Wertheimer, La teoria dinamica dell’attività psichica

Max Wertheimer (Praga 1880-New York 1943) esamina il processo dinamico per cui il pensiero, di fronte a una situazione problematica, riesce a produrre – attraverso l’insight (improvvisa intuizione o illuminazione) – una soluzione che non è frutto di apprendimento per prove ed errori, ma di una ristrutturazione globale, da parte del soggetto, dei dati a disposizione, che porta a scoprire nuove relazioni. Questa tendenza a giungere a una decisa e chiara “strutturazione del campo”, a cogliere le strutture fondamentali nelle situazioni che si presentano confuse o incerte, rappresenta la caratteristica prevalente di molte esperienze umane – sia nel campo scientifico sia in quello politico e sociale – che è all’origine di molte nuove scoperte. Il saggio Il pensiero produttivo, da cui sono tratte queste pagine, è stato pubblicato postumo nel 1945.

 

M. Wertheimer, Il pensiero produttivo

 

La teoria dinamica [...] non è semplice, non intende offrire cose in determinate soltanto per il desiderio di sussumere, di catalogare, essa comporta molti problemi di ricerca: problemi meravigliosi, penso Ma io non credo che la sua base sia estranea a ciò che suggerisce il buon senso naturale.

Spero che il lettore non fraintenderà il significato filosofico di questa concezione. Quando qui viene dato un quadro della dinamica strutturale interna che determina i processi, non vuol dire che in questo sviluppo l’uomo sia semplicemente passivo. Da parte sua occorrono un atteggiamento, una volontà di affrontare direttamente i problemi una risoluzione ad approfondirli con coraggio e sincerità, un desiderio di migliorare la propria comprensione, in contrasto con atteggiamenti arbitrari, ostinati o servili. Questo, penso, è uno dei grandi attributi che costituiscono la dignità dell’uomo.

Di importanza centrale nella teoria è il passaggio da un aggregato frammentario, da una struttura superficiale, a una struttura oggettivamente migliore o adeguata. I criteri per la verità di una concezione dal punto di vista strutturale sono piú difficili da stabilire rispetto a quelli della verità particolare. In questo libro mi sono limitato a mostrare, in casi relativamente elementari, che si possono prendere decisioni esatte circa la struttura appropriata, vera; e questo contro il negativismo scettico, relativistico.

Talvolta la situazione è strutturalmente ambigua, come nelle figure ambigue della percezione, nel caso in cui le linee possono appartenete a una superficie o ad un’altra, cosí che esiste piú di una possibilità di strutturazione. Lo stesso avviene in molti casi in cui nessuna i struttura particolare è fino ad ora quella giusta, perché la nostra conoscenza dei fatti è troppo incompleta o perché dati e fatti importanti per la decisione non sono disponibili oppure non sono stati stabiliti con sufficiente chiarezza. Diverse condizioni, forze, fattori, possono determinare una struttura per il soggetto: fattori che spesso comprendono inerzia di abitudini, atteggiamenti particolaristici o l'azione dello stesso principio della pregnanza in direzione di una chiusura prematura: in tali casi il soggetto cade vittima di una seducente semplificazione.

Tutto questo non esaurisce il problema della strutturazione appropriata. Il desiderio di non essere ciechi alla struttura, di ottenere un vero orientamento strutturale, sembra forte e spesso si rivela perfino nello svolgimento e nella direzione che hanno gli errori. Per molte persone il vivere senza riuscire a vederci chiaro, in una molteplicità indefinita di fattori e di forze che impediscono una chiara decisione per l’azione, per i tratti essenziali della situazione, rappresenta uno stato di cose insopportabile. Vi è una tendenza verso la chiarezza della struttura, verso la definitezza, verso la verità, in opposizione a concezioni banali: vi è il desiderio di non ingannare se stessi. Se questo desiderio di raggiungere sinceramente la vera struttura è debole, allora prevale la semplificazione della struttura in una direzione desiderata. Il caso estremo è quello di un sistema paranoide, in cui i dati vengono travisati e i fatti reali violati. Strutture mal centrate, con superficialità, sono spesso dinamicamente precarie: sebbene il progresso possa essere lento in quanto le forze della struttura fanno sí che il soggetto trascuri o eviti di proposito problemi cruciali, e razionalizzi il suo errore, vi sono casi evidenti in cui un elemento o un argomento mettono in pericolo una concezione strutturale superficiale e la demoliscono in nuovi procedimenti drammaticamente fecondi.

Tali problemi rivestono un ruolo enorme nel campo personale, sociale e politico. Spesso nella discussione politica, nelle concezioni politiche ci si rende conto della forza d’urto del principio della pregnanza nella tendenza quasi irresistibile, nel vivo desiderio di giungere a una semplice, decisiva strutturazione del campo; di ottenere un orientamento ben definito, di agire ragionevolmente, di non essere chiusi, di non agire a casaccio. Si aspira ardentemente a un orientamento vero.

Nella discussione politica spesso accade che i problemi su cui non si è d’accordo sono non tanto i fatti stessi, quanto piuttosto il ruolo strutturale che ricoprono, la funzione che hanno nel contesto, con tutte le loro caratteristiche di “poiché”, “ma”, “tuttavia”, “sebbene”, e cosí via. Gli uomini sono scontenti se la complicazione di tali caratteristiche confonde il problema: essi desiderano una visione strutturalmente chiara in cui gli elementi trovino il loro posto preciso, la funzione e il ruolo adatti, senza turbare le linee principali e la direzione che ne risulta verso la concezione e l’azione. Questo li può portare fuori strada. Ma spesso si vede, anche, come questa tendenza alla semplicità di struttura sia unita profondamente al desiderio di raggiungere la struttura vera. Esperienze ed esperimenti dimostrano questo con efficacia e chiarezza, a dispetto delle forze che cercano di mantenere in piedi una concezione strutturale che già esiste.

In diversi esperimenti che io ho condotto su questi problemi vi sono stati risultati sorprendenti in questo senso. Il dott. S. E. Asch è anch’egli ora al lavoro su di un ampio studio di questi problemi, che erano stati tanto trascurati dagli psicologi sociali, in quanto essi si fissavano quasi esclusivamente sullo studio di forze arbitrarie. Spero che il dottor Asch pubblichi presto i suoi risultati.

Qui vi sono compiti importanti per la democrazia. Non sono sufficienti gli atteggiamenti critici, lo scetticismo: vi è bisogno di chiarezza strutturale. Si spera che i metodi produttivi verranno migliorati, non semplicemente per raccogliere informazioni su fatti staccati, ma anche per ottenere una limpida visione in profondità delle grandi linee, delle strutture fondamentali di situazioni cruciali.

Ora, oltre a processi del tipo discusso nei capitoli di questo libro (tipo grado maggiore o minore, caratteristiche di un’altra natura (tipo esteriore, per semplice richiamo alla mente, oppure come risultato di tentativi ciechi, alcuni degli elementi oppure alcune operazioni necessarie per il progresso. Inoltre, al limite di ciò che si conosce, nella scienza in via di sviluppo, vi sono troppe situazioni la cui natura richiede prima di tutto un accurato esame dei fatti, una comprensione delle relazioni di fatto, ecc., poiché troppo poco è tuttora conosciuto, troppo poco viene compreso. Ma sono momenti meravigliosi quelli in cui, dopo un lungo periodo di studi o di sperimentazione diligente, accurata, si apre una via verso la comprensione della struttura; oppure quelli in cui un esperimento porta a risultati che non si adattano o perfino contraddicono una data concezione della struttura, e il processo quindi avanza sotto questa sfida.

Gli estremi dall’altra parte scoperta a caso o soltanto da una successione di tentativi alla cieca, da un puro richiamo alla mente, da una fiducia assoluta nella ripetizione meccanica, dall’esercizio o da spinte esterne. Vi sono molte situazioni la cui natura non permette altro che procedimenti ciechi e scoperte chiuse, come ad esempio negli esperimenti, di cui si fa ampio uso, con labirinti, o compiti di discriminazione. Qui tutti i fattori che potrebbero fornire qualche traccia per un comportamento guidato dalla ragione vengono accuratamente esclusi da chi effettua l’esperimento. In queste condizioni nessun genio, per quanto grande, potrebbe dapprima far altro che dedicarsi a tentativi ciechi; il successo potrebbe aver luogo solo per caso, ed essere in seguito ripetuto; a meno che nel frattempo l’apparato arbitrario non venga mutato arbitrariamente dallo sperimentatore.

Ripetendo: le differenze tra gli estremi anche profonde differenze nell’atteggiamento umano.

 

La psicologia nel pensiero contemporaneo, a cura di G. Mucciarelli, G. D’Anna, Messina-Firenze, 1981, pagg. 98-101