NIETZSCHE, STOICI ED EPICUREI

Tratto da "La gaia scienza", un brano che definisce due diversi stili di vita attraverso le categorie dello stoico e dell'epicureo.

306. Stoici ed Epicurei. L'epicureo si sceglie la situazione, le persone o anche gli avvenimenti che si armonizzano con la sua costituzione intellettuale estremamente irritabile, rinunzia al resto, vale a dire al più, perchè sarebbe per lui un cibo troppo forte e pesante. Al contrario, lo stoico si esercita a trangugiare pietre e vermi, schegge di vetro e scorpioni e a essere insensibile alla nausea: il suo stomaco deve infine diventare indifferente a tutto quello che vi travasa il caso dell'esistenza [...] Per uomini con i quali il destino ama improvvisare, per quei tali che vivono in tempi di violenza e che dipendono da uomini bruschi e volubili, lo stoicismo può essere assai consigliabile. Ma chi prevede in qualche modo che il destino gli permette di tessere un lungo filo, fa bene a sistemarsi al modo epicureo; tutti gli uomini dediti al lavoro intellettuale hanno finora fatto così! Sarebbe infatti, per essi, la perdita peggiore tra tutte, rimetterci la loro delicata sensibilità e avere in regalo la dura pelle degli stoici con gli aculei del riccio.

(F. Nietzsche, Idilli di Messina, La gaia scienza, Scelta di frammenti postumi 1881-1882, pag. 171, testo critico di G. Colli e M. Montanari, Mondadori, 1965)