MONTESQUIEU, DELL'EDUCAZIONE NELLA MONARCHIA

Non è negli istituti pubblici in cui s'istruiscono i fanciulli che si riceve, nelle monarchie, la principale educazione; l'educazione comincia, in certo qual modo, quando si entra nel mondo. t lì che si trova la scuola di ciò che si chiama onore, questo. maestro. universale che deve guidarci dappertutto. t lì che si vedono e si odono dire sempre tre cose: "che bisogna mettere nelle virtù una certa nobiltà, nei costumi una certa franchezza, nelle maniere una certa cortesia". Le virtù che ci vengono presentate consistono sempre non tanto in ciò che si deve agli altri, quanto in ciò che si deve a noi stessi: non tanto in ciò che ci porta verso i nostri concittadini, quanto in ciò che ce ne distingue. Le azioni degli uomini non sono giudicate in quanto buone, ma in quanto belle; non in quanto giuste , ma in quanto grandi; non in quanto ragionevoli, ma in quanto straordinarie. Non appena può trovare in esse qualche cosa di nobile, l'onore se ne fa il giudice che le legittima, o il sofista che le giustifica. Permette la galanteria, quando è unita all'idea dei sentimenti del cuore, o all'idea della conquista; ed è la vera ragione per cui i costumi non sono mai tanto puri nelle monarchie come nei governi repubblicani. Permette l'astuzia quando è congiunta all'idea della grandezza d'animo o alla grandezza degli affari, come nella politica, le cui sottigliezze non l'offendono mai. (...). Non v'è nulla che l'onore prescriva maggiormente alla nobiltà quanto di servire il principe in guerra. In realtà, questa è la professione distinta su tutte , poiché i suoi rischi, i suoi successi e le sue sventure stesse portano alla grandezza. Imponendo questa legge, tuttavia, l'onore vuol esserne l'arbitro; e se si ritiene offeso, esige,e permette, che ci si ritiri a vita privata. Vuole che si possa indifferentemente aspirare alle cariche o rifiutarle, valuta questa libertà al di sopra della ricchezza stessa. L'onore ha dunque le sue regole supreme, e l'educazione è tenuta a conformarvisi. Le principali sono che ci è permesso, è vero, do far caso delle nostre ricchezze, ma ci è supremamente vietato di far caso della nostra vita. La seconda è che una volta posti in un rango, non dobbiamo far nulla né permettere nulla che dia a vedere che ci riteniamo inferiori a quel rango. La terza, che le cose che l'onore vieta sono vietate più rigorosamente quando le leggi non concorrono a proscriverle; e quelle che esige sono richieste più fortemente quando le leggi non le richiedono.

(Montesquieu, “Lo spirito delle leggi”, IV, cap. 1)