Matte Blanco, Logica simmetrica e bilogica

In questa lettura il filosofo cileno mette a confronto la logica aristotelica con la logica simmetrica, che egli definisce “espressione logica del modo indivisibile dell’essere”.

L’intreccio fra le due logiche, quella simmetrica e quella tradizionale, si configura come bi-logica. La logica simmetrica, che da sola distrugge il pensiero, se tenuta sotto controllo, non solo è utilizzata normalmente, ma acquista grande importanza nella vita umana di tutti i giorni. [anaciclico significa che qualcosa risulta identica anche se letta in senso inverso]

 

I. Matte Blanco, L’inconscio e l’infinito, in “Scienza e tecnica”, Annuario della EST, Mondadori, Milano, 1983, pagg. 290-295

 

Abbiamo, dunque, visto che l’introduzione del principio di simmetria in un dato insieme provoca alterazioni della struttura logica abituale. Voglio ricordare che questo principio, cosí semplice e tuttavia cosí pregno di significati, ha reso possibile descrivere in modo logico e comprensibile tutte, proprio tutte, le manifestazioni in cui la schizofrenia e l’inconscio si discostano dalle regole della logica bivalente o aristotelica.

In un modo generale si può dire che il principio di simmetria accomuna e identifica cose che nella logica bivalente sono diverse e distinguibili. Visto dall’angolo di quest’ultima logica possiamo dire che all’interno dell’insieme, definito in termine di logica bivalente, il principio di simmetria esercita un’azione dissolvente, cancellante delle distinzioni. Ho proposto di chiamare con il nome di logica simmetrica il risultato di questa co-presenza di logica bivalente (nella definizione dell’insieme) e della dissoluzione risultante all’interno dell’insieme come conseguenza del principio di simmetria. Si tenga presente che ci accorgiamo dell’azione del principio di simmetria attraverso la constatazione delle alterazioni che questo produce nelle strutture logico-bivalenti in esame, trasformando incompatibilità in compatibilità e arrivando a volte a cancellare tutte le distinzioni e differenziazioni conosciute dal pensiero. Si tenga anche presente che senza avere a nostra disposizione gli strumenti logico-bivalenti del pensiero non saremmo in grado di capire niente: non saremmo in grado di pensare. Per questo possiamo dire che il principio di simmetria, espressione logica del modo indivisibile dell’essere, e, in conseguenza anche il modo stesso, appaiono al nostro pensiero come anaciclici poiché si appoggiano sul modo eterogenico. Se si adopera un’immagine plastica si potrebbe dire che quando il modo indivisibile appare come se si appoggiasse sul modo del pensiero, cioè sul modo eterogenico, distrugge quest’ultimo, poiché l’essenza del pensiero consiste nello scoprire le varietà di cose nel mondo e stabilire le relazioni tra di esse.

Se, invece, guardiamo le cose cercando di immergerci nel modo indivisibile pur senza rinunciare alla nostra capacità di pensare, possiamo dire che il modo indivisibile non dipende affatto dal modo eterogenico: è completamente alieno a esso, ieratico e distante. La sua anaciclicità è la nostra visione delle cose. Si può, invece, dire che il pensiero ha bisogno del modo indivisibile per sviluppare le sue attività di astrazione e generalizzazione, che sono le espressioni piú alte del pensare. Infatti, partendo dalla diversità, il pensiero tende a scoprire caratteristiche in comune tra le cose, cioè tende a unificarle, e cosí il modo indivisibile può essere considerato l’origine e il motore del pensiero: nel pensiero troviamo un caso di bi-modalità pura, cioè, non bi-logica. Si può quindi dire, [...] che anche il modo eterogenico si appoggia sul modo indivisibile, è anche anaciclico: la mutua anaciclicità dei due modi è quello che si rivela nella nostra esperienza. Viviamo nella bi-modalità, molte volte dissimulata, tuttavia chiaramente reperibile da un occhio sottile. L’indivisibile che, come tale, è impensabile, sembra essere la fons et origo del pensiero: quanto è difficile, non dico accettare quest’asserzione, ma anche solo capirla! Tuttavia, quando ci si familiarizza con queste due grandi manifestazioni dell’essere, il suo aspetto indivisibile e il suo aspetto dividente, ci si accorge, attraverso la psicanalisi, che l’indivisione è la madre della divisione.

[...]

Come vediamo in pratica l’intreccio dei due modi? Questa domanda si formula con maggiore precisione quando ci si rende conto che ciò che ho chiamato intreccio si descrive con maggiore precisione come struttura bi-logica. Ebbene, esiste un numero di tipi di strutture bi-logiche che, forse, è potenzialmente infinito. Qui ne menzionerò due che considero importanti. Parlerò del secondo tipo quando affronterò l’infinito matematico.

Incominciamo, dunque, con il primo, cioè quello che è piú visibile in clinica. Nel mezzo di un ragionamento che rispetta le regole della logica bivalente – si noti, queste formano un sistema unico di regole – si introduce un “anello” in cui vediamo l’azione del principio di simmetria, cioè la logica simmetrica. Come conseguenza di questo comportamento, il processo di ragionare non è piú completamente conforme alla logica bivalente, sebbene non sia nemmeno esclusivamente sottomesso alla logica simmetrica: è, infatti, sottoposto a due logiche: un ragionamento bi-logico. Se fosse esclusivamente logico-bivalente ci troveremmo davanti a un processo di ragionare il cui prototipo si vede nella matematica. Se fosse puramente simmetrico allora ci troveremmo in un caos totale che annullerebbe, come abbiamo visto, ogni possibilità di pensare. Se, invece, la logica simmetrica, che rivela il modo indivisibile, si introduce in piccole dosi, circondata e imbrigliata, per cosí dire, nella logica bivalente, allora possiamo vedere la sua presenza e, piano piano, ci accorgiamo della sua enorme importanza nella vita umana di tutti i giorni, non solo nella malattia, ma anche nella vita sociale, nell’arte, nella vita politica e religiosa.

Per capire meglio citerò prima un esempio che menziono con frequenza perché mi ha aiutato molto a capire come stanno le cose. Uno schizofrenico fu morso da un cane e andò a consultare un dentista. Come mai? Introduciamo un primo anello simmetrico:

1) il cane morde P implica, secondo il principio di simmetria, che P morde il cane;

2) mordere può essere visto come un atto cattivo, quindi il cane che morde e P fanno un atto cattivo: logica bivalente;

3) siccome secondo il principio di simmetria la parte = al tutto, quelli che fanno un atto cattivo sono cattivi;

4) per la stessa ragione i denti (parti di entrambi) sono, anch’essi, cattivi;

5) “essere cattivo moralmente” delimita un sottoinsieme di “essere cattivo”, “esser in cattivo stato fisico” (per esempio dente cariato) delimita un altro sottoinsieme dello stesso insieme: logica bivalente;

6) d’accordo con il principio di simmetria entrambi sono uguali;

7) quindi andare da un dentista dopo essere stato morso da un cane diventa in questo modo un’azione che in sé non rispetta la logica bivalente e che è perfettamente giustificata e cosiddetta razionale in un sistema bi-logico!

Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. III, pagg. 432-434