Matte Blanco, Due eccezioni

Ignacio Matte Blanco (n. 1908), filosofo cileno, psichiatra e psicanalista, da molti anni residente in Italia, ha messo in evidenza la presenza nella mente umana di una logica simmetrica che, se assolutizzata, distrugge il pensiero razionale, ma se tenuta sotto controllo dall’uomo mentalmente sano, si affianca alla logica tradizionale. Si ha cosí una bi-logica, che rispecchia l’antinomia strutturale dell’essere umano, il suo essere collocato tra il finito e l’infinito.

In questa lettura egli afferma che nella conoscenza del mondo vi sono due elementi che non s’inseriscono nello schema tradizionale, l’inconscio e l’infinito.

 

I. Matte Blanco, L’inconscio e l’infinito, in “Scienza e tecnica”, Annuario della EST, Mondadori, Milano, 1983, pagg. 280-281

 

Abbiamo in questo modo stabilito qual è il territorio del pensiero, della logica e di quell’aspetto del mondo conoscibile attraverso loro: il mondo come formato da un numero potenzialmente infinito di cose – oggetti materiali, psichici, persone, pensieri, relazioni, regole ecc. La conoscenza ha affrontato il mondo sotto questa luce e ha sempre scoperto leggi e fatti che rispettano le regole della logica in uso. Bisogna però aggiungere due notevoli eccezioni: la prima è l’inconscio, che, come Freud ha scoperto, non rispetta le leggi logiche, tra cui il principio di contraddizione. Credo che, per il momento, dobbiamo includere in questa eccezione ciò che si chiama emozione, assieme a tutte le sue manifestazioni nell’arte (poesia, pittura ecc.), nella vita sociale, politica e religiosa. Difatti inconscio ed emozione si possono definire meglio in una concezione unitaria piú generale.

La seconda eccezione è quella dell’infinito, che non rispetta alcune delle leggi o delle regole della matematica che si adopera nel caso degli insiemi finiti e che per brevità si può chiamare matematica finitaria, regole sulle quali è stata, finora, costruita tutta la matematica.

 

Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. III, pag. 428