Cicerone
riassume la complessa dottrina degli stoici sulla libertà “per sfuggire alla
necessità e insieme mantenere il fato”. Importante la distinzione fra cause
principali e cause prossime. Non sempre le cause di ciò che avviene sono da
ricercare nei princípi fondamentali, nel grande Lógos divino; molto spesso si
tratta di cause prossime e secondarie.
Cicerone, De fato, 41-43
Crisippo, respingendo la necessità e
pur volendo che nulla si dia senza cause precedenti, distingue i generi delle
cause per sfuggire alla necessità e insieme mantenere il fato. Delle cause,
dice, alcune son perfette e principali, altre contribuenti e prossime. Perciò
nel dire che tutto fatalmente viene da cause preesistenti, non vogliamo
intendere da cause perfette e principali, ma da contribuenti e prossime [...].
E se queste non sono in poter nostro, non ne segue che neppur le tendenze siano
in nostro potere [...]. Giacché, per quanto l’assenso non possa darsi se non
mosso dalla rappresentazione, tuttavia [...], egli dice, a quel modo che chi ha
dato la spinta a un cilindro, gli ha dato l’inizio del movimento, ma non la
capacità di girare, cosí la rappresentazione imprime, sí, l’oggetto [...], ma
l’assenso sarà in nostro potere, e sospinto dal di fuori, a quel modo che s’è
detto del cilindro, del resto si moverà per forza e natura propria.
(R. Mondolfo, Il
pensiero antico, La Nuova Italia, Firenze, 19673, pag. 397)