Le lettere di Berlicche di C.S.Lewis

Nelle trentuno lettere l’anziano ed esperto diavolo Berlicche,sottosegretario dell’Alto Comando infernale, cerca di mettere la sua esperienza al servizio del giovane nipote Malacoda per sostenerlo nel difficile compito di far cadere in tentazione l’uomo che gli è stato assegnato in custodia, di cui deve essere non l’angelo custode, bensì il tentatore. Ovviamente tutto è descritto dal punto di vista del diavolo, con una prospettiva ribaltata rispetto a quella che ci è solita, per cui, parlando di Dio, Berlicche lo definisce “il Nemico”, le azioni migliori e raccomandate sono quelle malvagie, il bene è male e così via.

Lettera I

“[..]Il tuo lavoro deve essere quello di fissare la sua attenzione su questa corrente. Insegnagli a chiamarla “la realtà della vita”, senza permettere che si chieda cosa intenda dire quando dice “realtà”.

Ricordati che non è, come te, un puro spirito. Non essendoti mai fatto uomo (ah! Quell’abominevole vantaggio del Nemico!), tu non puoi capire come gli uomini siano schiavi dell’urgenza delle cose ordinarie”[..][1]

 

Lettera VI

“[..]L’importante è dirigere la malevolenza verso i suoi vicini immediati, verso coloro che incontra ogni giorno, e cacciare la benevolenza lontano, nella circonferenza remota, verso gente che non conosce. La malevolenza diventerà così perfettamente reale, e la benevolenza in gran parte immaginaria.[..] Immagina che il tuo giovanotto sia una serie di cerchi concentrici; il più centrale è la volontà, poi l’intelletto, e finalmente la fantasia. E’ quasi impossibile sperare di escludere subito, da tutti i cerchi, ogni cosa che abbia l’odore del Nemico. Ma tu devi continuamente fare in modo di spingere tutte le virtù verso l’esterno, finchè si saranno fissate nel cerchio dell’immaginazione, e tutte le qualità desiderabili all’interno, nella Volontà. Le virtù sono per noi veramente fatali solo in quanto possono raggiungere la volontà per poi concretarsi in abitudini”.[2]

Lettera VIII

“[..]Gli esseri umani sono anfibi: mezzo spirito e mezzo animale[..]Come spiriti essi appartengono al mondo dell’eternità, ma come animali sono abitatori del tempo. Ciò significa che, mentre il loro spirito può essere diretto verso un oggetto eterno, il loro corpo,le passioni e l’immaginazione sono in continuo divenire, poiché essere nel tempo significa mutare. Perciò la cosa che più li avvicina alla costanza è l’ondulazione, cioè il ripetuto ritorno a un livello dal quale ripetutamente si allontanano, una serie di depressioni e di elevazioni. Se tu avessi osservato attentamente il tuo paziente, avresti scorto quest’ondulazione in ogni settore della sua vita: l’interesse per il lavoro, l’affetto verso gli amici, gli appetiti fisici, tutto va su e giù.”[3]

Lettera XII

“[..] Dirai che questi sono peccati veniali. Senza dubbio, come tutti i tentatori giovani, tu hai una gran voglia di poter fare un rapporto con qualche delitto spettacolare. Ma ricordati che la sola cosa che ha importanza è la distanza con la quale riuscirai a separare il giovanotto dal Nemico. La piccolezza dei peccati non ha importanza, purchè il loro effetto cumulativo scacci l’uomo lontano dalla Luce e nel Nulla. Un assassinio non è migliore delle carte da gioco, se le carte riescono a fare il gioco. La strada più sicura per l’Inferno, ricordalo, è quella graduale…è il dolce pendio, il soffice suolo, senza brusche voltate, senza pietre miliari, senza indicazioni.

Tuo affezionatissimo zio.”[4]

                                                                                                                      A cura di Elisabetta La Vista



[1] C.S. Lewis, Le lettere di Berlicche, trad. di A.Castelli, Oscar Mondadori, Milano 1998,p8.

[2] Ibidem,p 29

[3] Ibidem, p.35

[4] Ibidem, p.54