LEOPARDI, DELLA MOLTIPLICAZIONE DEGLI ASSOLUTI

Nel primo passo Lepoardi riflette sulla possibilità che lo spirito possa essere composto da parti immateriali come la materia è composta da parti materiali. Lo spirito non sarebbe allora l'idea astratta di un solo ente semplice e unitario, ma un concetto che racchiude la complessità e l'infinità delle parti tipiche della materia. Da questa considerazione Leopardi passa a una teoria della moltiplicazione dell'assoluto: l'assoluto non è uno, ma ogni ente è compiuto e assoluto in sé, così che al mondo possono esistere e coesistere tanti assoluti quanti sono gli uomini e gli enti, assoluti che rispondono alle leggi della contrapposizione solitamente riservate ai relativi.

Niente di più sciocco che il considerare l'idea dello spirito come essenzialmente inseparabile da quella di ente semplice, e il confondere l'idea stratta della composizione con quella della materia. Quasi che le sostanze componenti non potessero esser che materiali, e non ci potesse essere una sostanza composta ma immateriale, perché composta di sostanze immateriali. Il che è tanto possibile e facile nè più nè meno quanto che esistano sostanze materiali composte. Se possono esistere sostanze immateriali, possono anche esistere sostanze composte da sostanze immateriali, e benchè composte non saranno mai altro che immateriali. Quindi trovata l'idea dello spirito, non si è fatto altro che trovare una cosa di cui nulla possiamo negare o affermare, non già l'idea astratta dell'ente semplice. Lo spirito potrà dividersi all'infinito come la materia, e dopo giunti allo spirito, dovremo tanto penare per raggiungere l'ente semplice o la sua idea, quanto dopo la congnizione della materia.
Così dico dell'idea delle parti. (25 Settembre 1821).

Si può dire (ma è questione di nomi) che il mio sistema non distrugge l'assoluto, ma lo moltiplica; cioè distrugge ciò che si ha per assoluto, e rende assoluto ciò che si chiama relativo. Distrugge l'idea astratta ed antecedente del bene e del male, del vero e del falso, del perfetto e imperfetto indipendente da tutto ciò che è; ma rende tutti gli esseri possibili assolutamente perfetti, cioè perfetti per se, aventi la ragione della loro perfezione in se stessi, e in questo, ch'essi esistono così e sono così fatti; perfezione indipendente da qualunque ragione o necessità estrinseca e da qualunque preesistenza. Così tutte le perfezioni relative diventano assolute, e gli assoluti in luogo di svanire, si moltiplicano, e in modo ch'essi ponno essere e diversi e contrari fra loro: laddove finora si è supposta impossibile la contrarietà in tutto ciò che assolutamente si negava o affermava, che si stimava assolutamente e indipendentemente buono o cattivo; restringendo la contrarietà, e la possibilità sua, a' soli relativi, e loro idee. (25 Settembre 1821).

(G. Leopardi, Zibaldone di pensieri, Mondadori, scelta a cura di Anna Maria Moroni, pag. 651-652, volume secondo)