Schelling, Il superamento del male come scopo della creazione

All’inizio della lettura Schelling si pone una serie di domande che hanno sempre tormentato gli uomini: il male è destinato a scomparire? La creazione esiste per uno scopo? La risposta sta nel fatto che Dio, essendo vita e persona, si è voluto assoggettare al destino che è riservato a ciò che si stacca dall’essere e si sottopone al divenire. Il male è cosí divenuto necessario alla rivelazione del bene, che alla fine prevarrà.

 

F. W. J. Schelling, Ricerche filosofiche sull’essenza della libertà umana e gli oggetti che vi sono connessi

 

Dopo tutto ciò rimane sempre la domanda: finisce il male, e come? La creazione ha in generale uno scopo? Se sí, perché questo non è raggiunto immediatamente? Perché la perfezione non è già fin dall’inizio? A ciò non vi è altra risposta che quella già data: perché Dio è una vita, non solo un essere. Ma ogni vita ha un destino, ed è soggetta al patire ed al divenire. A questo destino si è dunque liberamente assoggettato anche Dio, dacché primieramente separò il mondo della luce da quello delle tenebre, per divenir personale. L’essere diventa accessibile solo nel divenire. Certamente nell’essere non vi è divenire; piuttosto il primo è posto come eternità nel secondo; ma nel processo di realizzazione per antitesi vi è necessariamente un divenire. Senza il concetto di un Dio che soffre umanamente, comune a tutti i misteri e a tutte le religioni spirituali del passato, l’intera storia rimane incomprensibile…

Al di sopra del verbo sorge lo spirito, e lo spirito è il primo essere che unisce il mondo della tenebra a quello della luce, e subordina a sé i due principi per realizzarsi e divenir personale. Contro questa unità reagisce tuttavia il fondamento, e afferma la dualità iniziale, ma solo in vista di un sempre maggiore incremento, e della finale separazione del bene dal male. La volontà del fondamento deve rimanere nella sua libertà sino a che tutto sia compiuto, sino a che tutto sia divenuto reale. Se fosse sottomessa prima, in essa resterebbe nascosto il bene insieme con il male. Ma il bene dev’essere elevato dalla tenebra all’attualità, per vivere eternamente con Dio; il male invece dev’esser diviso dal bene, per venir ricacciato eternamente nel non-essere. È ben questo, infatti, lo scopo finale della creazione…

Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XVIII, pag. 249