AMELIO (GENTILIANO)

 

A cura di Diego Fusaro

 

 

Plotino ebbe due discepoli: Amelio e Porfirio. Amelio – che ebbe dimestichezza con il pensiero di Numenio prima di diventare un fedele seguace di Plotino – restò un poco in bilico fra i due maestri. Amelio, il cui vero nome era Gentiliano, proveniva dall’Etruria. Restò alla scuola di Plotino per ventiquattro anni, dal 246 al 269 d.C. Si trasferì poi ad Apamea, in Siria. Di lui ci sono pervenute solo poche testimonianze. In bilico tra Numenio e Plotino, Amelio prese a sviluppare alcuni punti della filosofia di Plotino, anticipando una tendenza che venne poi seguita dai successivi Neoplatonici. Egli ritenne infatti necessario procedere a una tripartizione della seconda ipostasi, ossia del Nous. Scrive Proclo a questo riguardo (In Plat. Tim., I):

 

“Amelio pone un triplice Demiurgo, tre Nous, tre Re: colui che è, colui che contiene, colui che contempla. Essi differiscono in quanto il primo Nous è essere in senso pieno, il secondo è l’intelligibile in sé, possiede ciò che è prima di lui e partecipa interamente di quello e per tal motivo appunto è secondo. Il terzo è pure in sé intelligibile, perché ogni intelligenza è identica all’intelligibile cui si congiunge strettamente”.

 

Sappiamo che Amelio rinominò questa triade con nomi di Dei: Phanes, Ouranos e Kronos. Certo, la complessità della seconda ipostasi plotiniana poteva indurre a operare – come fece Amelio – distinzioni; ma va anche detto che, a ben vedere, Plotino aveva molto insistito sulla “unità” di essa, mentre, a cominciare da Amelio, i Neoplatonici insistettero sempre più sulle “distinzioni”, finendo da ultimo per moltiplicare le ipostasi e i momenti delle varie ipostasi in modi e misure tali che finirono col disintegrare la metafisica neoplatonica. Occorre però notare come Amelio non sembri aver introdotto la tripartiziore del Nous seguendo un filo conduttore che gli permettesse di ripensare organicamente tutte e tre le ipostasi plotiniane, ma piuttosto per un certo permanere dell’influsso del Medioplatonismo e di Numenio, che distinguevano appunto una gradazione di intelletti. Il suo tentativo fu cioè una difficile (per non dire impossibile) coniugazione delle tesi di Numenio con quelle di Plotino. Aspetto, questo, che pare anche confermato dal fatto che Amelio assunse nei confronti dell’Anima un atteggiamento opposto a quello assunto nei confronti del Nous, insistendo – contrariamente a Plotino stesso – sull’“unità dell’Anima”. Se Plotino parlava di unità dell’Anima quanto al genere e alla specie, Amelio parlava di unità dell’Anima anche quanto al numero, e riteneva che le differenziazioni dell’anima dipendessero solo dalle differenti relazioni e rapporti in cui l’anima può entrare. Lo schema complessivo delle ipostasi del sistema ameliano sembra dunque essere stato quello che segue:

 

Uno

Primo Nous – Essente

Secondo Nous – Avente

Terzo Nous – Contemplante

Anima

 

Il pensiero di Amelio ebbe un grande sviluppo, oltre che in ambito filosofico, in ambito religioso-teologico, rivelando un grande attaccamento alla religione positiva e alle pratiche dei culti pagani. Ciò nonostante, Amelio non portò a livello speculativo le istanze che erano implicite in questo suo atteggiamento pratico, e quindi non modificò la direzione generale che Plotino aveva impresso alla Scuola.

 


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