Popper, Come io non vedo la filosofia

In questa lettura Popper polemizza con i filosofi che pongono al centro della filosofia il linguaggio e non accetta neppure di considerare le varie teorie filosofiche come un prodotto della loro epoca o addirittura come delle mode passeggere. Per lui la filosofia è “parte della storia della ricerca della verità”.

 

K. R. Popper, Come io vedo la filosofia, trad. it. in  “La cultura”, XIV, 4, 1976, pagg. 394-395

 

In questa sezione, elencherò certe concezioni della filosofia e certe attività spesso considerate caratteristiche della filosofia, che io, per conto mio, trovo insoddisfacenti. La sezione potrebbe intitolarsi “Come io non vedo la filosofia”.

1. Non vedo la filosofia come la soluzione di enigmi linguistici.

2. Non vedo la filosofia come una serie di opere d’arte, come originali e interessanti quadri del mondo, o come intelligenti e insoliti modi di descrivere il mondo. Penso che se consideriamo la filosofia in questo modo, facciamo una grande ingiustizia nei riguardi dei grandi filosofi. I grandi filosofi non erano impegnati in una impresa estetica. Non cercavano di essere architetti di un brillante sistema: erano, in primo luogo, ricercatori di verità – di vere soluzioni di problemi genuini al pari dei grandi scienziati. No, io vedo la storia della filosofia essenzialmente come parte della storia della ricerca della verità e rigetto la concezione puramente estetica di essa, anche se la bellezza è importante nella filosofia come nella scienza.

Sono sostenitore strenuo della audacia intellettuale. Non possiamo essere dei vigliacchi intellettuali e dei ricercatori di verità, al contempo. Un ricercatore di verità deve osare di essere saggio, deve osare di essere un rivoluzionario nel campo del pensiero.

3. Non vedo la lunga storia dei sistemi filosofici come storia di edifici intellettuali in cui tutte le idee possibili siano saggiate e in cui la verità possa venire casualmente alla luce come un sottoprodotto. Credo che perpetriamo una ingiustizia nei confronti dei filosofi veramente grandi del passato, se dubitiamo per un attimo che ciascuno di essi non avrebbe scartato il proprio sistema (come avrebbe dovuto fare) non appena si fosse convinto che esso, seppure forse brillante, non muoveva neppure un passo sulla strada della verità. (Questo, incidentalmente, è il motivo per cui non considero né Fichte né Hegel come veri filosofi: diffido della loro dedizione alla verità).

4. Non vedo la filosofia come un tentativo di chiarire o di analizzare o di “esplicare” concetti o parole o linguaggi.

I concetti o le parole sono meri strumenti per formulare proposizioni, congetture e teorie. I concetti o le parole non possono essere veri in se stessi: servono solo al linguaggio umano descrittivo e critico. Il nostro fine non dovrebbe essere di analizzare significati, ma di ricercare verità interessanti e importanti, cioè vere teorie.

5. Non vedo la filosofia come un modo di essere bravi.

6. Non vedo la filosofia come una specie di terapia intellettuale (Wittgenstein), una attività per aiutare le persone ad uscire da perplessità filosofiche. Per me, nella sua opera piú tarda, Wittgenstein non mostrò alla mosca la strada per uscire dalla bottiglia. Piuttosto, vedo nella mosca, incapace di fuggire dalla bottiglia, un impressionante autoritratto di Wittgenstein. (Wittgenstein era un caso wittgensteiniano – cosí come Freud era un caso freudiano).

7. Non vedo la filosofia come la ricerca dei modi di esprimere le cose con piú precisione o esattezza. La precisione e l’esattezza non sono valori intellettuali in se stessi, e non dovremmo mai cercare di essere piú precisi o esatti di quanto non sia richiesto dal problema in questione.

8. Di conseguenza, non vedo la filosofia come un tentativo di fornire le fondamenta o l'impalcatura concettuale per risolvere problemi che potrebbero sorgere nel vicino o piú lontano futuro. John Locke lo fece: voleva scrivere un saggio di etica e ritenne necessario, prima, procurarne le premesse concettuali.

Il suo Saggio consiste in queste premesse e la filosofia britannica da allora in poi (con pochissime eccezioni, tra cui alcuni dei saggi politici di Hume) rimase impantanata in queste premesse.

9. Né vedo la filosofia come espressione dello spirito del tempo. Questa è una idea hegeliana, che non regge alla critica. Vi sono delle mode in filosofia, cosí come ve ne sono nella scienza. Ma un autentico ricercatore di verità non seguirà le mode: diffiderà di esse e le saprà anche combattere, se necessario.

 

K. R. Popper, Logica della ricerca e società aperta, Antologia a cura di D. Antiseri, La Scuola, Brescia, 1989, pagg. 83-85