MARX, ALCUNI PUNTI FONDAMENTALI DEI MANOSCRITTI ECONOMICO-FILOSOFICI DEL 1844


Da Feuerbach soltanto prende inizio la critica positiva, umanistica e naturalistica. Quanto più senza strepito, tanto più sicura, profonda, estesa e duratura è l' efficacia degli scritti di Feuerbach, i soli scritti dopo la Fenomenologia e la Logica di Hegel, in cui sia contenuta un' effettiva rivoluzione teoretica. Il capitolo finale del presente scritto, contenente l ' analisi critica della dialettica e in generale della filosofia hegeliana, ho ritenuto che fosse assolutamente necessario, per contrappormi ai teologi critici del nostro tempo che tale lavoro non hanno mai compiuto, dando, del resto, prova di una inevitabile superficialità: infatti, anche il teologo critico rimane teologo, e quindi o deve prendere le mosse da determinati presupposti filosofici come da un' autorità, oppure sorgendogli un qualche dubbio, durante il processo della critica e attraverso scoperte altrui, sui presupposti filosofici, li accantona vilmente e senza giustificazione, fa astrazione da essi, e manifesta in forma ormai soltanto negativa, incosciente e sofistica il suo asservimento ai medesimi insieme con dispetto per questo asservimento.

 

Nel lavoro si manifesta tutta la diversità naturale, spirituale e sociale dell' attività individuale e viene diversamente ricompensata, mentre il capitale morto procede sempre con lo stesso passo ed è indifferente verso l' attività individuale reale. In generale si deve che là dove l' operaio e il capitalista hanno uguale perdita, l' operaio ci rimette la sua esistenza, il capitalista ci rimette il profitto della sua morta mammona. L' operaio deve lottare non soltanto per i mezzi della sua sussistenza materiale, egli deve lottare anche per procacciarsi il lavoro, cioè per ottenere la possibilità e i mezzi di poter esplicare la propria attività.

 

L' economista ci dice che col lavoro ogni cosa si può comprare e che il capitale non è altro che lavoro accumulato; ma ci dice nello stesso tempo che l' operaio, ben lungi dal poter comprare ogni cosa, deve vendere se stesso e la sua umanità.

 

Nell' economia politica troviamo ovunque il contrasto ostile degli interessi, la lotta, la guerra come fondamento dell' organizzazione sociale.

 

Che il proprietario fondiario sia interessato al benessere della società, significa, in base ai principi dell' economia politica, che è interessato all' aumento progressivo della popolazione, della produzione di manufatti, all' accrescimento dei bisogni, in una parola, all' aumento della ricchezza; ma secondo le considerazioni fatte sin qua questo aumento di ricchezza s' identifica con l' aumento della miseria e della schiavitù.

 

La conseguenza ultima è quindi la riduzione di ogni differenza tra capitalista e proprietario fondiario, di guisa che nell' insieme risultano esservi soltanto più di due classi di popolazione, la classe dei lavoratori e la classe dei capitalisti. Questa venalità della proprietà fondiaria, questa trasformazione della proprietà fondiaria in una merce rappresenta il crollo finale della vecchia aristocrazia e il finale perfezionamento dell' aristocrazia del denaro.

 

Lo stesso accade nella religione. Quante più cose l' uomo trasferisce in Dio, tanto meno egli n ritiene in se stesso. L' operaio ripone la sua vita nell' oggetto; ma d' ora in poi la sua vita non appartiene più a lui, ma all ' oggetto. [ pag. 69 ]

 

L' alienazione dell' operaio nel suo prodotto significa non solo che il suo lavoro diventa un oggetto, qualcosa che esiste all' esterno, ma che esso esiste fuori di lui, indipendente da lui, a lui estraneo, e diventa di fronte a lui una potenza per se stante; significa che la vita che egli ha dato all' oggetto, gli si contrappone ostile ed estranea. [ pag. 69 ]

 

L' economia politica nasconde l' estraneazione insita nell' essenza stessa del lavoro per il fatto che considera il rapporto immediato esistente tra l' operaio e la produzione. Certamente, il lavoro produce per i ricchi cose meravigliose; ma per gli operai produce soltanto privazioni. Produce palazzi, ma per l' operaio spelonche. Produce bellezza, ma per l' operaio deformità. Sostituisce il lavoro con macchine, ma ricaccia una parte degli operai in un lavoro barbarico e trasforma l' altra parte in macchina. Produce cose dello spirito, ma per l' operaio idiotaggine e cretinismo. [ pag. 70 ]

 

Ne viene quindi come conseguenza che l' uomo [ l' operaio ] si sente libero soltanto nelle sue funzioni animali, come il mangiare, il bere, il procreare, e tutt' al più ancora abitare una casa e il vestirsi; e invece si sente nulla più che una bestia nelle sue funzioni umane. Ciò che è animale diventa umano, e ciò che è umano diventa animale. [ pag. 72 ]

 

Una conseguenza immediata del fatto che l' uomo è reso estraneo al prodotto del suo lavoro, della sua attività vitale, al suo essere generico, è l' estraneazione dell' uomo all' uomo. [ pag. 76 ]

 

La proprietà privata è quindi il prodotto, il risultato, la conseguenza necessaria del lavoro alienato, del rapporto di estraneità che si stabilisce tra lì operaio, da un lato, e la natura dall' altro. La proprietà privata si ricava quindi mediamente l' analisi del concetto di lavoro alienato, cioè dell' uomo alienato, del lavoro estraniato, della vita estraniata, dell' uomo estraniato. Manoscritti economico - filosofici del 1844, K. Marx. [ pag. 79 ]

 

L' operaio esiste come operaio là dove un capitale esiste per lui. L' esistenza del capitale è la sua esistenza, la sua vita; e parimenti essa determina il contenuto della sua vita in un modo che è a lui indifferente. Manoscritti economico - filosofici del 1844, K. Marx. [ pag. 86 ]

 

La produzione produce l' uomo non soltanto come una merce, la merce umana, l ' uomo in funzione di merce; ma lo produce, corrispondentemente a questa funzione, come un essere tanto spiritualmente che fisicamente disumanizzato. [ pag. 86 ]

 

Opposizione di entrambi: si escludono a vicenda, l' operaio conosce il capitalista come la negazione della propria esistenza, e viceversa. Ciascuno cerca di strappare all' altro la sua esistenza. [ pag. 93 ]

 

Il comunismo rozzo non è che il compimento di questa invidia e di questo livellamento partendo dalla rappresentazione minima. Egli ha una misura determinata e limitata. Proprio la negazione astratta dell' intero mondo della cultura e della civiltà, il ritorno alla semplicità innaturale [ IV ] dell' uomo povero e senza bisogni, che non solo è andato oltre la proprietà privata ma non vi è neppure arrivato, dimostrano quanto poco questa soppressione della proprietà privata sia una appropriazione reale. [ pag. 105 ]

 

La prima soppressione positiva della proprietà privata, il comunismo rozzo, è dunque soltanto una manifestazione della abiezione della proprietà che si vuol porre come comunità positiva. [ pag. 106 ]

 

L' intero movimento della storia è quindi l' atto reale di generazione del comunismo - l' atto di nascita della sua esistenza empirica -; ma è anche per la sua coscienza pensante il movimento, compreso e reso cosciente, del suo divenire, mentre il comunismo non ancora giunto al proprio compimento cerca per sé prova storica, una prova in quella situazione di fatto, traendola da singole forme storiche antitetiche alla proprietà privata; e a questo scopo estrae singoli momenti dal movimento storico [ Cabet, Villegardelle, ecc., ne hanno fatto particolarmente il loro cavallo di battaglia ] e li fissa come prove storiche della purezza del suo sangue; ma con ciò riesce proprio a dimostrare che la parte incomparabilmente più grande di questo movimento contraddice alla sue affermazioni e che, se mai esso sia qualche volta esistito, proprio per il fatto di essere esistito nel passato è in contraddizione con la pretesa di valere come essenza. [ pag. 107 ]

 

Questa proprietà privata materiale, immediatamente sensibile, è l' espressione materiale e sensibile della vita umana estraniata. Il suo movimento - la produzione e il consumo - è la rivelazione sensibile del movimento di tutta la produzione sino ad oggi, cioè la realizzazione o realtà dell' uomo. La religione, la famiglia, lo stato, il diritto, la morale, la scienza, l' arte, ecc., non sono che modi particolari della produzione e cadono sotto la sua legge universale. La soppressione positiva della proprietà privata, in quanto appropriazione della vita umana, è dunque la soppressione positiva di ogni estraniazione, e quindi il ritorno dell' uomo, dalla religione, dalla famiglia, dallo stato, ecc., alla sua esistenza umana, cioè sociale. L' estraniazione religiosa come tale ha luogo soltanto nella sfera della coscienza [ , ] dell' interiorità umana; invece l' estraniazione economica è l' estraniazione della vita reale, onde la sua soppressione abbraccia l' uno e l' altro lato. S' intende che nei diversi popoli il primo inizio del movimento è diverso secondo che la vita vera e riconosciuta del popolo si svolga più nella coscienza che nel mondo esterno, sia più ideale che reale. [ pag. 107 - 108 ]