Montessori, Il materiale di sviluppo

In queste pagine Maria Montessori descrive le caratteristiche del “materiale di sviluppo” da lei utilizzato prima per il recupero dei bambini con deficit sensoriali e poi applicato nell’educazione dei bambini normali. Il materiale, attraverso l’educazione dei sensi, “fornisce una solida base allo sviluppo dell’intelligenza” e costituisce per il bambino una “esatta guida scientifica” per la sua attività di organizzazione e classificazione dei contenuti di esperienza, sviluppando la sua “mente matematica”.

 

M. Montessori, La scoperta del bambino

 

Il nostro materiale per lo sviluppo dei sensi ha una storia sua propria. Rappresenta una selezione, basata su accurati esperimenti psicologici, del materiale usato da Itard e Séguin nei loro tentativi di educare bambini deficienti e mentalmente menomati, degli oggetti usati come prove in psicologia sperimentale e di una serie di materiali da me designati nel primo periodo del mio lavoro sperimentale. Il modo con cui questi differenti mezzi furono usati dai bambini, le reazioni in essi provocate, la frequenza con cui essi usarono questi oggetti, e soprattutto lo sviluppo che essi resero possibile, ci offrirono man mano criteri degni di fiducia per la eliminazione, la modifica e l’accettazione di questi mezzi come materiale delle nostre scuole. Colore, dimensioni, forma, insomma tutte le loro qualità furono sperimentalmente stabilite. Poiché in questo libro non trattiamo di questo periodo del nostro lavoro vale la pena di menzionare questo fatto.

Per evitare malintesi e confutare le critiche espresse dopo che il nostro metodo fu noto in tutto il mondo, può essere egualmente utile stabilire lo scopo della nostra educazione dei sensi. L’ovvio valore dell’educazione e del raffinamento dei sensi, allargando il campo della percezione, offre una sempre più solida e ricca base allo sviluppo dell’intelligenza. Per mezzo del contatto e dell’esplorazione dell’ambiente l’intelligenza innalza quel patrimonio di idee operanti, senza le quali il suo funzionamento astratto mancherebbe di fondamento e di precisione, di esattezza e di ispirazione. Questo contatto è stabilito per mezzo dei sensi e del movimento. Se è possibile educare e raffinare i sensi, anche se ciò è soltanto un’acquisizione temporanea nella vita degli individui che più tardi non li usano in modo cosí ampio e costante come in certe professioni specificamente pratiche e sensoriali, il valore di questa educazione dei sensi non diminuisce, perché proprio in questo periodo di sviluppo si formano le idee fondamentali e le abitudini dell’intelligenza.

Vi è anche un altro lato importante di questa educazione. Il bambino di due anni e mezzo o tre che viene alle nostre Case dei Bambini ha, negli anni precedenti della sua vita molto attivi e mentalmente svegli, accumulato e assorbito una quantità di impressioni. Questo notevole fatto, la cui importanza può essere difficilmente esagerata, avvenne, però, senza alcun aiuto o guida dall’esterno. Impressioni essenziali e casuali sono tutte accumulate, assieme, creando una confusa, ma considerevole ricchezza nella sua mente subcosciente.

Con il graduale manifestarsi della consapevolezza e della volontà diventa imperativo il bisogno di creare ordine e chiarezza e distinguere tra l’essenziale e il casuale. Il bambino è maturo per una riscoperta del proprio ambiente e della ricchezza interiore di impressione che ne ha riportato. Per rendersi conto di questo bisogno, il bambino richiede una esatta guida scientifica, come quella resa possibile dalla nostra dotazione strumentale e dai nostri esercizi. Egli può essere paragonato a un erede inconscio dei grandi tesori che possiede, ansioso di apprezzarli attraverso la conoscenza di un esperto di professione, e di catalogarli e classificarli, in modo d’averli a sua piena ed immediata disposizione.

Se par possibile il dubbio sulla permanenza di un’accresciuta e raffinata attività sensoriale in certe sfere d’azione della vita, quest’ultimo fatto sembra certo un’acquisizione della massima durata. Generalmente il primo scopo dell’educazione dei sensi è stato considerato come la ragione dell’importanza attribuitale nel nostro metodo, mentre il secondo non è per noi inferiore, anzi è in realtà il suo primo motivo. La nostra esperienza e quella dei nostri seguaci sono soltanto servite ad avvalorare la nostra idea.

In conclusione possiamo menzionare il grande servigio reso dal nostro materiale sensoriale e dagli esercizi eseguiti con esso per la scoperta di difetti nelle funzioni dei sensi in un periodo in cui può ancora esser fatto molto per porvi rimedio.

Il materiale sensoriale è costituito da un sistema di oggetti, che sono raggruppati secondo una determinata qualità fisica dei corpi – come colore, forma, dimensione, suono, stato di ruvidezza, peso, temperatura, ecc. Cosí, p. es.: un gruppo di campane che riproducono i toni musicali; un insieme di tavolette che hanno differenti colori in gradazione; un gruppo di solidi che hanno la stessa forma e graduate dimensioni: e altri che invece differiscono tra loro per la forma geometrica, cose di differente peso e della medesima grandezza: ecc., ecc.

Ogni singolo gruppo rappresenta la medesima qualità, ma in gradi diversi: si tratta quindi di una graduazione dove la differenza tra oggetto e oggetto varia regolarmente ed è, quando possibile, matematicamente stabilita.

Simile criterio generico va però soggetto a una determinazione pratica che dipende dalla psicologia del bambino e sarà scelto con l’esperienza, come adatto a educare, solo un materiale che effettivamente “interessa” il piccolo bambino e lo trattiene in un esercizio spontaneo e ripetutamente scelto.

Ogni gruppo di oggetti – materiale dei suoni, materiale dei colori, ecc. – presentando una graduazione, ha dunque agli estremi il “massimo” e il “minimo” della serie, che ne determinano i limiti, i quali, più propriamente, sono fissati dall’uso che ne fa il bambino. Questi due estremi, se avvicinati, dimostrano la differenza più palese che esista nella serie e perciò stabiliscono il più spiccato contrasto che sia reso possibile col materiale. Il contrasto essendo rilevante rende evidenti le differenze e il bambino anche prima di esercitarsi è capace di interessarsene.

 

Isolamento di una qualità unica nel materiale

 

Qualunque oggetto vogliamo usare per l’educazione sensoriale presenta necessariamente molte qualità diverse come peso, ruvidezza, colore, forma, dimensione, ecc. Come dovremo dunque procedere, perché la serie metta invece in rilievo una sola qualità? È necessario isolare, tra le tante, una qualità sola dell’oggetto. Questa difficoltà si supera appunto con la serie e le gradazioni: bisogna preparare oggetti identici tra loro in tutto, salvo che nella qualità variante.

Se si vogliono preparare oggetti che servano p. es. a far distinguere i colori, bisogna costruirli della medesima sostanza, forma e dimensione; e farli differire solo nel colore. O, volendo preparare oggetti con lo scopo di far rilevare i vari toni della scala musicale, è necessario che essi siano perfettamente uguali all’apparenza, come p. es. le campane che usiamo nel nostro sistema: esse hanno la medesima forma e dimensione e appoggiano tutte sopra un identico sostegno; ma, percosse con un martellino, dannò suoni diversi e questi suoni sono l’unica differenza percepibile ai sensi.

Perciò i piccoli strumenti che si mettono tra le mani dei bambini come giocattoli musicali, aventi aste più corte e più lunghe o tubi di differente altezza disposti a canne d’organo, non si prestano ad un vero esercizio del senso musicale, tendente a differenziare “i suoni”. Perché l’occhio può aiutare a distinguerli sulla guida delle dimensioni diverse; mentre è necessario che l’orecchio sia il solo ricevitore e il solo giudice.

Questo procedimento riesce a dare una grande chiarezza nel differenziare le cose: ed è evidente che la chiarezza pone appunto le basi dell’interesse nel “distinguere”.

Dal lato psicologico, è poi noto che per rilevare meglio singole qualità bisogna, per quanto è possibile, isolare i sensi: una impressione tattile è più chiara se si tratta di un oggetto che non conduce il calore, cioè che non dia contemporaneamente impressioni di temperatura e se il soggetto si trovi in luogo oscuro e silenzioso, dove cioè non ci siano impressioni visive né uditive che perturbino le impressioni tattili. Il processo d’isolazione può dunque essere duplice: nel soggetto, isolato da ogni altra impressione dell’ambiente; e nel materiale, con un sistema graduato secondo una sola qualità.

E questa precisione, che è come il limite di perfezione al quale bisogna tendere, rende possibile un lavoro di analisi interno ed esterno, adatto a dare ordine alla mente infantile.

Il bambino, che è per sua natura un appassionato esploratore dell’ambiente perché ancora non ha avuto tempo e modo di conoscerlo esattamente, volentieri “chiude gli occhi” o si benda per sottrarsi alla luce, quando esplora le forme con le sue mani: o volentieri accetta l’oscurità per riuscire a percepire i rumori minimi.

 

Qualità fondamentali comuni a tutto ciò che nell’ambiente educativo circonda il fanciullo

 

Ai tanti caratteri sopradetti, altri se ne devono aggiungere, che però non si riferiscono in particolare agli oggetti sensoriali ma dovrebbero estendersi possibilmente a tutto ciò che circonda il bambino; essi sono:

I. Il controllo dell’errore. – Si deve possibilmente cercare che i materiali offerti al bambino contengano in sé il “controllo dell'errore” come sono p. es. gl’incastri solidi: cioè sostegni di legno che portano dei fori ai quali si adattano cilindri di graduale dimensione: da fini a grossi, ovvero da alti a bassi, o da piccoli a grandi. Gli spazi, essendo esattamente corrispondenti ai cilindretti da deporvi, non è possibile collocarli tutti erroneamente poiché alla fine dovrebbe rimanerne uno fuori di posto: e ciò denuncia lo sbaglio commesso. Appunto come in una bottoniera, l'ordine sbagliato, o il bottone dimenticato, si rivela alla fine con un’asola vuota. In altri materiali, come nelle tre serie di blocchi, la grandezza, il colore, ecc., degli oggetti e il fatto che il bambino si è già esercitato a constatare gli errori, rende questi visibili fino all’evidenza.

Il controllo materiale dell’errore conduce il bambino ad accompagnare i suoi esercizi col ragionamento, con la critica, con l’attenzione sempre più interessata all’esattezza, con una capacità raffinata a distinguere le piccole differenze, e prepara cosí la coscienza del bambino a controllare gli errori, anche quando questi non sono più materiali o sensibilmente evidenti.

E non soltanto gli oggetti per l’educazione sensoriale e per la coltura, ma tutto nell’ambiente è preparato in modo da rendere facile il controllo degli errori. Gli oggetti, dal mobilio ai singoli materiali di sviluppo, sono dei denunciatori, la cui voce ammonitrice non può sfuggire.

I colori chiari e la lucentezza denunciano le macchie; la leggerezza dei mobili denuncia le movenze ancora imperfette e rozze, cadendo o strisciando con rumore sul pavimento. Cosí che tutto l’ambiente è come un educatore severo, una sentinella sempre all'erta: e ciascun bambino ne sente gli ammonimenti come se fosse solo dinanzi a quell’inanimato maestro.

II. L’estetica. – Un altro carattere degli oggetti è di essere attraenti. Il colore, la lucentezza, l'armonia delle forme sono cose curate in tutto quanto circonda il bambino. Non solo il materiale sensoriale, ma tutto l’ambiente è cosí preparato, da attirarlo, come in natura i petali colorati attirano gl’insetti a succhiare il nettare che essi nascondono. [...]

E i telai delle allacciature coi bottoni argentati sulla stoffa verde – o i bei cubi rosa – o le spolette dai sessantatré colori in gradazione – o le belle lettere colorate dell’alfabeto giacenti nei loro compartimenti – sono inviti delle cose.

E il fanciullo obbedisce a quell’oggetto che corrisponde in quel momento al suo più vivo bisogno di azione. Cosí in un campo, i petali di tutti i fiori chiamano altre vite coi loro profumi e coi colori, ma l’insetto sceglie il fiore che è fatto per lui.

III. L’attività. – Altro carattere del materiale di sviluppo deve essere quello di prestarsi all’attività del bambino. La possibilità di trattenere con interesse l’attenzione infantile non dipende tanto dalla “qualità” contenuta nelle cose, quanto dalla possibilità che offrono di agire.

Cioè per rendere interessante una cosa, non basta che sia interessante in se stessa, ma occorre che si presti all’attività motrice del bambino. Bisogna che ci siano per esempio piccoli oggetti da spostare – ed è allora il movimento della mano, più che gli oggetti, che trattiene il bambino occupato nel fare e disfare, nello spostare e nel riordinare molte volte di seguito le cose, rendendo possibile una occupazione prolungata. Un giocattolo bellissimo, una visione attraente, un racconto stupefacente possono senza dubbio richiamare l’interesse infantile, ma se il bambino deve soltanto “vedere” o “ascoltare” o “toccare” un oggetto immutabile, quell’interesse sarà superficiale, passando da cosa a cosa. Cosí l’ambiente è tutto combinato in modo da prestarsi all’attività infantile, è bello, ma ciò non interesserebbe il bambino che un giorno solo, mentre il fatto che ogni oggetto può essere rimosso, usato, e riportato al suo posto rende l’attrattiva dell’ambiente inesauribile.

IV. I limiti. – Infine, un altro principio comune a tutti i “mezzi materiali” costruiti per l’educazione, è il seguente, finora assai poco compreso, e pure del più alto interesse pedagogico: cioè che il materiale deve essere “limitato in quantità”. Questo fatto, una volta constatato, è logicamente chiaro alla nostra comprensione: il bambino normale non ha bisogno di “stimoli che lo risveglino”, che “lo mettano in rapporto con l’ambiente reale”. Egli è sveglio, e i suoi rapporti con l’ambiente sono innumerevoli e continui. Egli ha bisogno invece di ordinare il caos formato nella sua coscienza dalla moltitudine di sensazioni che il mondo gli ha dato. Egli non è un “dormiente della vita” come il fanciullo deficiente, ma è un “esploratore ardito nel mondo, nuovo per lui” e, come esploratore, ciò di cui ha bisogno è una strada (cioè qualcosa di limitato e di diretto) che lo conduca al suo fine e lo salvi dalle deviazioni affaticanti che non permettono di avanzare. Allora egli si “attacca appassionatamente” a quelle cose – limitate e dirette allo scopo – che ordinano il caos formatosi in lui e con l’ordine dànno condizioni di chiarezza alla mente esploratrice, e le forniscono una guida nelle ricerche. L’esploratore dapprima abbandonato a se stesso, diventa allora un uomo illuminato, che fa ad ogni passo nuove scoperte e avanza con la forza che dà la soddisfazione interiore.

Quanto queste esperienze devono modificare il concetto che molti hanno ancora – cioè che il bambino sia tanto più aiutato quanto più oggetti educativi siano messi a sua disposizione! Crediamo erroneamente che il bambino più “ricco di giocattoli”, più “ricco d’aiuti” possa essere il meglio sviluppato. Invece la moltitudine disordinata di oggetti, è essa che aggrava l’animo di un nuovo caos, e lo opprime nello scoraggiamento.

I “limiti” negli aiuti che conducono il bambino a dare ordine alla sua mente e a facilitargli la comprensione delle cose infinite che lo circondano – sono quelli la massima necessità per risparmiare le sue forze e per farlo avanzare con sicurezza nelle vie difficili dello sviluppo.

 

ORDINE E GRADI NELLA PRESENTAZIONE DEL MATERIALE

 

Nell’applicazione pratica del metodo, occorre conoscere quali sono le serie di esercizi che devono presentarsi successivamente al bambino.

Nell’esposizione del libro è indicata una progressione per ogni esercizio: ma nelle Case dei Bambini si cominciano contemporaneamente i più svariati esercizi; e avviene che esistano gradi nella presentazione del materiale nel suo insieme; ciò che è indicato come segue:

 

Primo Grado.

 

Muovere le sedie in silenzio, trasportare oggetti, camminare in punta di piedi (vita pratica).

Le allacciature.

Gli incastri solidi (esercizi sensoriali).

Tra gli incastri solidi vi è la seguente progressione dal facile al difficile:

a) incastri della stessa altezza e di diametro decrescente;

b) incastri decrescenti in tutte le dimensioni;

c) incastri decrescenti solo nell’altezza.

 

Secondo Grado.

 

Vita pratica: alzarsi e sedersi in silenzio, spolverare, versare acqua da un recipiente in un altro.

Camminare sul filo.

Esercizi sensoriali.

Materiale delle dimensioni, lunghezze, prismi, cubi.

I vari esercizi sensoriali nel periodo degli appaiamenti e dei contrasti.

 

Terzo Grado.

 

Vita pratica: vestirsi, spogliarsi, lavarsi, ecc.

Pulizie varie dell’ambiente.

Mangiare correttamente usando le posate.

Esercizi di movimento.

Vari esercizi di controllo dei movimenti camminando sul filo.

Esercizi sensoriali.

Tutti gli esercizi secondo la gradazione.

Disegno.

Esercizi di silenzio.

 

Quarto Grado.

 

Esercizi di vita pratica.

Apparecchiare la tavola, lavare le stoviglie, ordinare la stanza, ecc.

Esercizi dei movimenti: marce ritmiche.

Analisi dei movimenti.

Alfabeto.

Disegno.

Aritmetica: i vari esercizi col materiale.

Ingresso dei bambini in chiesa.

 

Quinto Grado.

Vita pratica: tutti gli esercizi di vita pratica come sopra; in più:

Cure fini di toeletta personale, come pulizia dei denti e delle unghie.

Apprendimento delle forme esterne sociali come il saluto ecc.

Acquarelli e disegni.

Scrittura e lettura di parole: comandi.

Prime operazioni di aritmetica scritta.

Lettura di parole scientifiche, geografiche, storiche, biologiche

e geometriche ecc.

Sviluppo della lettura attraverso particolari grammaticali accompagnati da giochi.

Nella stessa classe dovrebbero trovarsi insieme bambini di tre età: i più piccoli che spontaneamente si interessano al lavoro dei più grandi e imparano da loro dovrebbero essere aiutati. Un bambino che dimostra il desiderio di lavorare e di imparare deve essere lasciato libero di farlo anche se il lavoro è fuori del programma regolare, il quale è indicato soltanto per la maestra che inizia una classe.

 

R. Fornaca-R.S. Di Pol, Dalla certezza alla complessità. La pedagogia scientifica del Novecento, Principato, Milano, 1993, pagg. 153-160