HUSSERL, LA NOSTRA CONCEZIONE QUOTIDIANA DEL MONDO E' IMMEDIATA

 

Io sono consapevole di un mondo, che si estende infinitamente nello spazio e che è stato soggetto ad un infinito divenire nel tempo. Esserne consapevole significa anzitutto che io trovo il mondo immediatamente e visivamente dinanzi a me, che lo esperisco. Grazie alle diverse modalità della percezione sensibile, al vedere, al toccare, all'udire, ecc., le cose corporee sono in una certa ripartizione spaziale qui per me, mi sono alla mano, in senso letterale e figurato, sia che io presti o non presti loro attenzione, sia che io mi occupi o no di esse nel pensiero, nel sentimento, nella volontà... Ma non è indispensabile che gli oggetti si trovino precisamente nel mio campo di percezione. Infatti, insieme con gli oggetti percepiti, sono «qui per me» anche oggetti reali determinati, piú o meno noti, senza che siano percepiti, visivamente presenti. Io posso lasciar vagare la mia attenzione dalla scrivania, che vedo ed osservo, alle parti della mia camera che stanno alle mie spalle, sino alla veranda, al giardino, ai bambini che si trovano sotto la pergola, ecc., ossia verso tutti quegli oggetti che «so» essere qua e là nelle mie vicinanze; un sapere che però non ha nulla del pensare concettuale Cosí nella mia coscienza desta, mi trovo sempre, e senza poter mai modificare tale situazione, in rapporto con un solo e medesimo mondo, per quanto mutevole nel suo contenuto. Esso mi è costantemente «alla mano», ed io stesso sono un suo membro. E mi è dinanzi non soltanto come un mondo di cose, ma, con la medesima immediatezza, anche come mondo di valori, mondo di beni, mondo pratico. Davanti a me trovo le cose fornite di caratteri di valore, come di proprietà fisiche, belle e brutte, piacevoli e spiacevoli, gradite e sgradite, ecc. Le cose si presentano immediatamente come oggetti d'uso, la «tavola» con i suoi «libri», il «bicchiere», il «vaso», il «pianoforte», ecc. Anche questi caratteri assiologici e pratici appartengono costitutivamente agli oggetti come tali, che io presti o non presti attenzione ad essi e agli oggetti. E, come per le mere cose, ciò vale naturalmente anche per gli uomini e per gli animali che mi circondano riguardo al loro carattere sociale. Essi sono miei «amici» o «nemici», miei «inferiori» o «superiori», «estranei» o «parenti», ecc. [...] A questo mondo si riferisce il complesso delle mie attività di coscienza, dell'indagare, dell'esplicare, del raccogliere e numerare, del presupporre e dedurre, in breve, della coscienza teoretizzante. Ma vi si riferiscono anche i multiformi atti e stati del sentimento e della volontà: il gradire e il non gradire, il rallegrarsi e il rattristarsi, il decidere e l'agire. [...] Io trovo costantemente alla mano, di fronte a me la realtà spazio-temporale. La realtà... io la trovo in quanto io resto dentro una esperienza omogenea e mai interrotta, la trovo come esistente e la assumo come esistente, cosí come essa mi si offre. Qualunque nostro dubbio o ripudio di dati del mondo naturale non modifica affatto la tesi generale dell'atteggiamento naturale. Il mondo come realtà è sempre là. Conoscerlo piú comprensivamente, fedelmente, perfettamente, tale è lo scopo delle scienze dell'atteggiamento naturale. Sono le scienze... «positive», le scienze della positività naturale. [...] Un oggetto individuale non è qualcosa di semplicemente individuale, un effimero «questo qui», ma, in quanto è «in se stesso» cosí e cosí costituito, possiede come propria caratteristica dei predicati essenziali che necessariamente gli competono (competono cioè «all'ente com'è in se stesso»), oltre ai quali può ricevere poi altre determinazioni secondarie e casuali. Cosí ad esempio ogni suono in sé e per sé ha un'essenza, e anzitutto l'essenza di suono in generale, o meglio di acustico in generale, dove questa essenza è da intendere come un momento da cogliere intuitivamente nel suono individuale (considerato singolarmente o confrontato con altri, per quel che ha di «comune»). Tutto ciò che appartiene all'essenza di un individuo può appartenere anche ad un altro individuo.

 

(E. Husserl, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofa fenomenologica)