicola I; Necaev era un discepolo di Bakunin e ad un episodio che lo vide protagonista si ispirò Dostoevskij nella stesura de I Demoni].

 

V. Grossman, Vsiò teciot [Tutto scorre...1970]

 

Nel corso della storia del movimento rivoluzionario russo, elementi d’amore verso il popolo – presenti in molti intellettuali rivoluzionari russi, la cui mitezza e disposizione alla sofferenza si direbbe non trovino l’eguale dai tempi del primo cristianesimo – si mescolarono ad elementi diametralmente opposti, anch’essi presenti in molti rivoluzionari riformatori russi: il disprezzo e l’inflessibilità verso la sofferenza umana, il culto del principio astratto, la ferma volontà di sterminare non solo i nemici, ma anche i compagni di causa, se appena appena si fossero allontanati anche solo di uno scrupolo dalla interpretazione di quei princípi astratti. La settaria costanza nel perseguire lo scopo, la pronta disposizione a soffocare la libertà oggi esistente per una libertà immaginaria, a distruggere i princípi morali quotidiani per quelli a venire, si manifestarono con evidenza nel carattere di Pestel’ come in quello di Bakunin e di Necaev, cosí come in alcuni concetti ed azioni dei populisti.

No, non solo l’amore, non solamente la partecipazione all’altrui sofferenza spingevano uomini simili sulla strada della rivoluzione. Le scaturigini di quei caratteri si nascondono lontano, ben lontano nelle viscere millenarie della Russia.

Caratteri simili esistevano già nei secoli precedenti, ma il ventesimo secolo li ha spinti fuori dalle quinte, sulla ribalta della vita.

Un carattere cosiffatto si comporta in mezzo all’umanità come il chirurgo nei reparti di una clinica. L’interesse che dimostra per i malati, per i loro padri, per le mogli, le madri, le sue burlette e le sue discussioni, la sua lotta in favore dell’infanzia abbandonata e la sua sollecitudine verso gli operai giunti in età pensionabile – sono tutte cose da nulla, sciocchezze, esteriorità. L’animo suo sta nel bisturi.

L’essenza di uomini simili risiede nella loro fanatica fede nell’onnipotenza del bisturi. Quel bisturi è il grande teorico, il leader filosofico del ventesimo secolo.

 

V. Grossman, Tutto scorre..., Adelphi, Milano, 1987, pagg. 185-186