Hollander, Critici e nello stesso tempo indulgenti

Un’altra caratteristica di questi pellegrini politici era la loro critica dura e aspra verso il loro paese e una sorprendente indulgenza, oltre alla disinformazione, verso paesi diversi. Hollander focalizza il problema del ruolo degli intellettuali nella società occidentale, le loro contraddizioni, il loro oscillare fra estraneazione ed impegno.

 

P. Hollander, Political Pilgrims [Pellegrini politici, 1981]

 

Molto è stato scritto sugli intellettuali occidentali, ma il rapporto tra la loro capacità di atteggiarsi, di volta in volta, in modo critico o acritico, ovvero il rapporto tra la loro disponibilità all’estraniazione e quella all’impegno non è stato finora spiegato esaurientemente e tanto meno compreso fino in fondo.

[...]

Ero inoltre impressionato dalla sconcertante giustapposizione che in essi aveva luogo di perspicacia e di cecità, di sensibilità e di indifferenza. Con il passare del tempo sono riuscito alla fine ad individuare uno schema ben definito. Mi sono convinto che la grande maggioranza di questi intellettuali tendevano ad essere piuttosto critici ed aspri con le società di cui facevano essi stessi parte, mentre si mostravano sorprendentemente indulgenti, oltre che disinformati, con le altre, a meno che i difetti di queste ultime fossero in un modo o nell’altro legati a quelli delle proprie società.

I miei interrogativi via via si allargarono fino ad investire il campo dei valori politici, delle credenze culturali, nonché l’orizzonte piú ampio delle preoccupazioni che gli intellettuali sono soliti nutrire sul mondo sociale in cui vivono. Cosicché, quando durante gli anni ’60 e i primi anni ’70 cominciarono a moltiplicarsi tra gli intellettuali occidentali i segni di disagio psicologico e politico, crebbe anche il mio desiderio di capire meglio i loro atteggiamenti e le cause piú riposte dei medesimi. Mi convinsi allora che i confini della mia ricerca dovevano necessariamente estendersi al ruolo ambiguo degli intellettuali nelle società occidentali contemporanee ed ai loro atteggiamenti contraddittori nei confronti del potere e del suo contrario, della fede in qualcosa e della sua assenza, dell’ordine e del disordine sociale. Nelle società occidentali gli intellettuali, davanti a certi problemi e conflitti sociali, immediatamente prendono posizione, ma soltanto di rado provano a risolverli, per non dire che qualche volta sono loro stessi a crearli. Inoltre le immagini che gli intellettuali danno di sé sono spesso paradossali, dal momento che combinano l’insicurezza con l’idea di essere autorizzati ad influenzare la volontà altrui, affermazioni di impotenza con richieste di potere, l’umiltà con la presunzione. E d’altra parte, molti intellettuali occidentali considerano se stessi come la vera élite del nostro tempo, specialmente in ragione del loro ruolo di opinion-makers; né manca certo tra loro chi non troverebbe da ridire nel definirsi un “ingegnere dell’anima”.

Sono giunto alla conclusione, ad ogni modo, che la caratteristica piú importante dell’atteggiamento di larga parte degli intellettuali occidentali contemporanei sia consistita nell’oscillare tra estraniazione e impegno. Mi sono reso conto, poi, che un’indagine piú sistematica del rapporto tra questi due atteggiamenti poteva portare non solo ad una comprensione piú profonda degli intellettuali stessi, ma anche di alcuni problemi socio-culturali propri delle società occidentali contemporanee.

 

P. Hollander, Pellegrini politici, Il Mulino, Bologna, 1988, pagg. 29-30