MELISSO, FRAMMENTI

 

Fr. 1
Sempre era ciò che era e sempre sarà. Difatti se fosse nato sarebbe necessario che prima di nascere non fosse nulla. Ma se non era nulla, dal nulla non sarebbe potuto nascere nulla affatto.

Fr. 2
Dunque poiché non è nato è e sempre era e sempre sarà e non ha principio né fine, ma è infinito. Infatti se fosse nato avrebbe un principio (perché a un certo momento avrebbe cominciato a nascere) e una fine (perché a un certo punto avrebbe cessato di nascere); ma non avendo né cominciato né terminato era sempre e sempre sarà, non ha né principio né termine. Non è infatti possibile che sia sempre ciò che non è intero.

Fr. 3
Ma come è sempre, così deve anche essere sempre infinito in grandezza.

Fr. 4
Ciò che ha principio e fine non è eterno né infinito.

Fr. 5
Se non fosse uno avrebbe limite in altro.

Fr. 6
Infatti se è deve essere uno. Poiché se fossero due non potrebbero essere infiniti, ma uno avrebbe limite nell’altro.

Fr. 7
1.Così dunque è eterno e infinito e uno e tutto uguale. 2. e non può né perire né diventar più grande né mutare la sua disposizione, né soffrir dolore né provar sofferenza. Che se dovesse esser soggetto a una qualunque di queste cose, non sarebbe più uno. Se infatti cambia la sua natura è necessario che l’essere non sia uguale, ma che perisca ciò che era prima e nasca ciò che non è. Basterebbe dunque che diventasse diverso anche di un solo capello in diecimila anni perché si annientasse completamente in tutta la durata del tempo. 3. E neppure è possibile che muti la sua disposizione, perché non si distrugge l’ordinamento che c’era prima e non nasce quello che non c’è. Ma poiché niente si aggiunge o perisce o diventa diverso, come potrebbe mutarsi qualcuno degli esseri? Perché se qualcosa potesse diventare diverso, sarebbe già cambiata anche la sua disposizione. 4. Né soffre dolore: perché non potrebbe essere tutto se lo soffrisse, giacché una cosa che soffre dolore non può essere sempre né ha la stessa forza di una cosa sana. E non sarebbe neppure uguale se soffrisse, perché soffrirebbe se gli venisse aggiunto o tolto qualcosa, e allora non sarebbe più uguale. 5. Neppure ciò che è sano potrebbe soffrire, perché perirebbe ciò che è sano e quindi ciò che è, e ciò che non è nascerebbe. 6. E anche per il provar sofferenza vale lo stesso ragionamento che per il soffrir dolore. 7. E neppure c’è niente di vuoto: perché il vuoto non è nulla e quindi ciò che non è nulla non può esistere. Né si muove: infatti non ha luogo dove spostarsi, ma è pieno. Ché se il vuoto esistesse, potrebbe spostarsi nel vuoto, ma non essendovi il vuoto non ha dove spostarsi. 8. E non può essere né denso né sottile. Il sottile infatti non è possibile che sia pieno nella stessa misura del denso, ma il sottile è già di per se stesso più vuoto del denso. 9. Questa è la distinzione da fare tra pieno e non pieno: se una cosa fa posto a un’altra o la accoglie in sé non è piena; se non fa posto ad un’altra né l’accoglie in sé è piena. 10. Quindi deve essere pieno se il vuoto non esiste. Ma se è pieno non si muove. (Traduzione di Angelo Pasquinelli)

Fr. 8
1.Questo discorso che abbiamo fatto è la massima prova che esiste soltanto l’uno, ma ne son prove anche queste cose che ora diciamo. 2. Se infatti esistessero molti esseri, dovrebbero essere così come io dico che è l’uno. Ché se ci fosse la terra e l’acqua e l’aria e il fuoco e il ferro e l’oro, e il vivo e il morto, e il nero e il bianco e tutte quelle cose che gli uomini dicono essere vere, se dunque queste cose esistono e noi vediamo e udiamo secondo verità, ognuna di esse dovrà essere necessariamente tale quale ci è apparsa la prima volta e non dovrà né cambiare né diventar diversa, ma essere sempre ognuna qual è. Ora noi diciamo di vedere di udire e di intendere secondo verità; 3. e tuttavia ci sembra che il caldo diventi freddo e il freddo caldo e che il duro diventi molle e il molle duro e ci sembra che il vivo muoia e nasca da ciò che non vive e che tutte queste cose mutino nella loro natura e che ciò che era non sia uguale a quel che è ora, ma che per esempio il ferro, che è una cosa dura, si consumi stando a contatto col dito, e così l’oro e la pietra e tutto ciò che sembra solido, e ci sembra che dall’acqua si generino terra e pietra. Da cui risulta che noi non vediamo né conosciamo gli esseri nella loro realtà. 4. Dunque queste cose non concordano tra loro. Infatti benché diciamo che gli esseri sono molti e che hanno forme e forza eterne, ci sembra poi che tutti mutino nella loro natura e divengano diversi da come li vediamo ogni volta. 5. E allora è chiaro che non avevamo visto giusto e che quelle cose ci sembrano a torto esser molte; perché se fossero vere non cambierebbero, ma ciascuna di esse sarebbe esattamente tale quale ci sembrava essere. Ché niente è più forte di ciò che è veramente. 6. Ma se è cambiato allora l’essere è andato perduto ed è nato il non-essere. Così se ci fossero molti esseri, bisognerebbe che fossero esattamente tali qual è l’uno. (Traduzione di Angelo Pasquinelli)

Fr. 9
Dunque se deve essere, deve essere uno; ma se è uno bisogna che non abbia corpo; se invece avesse spessore avrebbe delle parti e non sarebbe più uno.

Fr. 10
Se infatti l’essere si divide - dice - allora si muove, ma se si movesse non sarebbe.