HUSSERL, IL CORPO

Tra tutte le cose spaziali della mia sfera universale pratica il «mio» corpo è la più originariamente mia, la mia proprietà originaria, la mia proprietà duratura, duratura nella mia disposizione, la più originaria e l'unica immediata che è a mia disposizione. Ciò di cui (da bambino) mi sono appropriato come prima cosa e immediatamente e che ora è organo, è mezzo per l'appropriazione di tutto: direzione più diretta dello sguardo nel mondo [...]; il corpo ha quindi in sé il carattere più originario del mio, appartenente a me, contrasta con l'estraneo al quale io non sono partecipe, cioè non praticamente. La più grande estraneità consiste nel fatto che io esperisco semplicemente le cose esterne, in una pura passività, e appena voglio conoscerle l'intenzione si dirige verso la loro appropriazione conforme all'esperienza. Il loro essere, la loro verità diviene il mio proprio e ciò per la mediazione del mio corpo quale attivo organo di percezione. Tra tutte le cose il mio corpo è la cosa più prossima alla percezione la più prossima al mio sentire e vedere. E quindi io, l'io fungente, sono unito ad esso in una maniera particolare, prima di tutti gli altri oggetti del mondo circostante. Esso è in maniera propria e diversa, punto centrale, oggetto che sta nel mezzo, io l'ho come oggetto fungente nel mezzo e diviene, sebbene esso stesso è già oggetto (di fronte a me), centro di funzione per tutti gli altri oggetti, per tutte le mie funzioni.

 

[E. Husserl, “Fenomenologia dell’intersoggettività” ]