Stoicismo, Il male ha una ragione sua propria

In un mondo tutto positivo anche il male è necessario per l’esistenza del bene, secondo la grande legge dei contrari per la quale il bene non potrebbe esistere, e neppure essere pensato, senza una qualche presenza del male. La “conflagrazione” (expýrosis) di cui parla il frammento a) è, per gli stoici, il momento conclusivo di una effusione del fuoco primitivo che anima il mondo: alla “conflagrazione” farà seguito un rinnovamento dell’universo purificato.

 

fonti diverse

 

a) La conflagrazione come purificazione (catarsi) del mondo dal male (Ippol., Philos., 21; Plut., Adv. stoic., 17)

 

1             Aggiungono che la conflagrazione sarà anche purificazione di questo universo.

2             Quand’essi fanno ardere il mondo, non resta il male neppure in minima parte, e il tutto è per tal tempo razionale e saggio.

 

b) La nascita del male nel mondo: necessaria per la reciproca dipendenza dei contrari e per l’economia del tutto
(Cris., Fis., II, in Plut., De Stoic. rep., 35, 1050; Gellio, N. A., VII, 1; Plut., De Stoic. rep., 35, 1050; Cleante, Inno a Giove, 20)

 

1             Il male [...] ha una ragione sua propria: perché anch’esso nasce in certo modo secondo la ragione della natura, e, per cosí dire, non nasce senza utilità per il tutto: ché altrimenti non ci sarebbero i beni.

2             Nel libro IV Della Provvidenza Crisippo [...] dice: non è assolutamente possibile esser piú rozzo di costoro, i quali credono che avrebbero potuto esistere i beni, senza che ci fossero insieme i mali. Giacché essendo i beni contrari ai mali, è necessario che entrambi gli opposti si mantengano fra loro e quasi da mutuo e contrario sforzo sostenuti: ché non si dà contrario (per contrario che sia) senza l’altro contrario. Come infatti potrebbe darsi il significato della giustizia, se non ci fossero le offese? o che altro è la giustizia, se non la liberazione dall’ingiustizia? e cosí, come si capirebbe l’energia, se non fosse per l’opposizione all’ignavia? e la moderazione se non per opposto all’intemperanza? e cosí come ci sarebbe la prudenza, se non ci fosse di contro l’imprudenza? Perché dunque (dice) questi sciocchi non desiderano che ci sia la verità senza la menzogna? È lo stesso caso, difatti, dell’esistenza di beni e mali, felicità e disagio, dolore e piacere. Son legati l’uno all’altro, come dice Platone, per i vertici fra loro opposti; se ne porti via uno, li hai tolti via tutt’e due. 

3             Dice [Crisippo] nel libro II Degli Dei, una volta, che le molestie sopraggiungono ai buoni non come ai cattivi per punizione ma, come negli Stati, per un’altra ragione d’ordine (economia) [...] che è in certo modo relativa al tutto.

4             Cosí infatti tu [Dio], hai armonizzato ad unità tutti i beni con i mali, che ne nascesse una ragione eterna di tutte le cose.

 

(R. Mondolfo, Il pensiero antico, La Nuova Italia, Firenze, 19673, pagg. 394-395)