RAWLS, KANT E LA GIUSTIZIA

 

Il desiderio di agire con giustizia, quando è inteso in modo appropriato, deriva parzialmente dal desiderio di esprimere con maggior pienezza ciò che siamo o possiamo essere, e cioè esseri razionali liberi e eguali, dotati della libertà di scelta. …Coloro che considerano la dottrina morale di Kant come una dottrina di norma e sanzione la fraintendono gravemente. Lo scopo principale di Kant è di approfondire e giustificare l’idea di Rousseau che libertà è agire in accordo con la legge che noi stessi ci diamo. E ciò conduce non tanto a una moralità di comando austero, quanto a un’etica del mutuo rispetto e della stima di sé.

 

La posizione originaria può essere quindi vista come un’interpretazione procedurale della concezione kantiana dell’autonomia e dell’imperativo categorico. I principi regolativi del regno dei fini sono quelli che verrebbero scelti in questa posizione, e la descrizione di questa situazione ci mette in grado di spiegare il senso in cui agire in base a questi principi esprime la nostra natura di persone razionali libere ed eguali. Queste nozioni non sono più puramente trascendenti e prive di relazioni spiegabili con la condotta umana, perché la concezione procedurale della posizione originaria ci permette di stabilire questi legami.(2). È vero che mi sono allontanato in diversi punti dalla tesi kantiana. Non li discuterò adesso, ma di essi occorre sottolinearne due. Ho assunto che la scelta di una persona in quanto io noumenico sia collettiva(1). Il significato dell’essere l’io eguale è che i principi scelti devono essere accettabili anche per gli altri io. Poiché tutti sono similmente liberi e razionali, ciascuno deve avere un uguale peso nell’adozione dei principi pubblici della comunità etica. Ciò significa che , in quanto io noumenico, ciascuno deve acconsentire a questi principi…….

 

In secondo luogo, ho sinora assunto che le parti sanno di essere soggette alle condizioni della vita umana. Trovandosi nelle circostanze di giustizia, esse sono situate nel mondo insieme ad altri uomini, che si trovano ugualmente di fronte alle limitazioni della scarsità moderata e delle pretese conflittuali. La libertà umana va regolata da principi scelti alla luce di queste restrizioni naturali. Perciò la giustizia come equità è una teoria della giustizia umana e, tra le sue premesse, si trovano i fatti elementari riguardanti le persone ed il loro posto nella natura. La libertà di pure intelligenze non soggette a queste restrizioni, e la libertà di dio, sono al di fuori dell’ambito della teoria.

 

(Una teoria della giustizia, pp.219-220)