Weil, L’uomo e la macchina sociale

Per Simone Weil l’uomo è oppresso e disumanizzato dallo strapotere della macchina sociale.

 

S. Weil, Oppressione e libertà, a cura di C. Falconi, Comunità, Milano, 1956, pagg. 184-185

 

Mai l’individuo è stato cosí completamente abbandonato a una collettività cieca, mai gli uomini sono stati piú incapaci, non solo di sottomettere le loro azioni ai propri pensieri, ma persino di pensare.

I termini di oppressori e oppressi, il concetto di classi, tutto ciò è estremamente vicino a perdere ogni significato, tanto sono evidenti l’impotenza e l’angoscia di tutti gli uomini davanti alla macchina sociale, divenuta una macchina per comprimere cuori e spiriti e per fabbricare l’incoscienza, la stupidità, la corruzione, la disonestà e soprattutto la vertigine del caos.

La causa di questo doloroso stato di cose è fin troppo evidente. Noi viviamo in un mondo dove nulla è sulla misura dell’uomo; dove vi è una sproporzione mostruosa tra il corpo dell’uomo, il suo spirito e le cose che costituiscono attualmente gli elementi della vita umana; dove, in una parola, tutto è disequilibrio.

 

Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. IV, pag. 715