Proclo, Il processo circolare dell’Essere

Proclo, per dimostrare la perfezione del processo circolare dell’Essere, utilizza chiaramente elementi platonici e plotiniani (come la tensione erotica verso il Bene), integrandoli, però con altri aspetti del pensiero greco classico, come il concetto di causa, di chiara derivazione aristotelica, o quello di unione del simile con il simile, che risale alla filosofia arcaica.

 

Elementi di teologia, 31, 32, 35

 

1      [31] Ogni cosa che procede essenzialmente da un’altra, ritorna a quella da cui procede. Ché, se procedesse ma non tornasse alla causa di questo processo, non aspirerebbe alla sua causa. Infatti, ogni cosa che desidera si volge all’oggetto del suo desiderio. Ma ogni cosa aspira al Bene, e ciascuna lo raggiunge secondo la sua causa prossima.

2      Dunque anche le singole cose aspirano alle proprie cause: perché quello, da cui deriva l’essere a ciascuna, quel medesimo le procura il Bene. E l’aspirazione si dirige anzitutto a ciò, da cui il Bene deriva; e si torna a quello che prima si desidera.

3      [32] Ogni ritorno si effettua per somiglianza fra le cose che ritornano e ciò a cui si ritorna. Difatti, ogni cosa che ritorna, si affretta a congiungersi con il tutto e desidera la comunanza e l’unione con esso. Ora, la somiglianza unisce tutte le cose, cosí come la dissomiglianza le disgiunge e separa; perciò, se il ritorno è una certa comunanza e congiunzione, e se ogni comunanza e congiunzione avviene per somiglianza, necessariamente ogni ritorno si effettuerà per somiglianza.

4      [35] Ogni causato rimane nella sua causa, procede da essa, ritorna ad essa. Se rimanesse soltanto, non differirebbe in nulla dalla causa, essendo indistinto, poiché il processo va insieme con la distinzione. Se procedesse soltanto, sarebbe separato da essa e privo di simpatia, non avendo alcuna comunicazione con la causa. Se poi tornasse soltanto, come mai ciò che non ha l’essenza della causa, potrebbe per la sua essenza tornare a un elemento estraneo? Se rimanesse e procedesse, e non ritornasse, come vi sarebbe in ogni cosa un desiderio naturale del benessere e del Bene, e una tendenza verso il suo principio generatore? E se procedesse e ritornasse, ma non rimanesse, come mai, separato dalla causa, avrebbe fretta di ricongiungersi ad essa?

5      Né era congiunto prima del distacco. Ché, se fosse congiunto, rimarrebbe interamente in esso. Se rimanesse e tornasse, ma non procedesse, come sarebbe possibile che ciò che è diviso ritornasse? Giacché ogni cosa che ritorna assomiglia a quella che si risolve in ciò da cui è essenzialmente separata.

6      Dunque è necessario o che rimanga solamente, o che ritorni solamente, o che proceda solamente, o che gli estremi si uniscano tra loro, o che il medio si unisca con ciascuno degli estremi, o che tutti si congiungano. Dobbiamo perciò concludere che ogni cosa, necessariamente, rimane nella sua causa, procede da essa e ritorna ad essa.

 

(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1966, vol. I, pagg. 797-798)