LUCIANO DI SAMOSATA, ZEUS SI LAMENTA DEL SUO LAVORO

 

Alla malora tutti quei filosofi che dicono che la felicità si trova solo presso gli dèi! Se sapessero infatti quante fatiche sopportiamo a causa degli uomini, non ci riterrebbero beati per il nettare e per l’ambrosia, dando retta a Omero, un uomo cieco e imbroglione, che ci chiama beati e che descrive quello che accade in cielo, lui che non poteva vedere neppure le cose sulla terra. Proprio io invece, che sono il re e il padre di tutti, quante contrarietà sopporto e quanti fastidi ho, diviso fra tante preoccupazioni! Per me infatti è prima di tutto necessario controllare le azioni degli altri dèi che mi aiutano nel comando, perché non siano pigri in esse ; poi bisogna che io faccia anche queste cose: controllare nello stesso tempo dappertutto e sorvegliare tutto, come il pastore di Nemea, i ladri, gli spergiuri, quelli che sacrificano, se qualcuno fa libagioni, da dove salgono i vapori del grasso e il fumo, chi mi chiama perché è malato o naviga, e - la cosa più faticosa di tutte - nello stesso tempo essere presente a un’ecatombe ad Olimpia, sorvegliare quelli che combattono a Babilonia, grandinare sui Geti e banchettare tra gli Etiopi.

 

(Luciano, Due volte accusato, 1)