Rheticus, La forza del sistema copernicano è la sua semplicità

La difficoltà della teoria tolemaica di rendere ragione di alcuni fenomeni celesti, come il moto “retrogrado” (i pianeti, nel loro muoversi attraverso le costellazioni, sembrano talvolta fermarsi e addirittura tornare indietro per un certo tempo), aveva reso le argomentazioni dei tolemaici sempre piú complicate. Discepolo di Copernico, l’astronomo Georg Joachin Lauscher, detto Rheticus dalla sua terra di origine, la Rezia nelle Alpi centrali, trova nella semplicità il motivo piú valido a favore del sistema copernicano. Egli è convinto che l’Universo obbedisca nel suo insieme e nei particolari a una legge, che è anche semplicità, armonia e perfezione.

 

G. J. Rheticus, De libris revolutionum eruditissimi viri et mathematici excellentissimi D. Doctoris Nicolai Copernici. Narratio prima, Basilea, 1541

 

Ogni anno i pianeti mostrano un movimento diretto, stazionario, retrogrado; ci si presentano all’apogeo e al perigeo. Come dimostra Copernico, tutti questi fenomeni possono essere spiegati mediante il moto uniforme del globo terrestre: è sufficiente supporre che il Sole sia fermo al centro dell’Universo e che la Terra ruoti attorno al Sole su un eccentrico che Copernico chiamò orbe magno. La vera intelligenza delle cose celesti viene in tal modo a dipendere dai movimenti uniformi e regolari del solo globo terrestre: in questo è indubbiamente presente qualcosa di divino. [...]

Il mio maestro si rese conto che soltanto in questo modo era possibile che l’insieme delle rivoluzioni e moti degli orbi avvenissero con regolarità e proporzione intorno ai loro propri centri, come è proprio dei moti circolari. I matematici, non meno dei medici, devono infatti concordare con quanto insegna Galeno nei suoi scritti: che la natura non fa niente che sia privo di senso e che il nostro Creatore è cosí saggio che ognuna delle sue opere non ha un solo scopo, ma anche due, tre e spesso anche di piú. Ora, poiché noi vediamo che mediante questo solo movimento della Terra trovano spiegazione un numero quasi infinito di fenomeni, perché non dovremmo attribuire a Dio, creatore della natura, l’abilità che osserviamo presso i semplici fabbricanti di orologi? Essi pongono ogni cura nell’evitare nei loro meccanismi delle ruote inutili o tali che la loro funzione possa essere adempiuta in un modo migliore da un’altra ruota in virtú di un piccolo mutamento nella posizione. E cosa poteva indurre il mio maestro, che era un matematico, a non adottare la conveniente teoria del movimento del globo terrestre?

 

(La rivoluzione scientifica: da Copernico a Newton, a cura di Paolo Rossi, Loescher, Torino, 1973, pagg. 144-145)