Russell, Linguaggio e filosofia

In questa lettura il filosofo inglese mette in evidenza l’influenza del linguaggio sulla filosofia, a cominciare da termini semplici come soggetto-oggetto. Infine egli consiglia di guardarsi dai pericoli insiti nel linguaggio.

 

B. Russell, Logical atomism, in Contemporary British Philosophy, London 1924; Ristampato in Logic and Knowledge. Essays 1901-1950, London 1956; trad. it. di M. A. Bonfantini, in B. Russell, Linguaggio e realtà, Laterza, Bari, 1970, pag. 127

 

Credo che l'influenza del linguaggio sulla filosofia sia stata profonda e pressoché inavvertita. Per non essere mistificati da questa influenza, è necessario che ne assumiamo piena coscienza e che ci domandiamo esplicitamente fino a che punto essa sia legittima. La logica soggetto-predicato, con l'annessa metafisica sostanza-attributo, è un esempio tipico degli effetti di codesta influenza. È dubbio se tale logica e tale metafisica avrebbero potuto mai essere inventate da popoli che parlassero una lingua non-ariana; certamente non sembra che siano apparse in Cina, se non in connessione col buddismo, che portò con sé la filosofia indiana. Facciamo un esempio d'altro genere: viene naturale supporre che un nome proprio, che poteva essere usato in modo significante, stia per una singola entità: noi supponiamo, cioè, che ci sia un certo essere piú o meno persistente chiamato “Socrate”, dato che il medesimo nome si applica a una serie di occorrenze che siamo indotti a considerare quali manifestazioni di quell'unico essere. Mano a mano che il linguaggio diventa piú astratto, fa il suo ingresso nella filosofia un nuovo insieme di entità, e cioè quelle rappresentate da parole astratte, gli universali. Non voglio sostenere che non esistano universali, ma certamente ci sono molte parole astratte che non stanno a significare universali singoli: per esempio, la triangolarità e la razionalità. Sotto questi aspetti il linguaggio può essere fuorviante sia nel vocabolario che nella sintassi; e noi dobbiamo guardarci da entrambi i pericoli, se vogliamo che la nostra logica non comporti una falsa metafisica.

 

Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. I, pag. 551