Lakatos, Razionalità e irrazionalità

Imre Lakatos (1922-1974) propone in questa pagina un confronto fra la concezione dello sviluppo della scienza sostenuta da K. R. Popper e quella di Th. S. Kuhn: per il primo la scienza è caratterizzata da una crescita razionale; per il secondo la razionalità funziona solo nell’ambito della ricerca “normale”, mentre il progresso scientifico costituisce una fatto “straordinario” e quindi ad esso contriubuiscono fattori non razionali. Lakatos prende le distanze dalla posizione di Kuhn che gli appare affetta da misticismo.

 

I. Lakatos, La falsificazione e la metodologia dei programmi di ricerca scientifici, § 1

 

Per secoli conoscenza ha significato conoscenza dimostrata: dimostrata mediante la ragione o mediante l’evidenza sensibile. L’onestà intellettuale esigeva che ci si astenesse da formulare asserti non dimostrati e si minimizzasse, anche nel pensiero, la lacuna fra speculazione e conoscenza stabilita. Le facoltà probanti della ragione o dei sensi erano state messe in questione dagli scettici più di 2000 anni fa; ma costoro furono sbaragliati dal trionfo della fisica newtoniana. I risultati di Einstein ribaltarono nuovamente la situazione; oggi pochissimi filosofi o scienziati pensano ancora che la conoscenza scientifica sia, o possa essere, conoscenza dimostrata. Ma non molti realizzano che in questo modo l’intera struttura classica dei valori intellettuali crolla e dev’essere sostituita: non si può semplicemente ridurre l’ideale della verità dimostrata a quella della “verità probabile”, come fanno alcuni empiristi logici, o quello della “verità per consenso (che muta)”, come fanno alcuni sociologi della conoscenza.

Ciò che distingue l’approccio di Popper consiste principalmente nell’aver afferrato tutte le implicazioni del crollo della teoria scientifica meglio corroborata di tutti i tempi: la meccanica newtoniana e la teoria della gravitazione di Newton.

Dal suo punto di vista, l’atteggiamento corretto non sta nella cautela nell’evitare gli errori, ma nella spietatezza nell’eliminarli. Audacia nelle congetture da un lato e severità nelle confutazioni dall’altro: questa è la ricetta di Popper. L’onestà intellettuale non consiste nel cercare di considerare o stabilire la propria posizione dimostrandola (o “probabilificandola”) – consiste piuttosto nello specificare con precisione le condizioni alle quali si accetta di rinunciare alla propria posizione. I dogmatici e ripeto i dogmatici marxisti o freudiani rifiutano di specificare queste condizioni: questo è il marchio della loro disonestà intellettuale. La convinzione (belief) può essere una debolezza biologica disgraziatamente inevitabile da tenere sotto il controllo della critica: ma la fede dogmatica (commitment) è, per Popper, un delitto vero e proprio.

Kuhn la pensa diversamente. Anch’egli respinge l’idea che la scienza cresca per accumulazioni di verità eterne. Anch’egli deriva la sua aspirazione principale dal rovesciamento della fisica di Newton da parte di Einstein. Anche per lui il problema principale è quello della rivoluzione scientifica. Ma mentre per Popper la scienza è “rivoluzione permanente” e l’atteggiamento critico è il cuore dell’impresa scientifica, per Kuhn la rivoluzione è eccezionale e, anzi, extrascientifica, e la critica, in tempi normali, è anatema. Anzi, per Kuhn il passaggio dall’atteggiamento critico al dogmatismo segna l’inizio del progresso – e della scienza “normale”. Secondo lui l’idea che con la “confutazione” si possa chiedere il rifiuto e l’eliminazione di una teoria, è “falsificazionismo ingenuo”. La critica della teoria dominante e la proposta di teorie nuove è permessa soltanto nei rari momenti di “crisi”. Quest’ultima tesi kuhniana è stata ampiamente criticata e non la discuterò qui. La mia preoccupazione è piuttosto che Khun, dopo aver riconosciuto il fallimento sia del giustificazionismo che del falsificazionismo nel fornire spiegazioni razionali della crescita scientifica, sembra ricadere ora nell’irrazionalismo.

Per Popper il mutamento scientifico è razionale o perlomeno razionalmente ricostruibile e ricade nell’ambito della logica della scioperta. Per Kuhn il mutamento scientifico – da un “paradigma” a un altro – è una conversione mistica che non è, e non può essere, governata da regole razionali e che icade totalmente nell’ambito della psicologia (sociale) della scoperta. Il mutamento scientifico è una specie di conversione religiosa.

Il conflitto tra Popper e Kuhn non concerne un punto puramente tecnico dell’epistemologia. Concerne valori intellettuali di fondo, e ha implicazioni non solo per la fisica teorica, ma anche per le scienze sociali che sono ancora a livello inferiore di sviluppo e perfino per la filosofia morale e politica. Se nemmeno nella scienza c’è un altro modo per giudicare una teoria oltre che il tener conto del numero, della fede e degli strilli dei suoi sostenitori, ciò vale ancora di piú per le scienze sociali: la verità si fonda sul potere. In questo modo la posizione di Kuhn giustificherebbe, senza dubbio non volutamente, il credo politico di base dei fanatici religiosi contemporanei (“studenti rivoluzionari”).

 

(AA. VV., Critica e crescita della conoscenza, Feltrinelli, Milano, 1980, pagg. 164-166)