Vico, Una dipintura come introduzione alla Scienza nuova

L’introduzione (Idea dell’opera) all’edizione del 1744 della Scienza nuova si apre con una figura e si chiude con una Tavola cronologica. La figura è abbastanza complessa: da un cielo nuvoloso emerge un triangolo con un occhio dal quale scaturisce un raggio di luce che colpisce il petto di una donna (la metafisica) ed è quindi riflesso sulla statua di Omero; la metafisica è in piedi sul globo dell’Universo poggiato su un altare. La tavola cronologica mostra in maniera sinottica gli eventi storici dei popoli (Ebrei, Caldei, Sciti, Fenici, Egizi, Greci, Romani) a partire dall’anno 1656 dalla creazione del mondo - data, secondo Vico, del diluvio universale - per giungere all’anno 3849 del mondo (552 dalla fondazione di Roma) in cui avviene la Seconda guerra punica e da cui comincia “la storia certa romana” narrata da Livio. Proponiamo la lettura dell’ultima pagina dell’introduzione che costituisce una sintesi (“somma”) del piano dell’opera.

 

G. Vico, Princípi di una scienza nuova d’intorno alla comune natura delle nazioni [1744], Idea dell’opera

 

Laonde tutta l’idea di quest’opera si può chiudere in questa somma. Le tenebre nel fondo della dipintura sono la materia di questa Scienza, incerta, informe, oscura, che si propone nella Tavola cronologica e nelle a lei scritte Annotazioni. Il raggio del quale la divina provvedenza alluma il petto alla metafisica sono le Degnità, le Diffinizioni e i Postulati, che questa Scienza si prende per Elementi di ragionare i Princípi co’ quali si stabilisce e ‘l Metodo con cui si conduce: le quali cose tutte son contenute nel libro primo. Il raggio che da petto alla metafisica si risparge nella statua d’Omero è la luce propria che si dà alla Sapienza poetica nel libro secondo, dond’è il vero Omero schiarito nel libro terzo. Dalla Discoverta del vero Omero vengono poste in chiaro tutte le cose che compongono questo mondo di nazioni, dalle lor origini progredendo secondo l’ordine col quale al lume del vero Omero n’escono i geroglifici: ch’è il Corso delle nazioni che si ragiona nel libro quarto; - e, pervenute finalmente a’ piedi della statua d’Omero, con lo stess’ordine ricominciando, ricorrono: lo che si ragiona nel quinto ed ultimo libro.

E alla fin fine, per restrignere l’idea dell’opera in una somma brievissima, tutta la figura rappresenta gli tre mondi secondo l’ordine col quale le menti umane della gentilità da terra si sono al cielo levate. Tutti i geroglifici che si vedono in terra dinotano il mondo delle nazioni, al quale prima di tutt’altra cosa applicarono gli uomini. Il globo ch’è in mezzo rappresenza il mondo della natura, il quale poi osservarono i fisici. I geroglifici che vi sono al di sopra significano il mondo delle menti e di Dio, il quale finalmente contemplarono i metafisici.

 

(G. Vico, Opere filosofiche, a cura di N. Badaloni, Sansoni, Firenze, 1971, pag. 398)