MARX, IL METODO DELL'ECONOMIA POLITICA

 

L’Introduzione (scritta nel 1857, ma poi non pubblicata) a Per la critica dell’economia politica del 1859, il più importante scritto metodico di Marx per lo studio dell’economia, ha un evidente carattere hegeliano: Marx ricorre alle strutture dialettiche, di cui la più importante è quella della totalità organica, per l’elaborazione delle categorie economiche e dei loro nessi. Nelle pagine proposte, Marx, partendo dal concetto hegeliano di concreto, dimostra che la vera concretezza non è un punto di partenza, come credevano i primi economisti, ma un punto di arrivo; il metodo scientificamente corretto, pertanto, risale dall’astratto, cioè dai singoli elementi isolati dal contesto, al concreto, che è sintesi "di molte determinazioni ed unità".



Quando consideriamo un dato paese dal punto di vista dell'economia politica, cominciamo con la sua popolazione, con la divisione di questa in classi, la città, la campagna, il mare, le diverse branche della produzione, esportazione e importazione, produzione e consumo annuale, prezzi delle merci, ecc. Sembra corretto cominciare con il reale ed il concreto, con l'effettivo presupposto, quindi per esempio nell'economia con la popolazione, che è la base e il soggetto dell'intero atto sociale di produzione. Ma, ad un più attento esame, ciò si rivela falso. La popolazione è un'astrazione, se tralascio ad esempio le classi da cui essa è composta. A loro volta, queste classi sono una parola priva di senso se non conosco gli elementi su cui esse si fondano, per es., lavoro salariato, capitale, ecc. E questi presuppongono scambio, divisione del lavoro, prezzi, ecc. Il capitale, per es., senza lavoro salariato, senza valore, denaro, prezzo, ecc., è nulla. Se cominciassi quindi con la popolazione, avrei una rappresentazione caotica dell'insieme e, ad un esame più preciso, perverrei sempre più, analiticamente, a concetti più semplici; dal concreto rappresentato ad astrazioni sempre più sottili, fino a giungere alle determinazioni più semplici. Da qui si tratterebbe, poi, di intraprendere di nuovo il viaggio all'indietro, fino ad arrivare finalmente di nuovo alla popolazione, ma questa volta non come a una caotica rappresentazione di un insieme, bensì come a una totalità ricca, fatta di molte determinazioni e relazioni. La prima via è quella che ha preso l'economia politica storicamente al suo nascere. Gli economisti del XVII secolo, per esempio, cominciano sempre dall'insieme vivente, dalla popolazione, la nazione, lo Stato, più Stati, ecc.; ma finiscono sempre col trovare per via d'analisi, alcune relazioni generali astratte determinanti, come la divisione del lavoro, il denaro, il valore ecc. Non appena questi singoli momenti furono più o meno fissati e astratti, cominciarono i sistemi economici che salgono dal semplice - come lavoro, divisione del lavoro, bisogno, valore di scambio - allo Stato, allo scambio tra le nazioni e al mercato mondiale. Questo ultimo è, chiaramente, il metodo scientificamente corretto. Il concreto è concreto perché è sintesi di molte determinazioni ed unità, quindi, del molteplice. Per questo, esso appare nel pensiero come processo di sintesi, come risultato e non come punto di partenza, benché sia l'effettivo punto di partenza e perciò anche il punto di partenza dell'intuizione e della rappresentazione. Per la prima via, la rappresentazione piena viene volatilizzata ad astratta determinazione; per la seconda, le determinazioni astratte conducono alla riproduzione del concreto nel cammino del pensiero (21). E' per questo che Hegel cadde nell'illusione di concepire il reale come il risultato del pensiero automoventesi, del pensiero che abbraccia e approfondisce sé in se stesso, mentre il metodo di salire dall'astratto al concreto è solo il modo in cui il pensiero si appropria il concreto, lo riproduce come un che di spiritualmente concreto. Ma mai e poi mai il processo di formazione del concreto stesso (22). La più semplice categoria economica, come per esempio il valore di scambio, presuppone la popolazione, una popolazione che produce entro rapporti determinati, ed anche un certo genere di famiglia, o di comunità o di Stato, ecc. Esso non può esistere altro che come relazione unilaterale, astratta, di un insieme vivente e concreto già dato. Come categoria, al contrario, il valore di scambio mena un'esistenza antidiluviana. Per la coscienza - e la coscienza filosofica è così fatta che per essa il pensiero pensante è l'uomo reale e il mondo pensato è, in quanto tale, la sola realtà - il movimento delle categorie appare quindi come l'effettivo atto di produzione (il quale purtroppo riceve soltanto un impulso dal di fuori) il cui risultato è il mondo; e ciò è esatto in quanto - ma qui abbiamo di nuovo una tautologia - la totalità concreta, come totalità del pensiero, come un concreto del pensiero, è in fact un prodotto del pensare, del comprendere; ma mai del concetto che genera se stesso e pensa al di fuori e al di sopra dell'intuizione e della rappresentazione, bensì dell'elaborazione in concetti dell'intuizione e della rappresentazione. L'insieme, il tutto, come esso appare nel cervello quale un tutto del pensiero, è un prodotto del cervello pensante che si appropria il mondo nella sola maniera che gli è possibile, maniera che è diversa dalla maniera artistica, religiosa e pratico-spirituale di appropriarsi il mondo. Il soggetto reale rimane, sia prima che dopo, saldo nella sua indipendenza fuori della mente; fino a che, almeno, il cervello si comporta solo speculativamente, solo teoreticamente. Anche nel metodo teorico, perciò, il soggetto, la società, deve essere presente alla mente come presupposto.

 

(K. Marx, Per la critica dell'economia politica, "Introduzione")