Spengler, La storia è il succedersi delle civiltà

 

Io vedo lo spettacolo di una pluralità di possenti civiltà che fioriscono con forza primigenia dal grembo di una terra materna, a cui ognuna di esse rimane strettamente legata nell'intero corso della sua esistenza - e ognuna delle quali imprime la propria forma alla materia, cioè all'umanità, e ha quindi la sua propria idea, le sue proprie passioni, la sua propria vita con una particolare volontà e un particolare sentire, e infine la sua propria morte... Ogni civiltà ha le sue nuove possibilità di espressione, che appaiono, maturano, appassiscono e non ritornano mai piú. Vi sono molti tipi - tra loro del tutto differenti nella loro essenza piú profonda - di scultura, di pittura, di matematica, di fisica, ognuno di durata limitata, ognuno chiuso in se stesso, nello stesso modo in cui ogni specie di pianta ha i propri fiori e frutti, il proprio tipo di crescita e di morte. Queste culture - esseri viventi al piú alto grado - crescono maestosamente prive di scopo, come i fiori nel campo. Esse appartengono, al pari delle piante e degli animali, alla natura vivente di Goethe, non già alla natura morta di Newton. Nella storia universale vedo il quadro di un'eterna formazione e trasformazione, di un meraviglioso divenire e trapassare di forme organiche.

 

(Spengler, Il tramonto dell'Occidente)