Hobbes, Il vero soggetto della conoscenza è l'oggetto

Hobbes parte dalla certezza dell'esistenza di un mondo esterno all'uomo: questo mondo agisce sui sensi e produce le sensazioni; la mente, attivata dalle sensazioni, ad opera della fantasia suscita le rappresentazioni. Dunque nessun fatto che prima non sia “già avvenuto nella materia” può diventare rappresentazione della mente.

 

Th. Hobbes, Leviatano, I, capp. I, III

 

Riguardo ai pensieri dell'uomo, io li considererò prima singolarmente e poi nelle loro relazioni gli uni con gli altri. Considerato singolarmente, ciascuno di essi è una rappresentazione o manifestazione di una certa qualità o altro attributo di un corpo esterno a noi, ciò che comunemente viene definito come un oggetto. L'oggetto agisce sugli occhi, sulle orecchie e sulle altre parti del corpo umano e, a seconda della diversità della sua azione, produce diverse rappresentazioni.

Il punto di partenza di tutte le nostre rappresentazioni è ciò che noi chiamiamo senso, poiché non esiste nella mente umana un'idea che non abbia la sua prima origine, in tutto o in parte, negli organi di senso. Il resto deriva da questa fonte.

Conoscere la causa naturale del senso non è indispensabile per le questioni che stiamo ora trattando, e io altrove mi sono occupato ampiamente di questo argomento. Tuttavia, per rendere completa ogni parte della mia presente trattazione, ne darò qui un breve cenno.

La causa del senso è il corpo esterno, o oggetto, che agisce sull'organo corrispondente a ciascun senso, o in modo immediato, come nel gusto e nel tatto, o mediatamente come nella vista, nell'udito e nell'olfatto; questa azione, attraverso i sensi e altri filamenti e membrane collegati internamente al cervello e al cuore, causa una resistenza, una reazione, o un tentativo del cuore di liberarsi; questo movimento di reazione poiché vòlto verso l'esterno sembra essere qualche cosa di esteriore a noi. Ora questa rappresentazione, questa fantasia, è ciò che noi chiamiamo senso, e consiste, riguardo all'occhio, nella luce, o nei colori e nelle immagini, riguardo all'orecchio nel suono, riguardo alla narice nell'odore, riguardo alla lingua e al palato nel sapore, e per il resto del corpo nel caldo, nel freddo, nel duro, nel morbido, e altre qualità del genere che noi percepiamo mediante la sensibilità. Tutte le qualità dette sensibili non sono altro, nell'oggetto che le produce, che i diversi movimenti della materia con cui esso agisce variamente sui nostri organi. E in noi stessi, su cui essi esercitano la loro azione, essi non sono che vari movimenti; poiché il movimento non produce altro che movimento. Ma la rappresentazione che essi suscitano in noi è opera della fantasia, sia che siamo desti sia che sogniamo. E allo stesso modo come premendo, sfregando o sbattendo sull'occhio ci sembra di vedere una luce, e esercitando una pressione sull'orecchio sentiamo un rumore, cosí anche i corpi che noi vediamo o udiamo, producono gli stessi effetti attraverso la loro energica anche se invisibile azione. E infatti se quei colori e suoni fossero nei corpi o negli oggetti che li producono essi non potrebbero essere separati da quelli, come vediamo che avviene quando essi si riflettono negli specchi o nel fenomeno dell'eco: nei quali casi si sa che la cosa che vediamo è in un posto e appare invece in un altro. E sebbene, quando è posto a una certa distanza, l'oggetto vero e reale sembra confondersi con la fantasia che lo produce in noi, tuttavia l'oggetto è una cosa e l'immagine o fantasia è un'altra cosa. Cosicché il senso, in ogni caso, è originariamente un atto della fantasia causato, come ho detto, dall'azione, cioè a dire dal movimento delle cose esterne sui nostri occhi, sulle nostre orecchie, e altri organi destinati allo scopo.

[...]

Per connessione o successione di pensieri io intendo quella successione di essi, l'uno dopo l'altro, che viene definita, per distinguerla dal discorso parlato, discorso mentale. Se noi pensiamo una cosa qualsiasi, il pensiero che sorge subito dopo in noi non è affatto cosí casuale come può sembrare. Nessun pensiero segue un altro pensiero senza una ragione; ma allo stesso modo come non c'è in noi alcuna immagine che non sia stata prima, totalmente o parzialmente, nel senso, cosí il passaggio che avviene in noi da una immagine a un'altra presuppone un analogo passaggio già verificatosi nei nostri sensi.

La ragione di ciò è la seguente. Tutte le fantasie sono movimenti che avvengono in noi, come residui di quelli già verificatisi nei sensi: e quei movimenti che si susseguono l'un l'altro immediatamente nel senso, continuano a rimanere legati anche dopo la sensazione: cosicché se il primo si presenta ed è predominante, il successivo lo segue secondo il movimento già avvenuto nella materia, nello stesso modo in cui l'acqua su una tavola piana è trascinata in quella direzione nella quale ogni parte di essa viene guidata dal dito. Ma poiché nel senso a una stessa cosa ora ne segue una ora un'altra, quando in noi sorge un'immagine non possiamo sapere con certezza quale altra immagine la seguirà; una cosa è certa: sarà qualche cosa che ha già seguita la stessa una volta o l'altra.

 

(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1968, vol. XIII, pagg. 438-440)