ARISTONE DI CEO

 

 

A cura di Diego Fusaro

 

 

 

Aristone di Ceo fu il successore di Licone nella direzione del Peripato, la scuola filosofica originariamente fondata da Aristotele. Nacque a Iuli nell’isola di Ceo. La sua acmé cade, con buone probabilità, verso la fine della seconda metà del III secolo a.C. I suoi frammenti sono stati raccolti e commentati da F. Wehrli, Die Schule des Aristoteles (La scuola di Aristotele), Heft VI: Lykon und Ariston von Keos, Basel 1952. Non diversamente da Licone, anche Aristone non si distinse per originalità né per profondità teoretica, contribuendo a far vivere il Peripato in una stagione di grigia stagnazione culturale, ben distante dalla frenetica attività che lo contraddistingueva ai tempi di Aristotele. La scarsa profondità teoretica di Aristone di Ceo – come già, del resto, quella di Licone – fu però compensata dalla grande eleganza stilistica con cui erano architettati i suoi scritti, contraddistinti da un periodare particolarmente piacevole. Questo aspetto fu sottolineato, tra gli altri, da Cicerone, il quale ebbe a notare (De finibus, V, 5, 13):

 

“Fu poi armonioso e beato il suo [di Licone] successore Aristone, ma non ebbe la serietà che si richiede ad un grande filosofo: i suoi scritti sono certo molto eleganti, ma non so come, il suo modo di esporre manca di autorità”.

 

Questo giudizio dell’Arpinate può apparire, a tutta prima, poco generoso: eppure corrisponde, almeno in parte, alla verità, se solo si considera che i pochissimi frammenti di Aristone che ci sono pervenuti ci trasmettono effettivamente l’immagine di un pensatore poco profondo e tutt’altro che originale. Se esaminata più da vicino, la riflessione filosofica intrapresa da Aristone si inscrive in quel genere particolare avviato, sempre nell’ambito della scuola aristotelica, da Teofrasto tramite la sua opera Caratteri, contraddistinta dalla tendenza “fenomenologica” – diremmo oggi – a descrivere (dunque rimanendo in superficie) i “caratteri” della realtà. Si tratta, come è evidente, di una tendenza teoreticamente disimpegnata, che non ambisce a profondità alcuna. In questo senso – come già abbiamo sottolineato – il contributo di Aristone fu davvero poco originale: egli diresse il Peripato senza rinnovarlo, ma, per l’appunto, limitandosi a farlo sopravvivere così come l’aveva ereditato. 

 


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