Valla, Un giudizio sugli stoici

Secondo Lorenzo Valla i filosofi stoici hanno cercato di mascherare la loro pigrizia con la teoria della superiorità della vita contemplativa su quella attiva, in cui risiederebbe la loro beatitudine.

 

L. Valla, De vero falsoque bono

 

Dovrebbero vergognarsi una buona volta, delle loro sciocchezze e dei loro vani discorsi, essi che, mentre approvano a parole le cose che non fanno, deplorano quelle che fanno. Quanto ai piú vigorosi, che comprovano coi fatti la durezza del discorso, essi furono tali quali ora dico, e non serbarono per sé alcuna cosa, né in sé né negli altri. Per rivelare l’origine dell’onestà a me sembra che abbiano agito cosí non secondo una ragionata decisione ma per pigrizia. Stimo infatti e ritengo che ci siano stati degli uomini, come ce ne sono tuttora, amatori dell’incuria, e dell’ignavia, i quali per il fastidio di procurarsi le cose necessarie, hanno preferito vivere codesta vita incolta e orrida. E poiché questo veniva loro rimproverato come un vizio, escogitarono un’ostinatissima difesa della propria turpitudine, come coloro che preferiscono difendere il proprio delitto piuttosto che abbandonarlo, e introdussero un nuovo dogma, tanto lontano dal senso comune, quanto la loro vita si era allontanata dall’uso comune. Onde accadde che furono disprezzati da tutti, e tutti, a loro volta, ostinati nella loro opinione, essi disprezzarono. Come vediamo che fanno le scimmie, le quali quando sono schernite dai fanciulli per le loro oscenità li scherniscono a loro volta. Quali vergogne, quali confusioni, quali tormenti dunque pensiamo debbano sostenere e soffrire le nostre scimmie, voglio dire gli Stoici, quando si accorgono che sono considerati come scimmie? E quindi si vantano sempre di essere beati e beatissimi, mentre nessuno è piú infelice di loro. Come può essere beato chi si pasce di vento, per non dire che è oberato di tutti i mali? Ciò comprese quel famoso Diogene, il quale, lo giurerei, si uccise per fastidio della vita...

Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1964, vol. VI, pag. 921