RENATO CARTESIO

A cura di

Cogito, ergo sum




CartesioCartesio opera come scienziato e filosofo per tutta la prima metà del 1600 e ha grande importanza non solo in ambito filosofico e scientifico , ma pure letterario : é infatti considerato insieme a Pascal il fondatore della prosa francese ; caratteristiche del suo stile sono la chiarezza e la linearità , caratteristiche che finiranno poi per influenzare anche l' illuminismo . Non é affatto sbagliato dire che il linguaggio di Cartesio é il linguaggio della ragione illuministica per diversi motivi . Innanzitutto l' epoca in cui vive Cartesio é stata definita l' età del razionalismo , ossia l' età dell' indiscussa onnipotenza della ragione umana : é evidente come vi siano analogie con l' illuminismo , che prende il nome proprio dai lumi della ragione . Tuttavia tra razionalismo e illuminismo possono essere ravvisate anche differenze : il 1600 é l' epoca in cui si riscopre , dopo un lungo periodo di svalutazione durato tutto il medioevo , la ragione umana e come ogni scoperta appena fatta vi é la tendenza ad entusiasmarsi troppo e a non vederne i limiti : ecco allora che nel 1600 i filosofi ripongono tutta la loro fiducia nella ragione in modo acritico , senza domandarsi se essa abbia dei limiti o meno . Nel 1700 , invece , dopo cento anni che questa riscoperta é stata introdotta , ci si comincia a chiedere se la ragione abbia dei limiti o meno : certo l' illuminismo é figlio del razionalismo in quanto si predilige la ragione ad ogni altro strumento di indagine , ma l' approccio con la ragione stessa risulta diverso , più ponderato e critico . Ma a questo punto sembra che con l' illuminismo si ritorni al medioevo perchè in fondo già San Tommaso , che nutriva grande fiducia nella ragione , si era chiesto fin dove potesse arrivare . La vera differenza tra illuminismo e medioevo é che mentre per il medioevo la ragione é limitata da Dio stesso , per l' illuminismo i limiti della ragione sono imposti dalla ragione stessa : questo lo posso conoscere , quest' altro no . Locke , filosofo preilluminista , definisce la ragione come una candela che ci illumina il cammino ; é sì l' unica luce che possa illuminarci il cammino , ma rimane comunque una luce fioca , che non può tutto . E' anche interessante la metafora di cui si avvale il più grande filosofo illuminista , Kant , nella Critica alla ragion pura , che dice di aver istituito il tribunale della ragione : la ragione é contemporaneamente sia giudice sia imputato : si vedono i limiti e si dà un giudizio , ma a dare il giudizio é proprio colei che é accusata , la ragione . Ecco allora che per gli uomini del 1700 la ragione non é più un qualcosa di illimitato come era per gli uomini del 1600 , ma é tuttavia l' unico mezzo a nostra disposizione per conoscere la realtà . Cartesio dal canto suo ha grande fiducia nella ragione umana ed é caratterizzato da quell' eccessivo entusiasmo tipico dei filosofi del 1600 ; l' opera che può essere considerata compendio di tutta la sua filosofia é il Discorso sul metodo , che tuttavia presenta diverse contraddizioni e aporie : numerosi risultano i passaggi del suo ragionamento che presentano difficoltà e possono essere oggetto di critica . Malgrado questo e forse anche per questo , l' impostazione filosofica di Cartesio é stata predominante per mezzo secolo circa : tutta la filosofia successiva sarà un tentare di risolvere i problemi da lui lasciati in sospeso o affrontati erroneamente . Cartesio viene spesso definito il fondatore del meccanicismo moderno , ossia il vedere il mondo come una grande macchina , come l' urtarsi di palle da biliardo su un tavolo : Cartesio non fa altro che riprendere quanto già aveva detto Galileo , che oscillava tra un meccanicismo metodico ( nel mondo ci sono qualità e quantità , ma io posso e devo esaminare in termini matematici solo le quantità ) e ontologico ( esistono solo quantità e le qualità non sono altro che il manifestarsi soggettivo di cose oggettive ) . Cartesio opta per il meccanicismo ontologico , preferendo l' idea che esistano solo quantità . Questo passaggio di Cartesio , che accompagnerà tutta la filosofia del 1600 , in realtà , non é propriamente legittimo , sebbene egli cerchi di argomentare in suo favore : Galileo stesso , pur avendo avuto il dubbio che tutto sia fatto solo di quantità , non l' aveva dimostrato un pò perchè non c' era riuscito e un pò perchè non gli interessava ( lui esaminava il come e non il che cosa e il perchè ) . Il Discorso sul metodo non é l' unico testo di Cartesio e non é neanche il più importante : basti pensare che gli stessi argomenti esposti in modo anche più approfondito li troviamo nelle Meditazioni metafisiche , che tra l' altro diedero adito a un dibattito internazionale : da tutta Europa vennero spedite lettere a Cartesio , che non rinunciò a rispondere , nelle quali gli si muovevano obiezioni e gli si mostravano incongruenze presenti nelle sue teorie ( Hobbes stesso ebbe modo di scrivergli ) . Tuttavia il libro di Cartesio più letto da sempre é il Discorso sul metodo per la sua estrema chiarezza e linearità ( non é un testo particolarmente difficile ) e per la sua brevità : in esso Cartesio fa un riassunto generale e complessivo di tutta la sua filosofia , cosa piuttosto rara per un pensatore . La storia stessa del Discorso sul metodo é piuttosto curiosa : infatti non era stato pensato come libro indipendente , bensì come prefazione a una raccolta di tre saggi scientifici su tre argomenti specifici , saggi che al giorno d' oggi vengono raramente pubblicati . Questo discorso sul metodo però aveva una valenza ben superiore di quella di prefazione e Cartesio in fondo lo sapeva benissimo ; infatti non si tratta di un semplice Discorso sul metodo , ma di un testo ricco di argomenti e di significati : certo vi é anche un' ampia indagine sul metodo , atteggiamento peraltro diffusissimo all' epoca ( già Galileo e Bacone avevano fatto qualcosa del genere ) : in Cartesio e in molti altri pensatori del 1600 é radicata la convinzione che il problema fondamentale della ricerca della verità fino ad allora sia stato un fallimento proprio perchè il metodo usato era fallimentare : per arrivare alla verità occorre mettersi a monte della ricerca e chiedersi in che modo effettuarla , con che metodo : senza metodo infatti non sarà mai possibile acquisire verità alcuna . Quest' idea del fare discorsi sul metodo é tipica del 1600 come pure del 1700 , dove però più che il problema del metodo ci si porrà quello gnoseologico ( indagare sugli strumenti conoscitivi ) . Però in sostanza il problema di fondo rimane sempre quello : bisogna mettersi a monte della ricerca per esaminare gli strumenti con cui condurre la medesima . Kant si porrà la domanda : che cosa posso conoscere ? Tuttavia nel Discorso sul metodo affiorano anche altre tematiche , quali l' autobiografia spirituale di Cartesio stesso : é tipico del pensiero moderno l' interessamento per l' interiorità ; non a caso si é soliti fare iniziare l' età moderna con Petrarca che si richiamava esplicitamente ad Agostino e alle sue Confessioni per avviare una ricerca interiore . La celebre frase di Agostino che riassume il tutto é : ho cercato due cose , l' anima e Dio . Anche Cartesio in fondo nel discorso sul metodo svolge un' indagine interiore , sostenendo che prima ancora che cercare la verità occorra cercare il metodo con cui cercarla : l' indagine del soggetto diventa la premessa dell' intera ricerca : prima di avviare la ricerca devo indagare all' interno della mia personalità per trovarvi un metodo adatto . Sempre a proposito dell' interiorizzazione é bene ricordare che con la fine del medioevo e con l' inizio del 1500-1600 si era diffusa sempre più la lettura silenziosa ( interiore ) , l' interiorizzazione del tempo e dello spazio e altre cose del genere che devono senz' altro aver dato il loro contributo . E' quindi evidente che nel Discorso sul metodo ci sia questo atteggiamento autobiografico perchè in fondo per trovare il metodo bisogna esaminare il soggetto ; ciò che al massimo può essere curioso é che ci sia un' autobiografia come premessa per una raccolta di saggi scientifici . Ritornando al testo del Discorso sul metodo , dopo aver detto che esso ha essenzialmente tre valenze ( 1 indagine sul metodo 2 riassunto della filosofia cartesiana 3 autobiografia spirituale ) , entriamo nel dettaglio : il libro é diviso in 4 parti , di cui la prima e la quarta risultano più semplici per via del loro carattere discorsivo . Cartesio esordisce affermando che la ragione é uguale in tutti gli uomini , ma diverso é l' uso che gli uomini ne fanno . Con questa affermazione Cartesio pare essere un precursore dell' illuminismo a tutti gli effetti : gli illuministi diranno infatti che esiste un' unica ragione uguale sempre e ovunque . Però , se esaminata più approfonditamente , l' affermazione di Cartesio é diversa da quella degli illuministi : se qualcuno fa più strada nella ricerca della verità é perchè conduce la propria ragione meglio di altri : ecco che emerge l' importanza di cercare e trovare un metodo per poter condurre la propria ragione perchè senza di esso é destinata a fare davvero poca strada ; come Bacone , anche Cartesio sostiene che alla verità non si arriva per le straordinarie potenzialità intellettive dei singoli , ma per il metodo che si adotta . In presenza di una ragione uguale per tutti é proprio il metodo che ciascuno ha che porta a risultati diversi . Cartesio , in modo quasi timido e titubante , fa notare che se é il metodo ciò che conta e che conduce alla verità , ebbene lui ne ha trovato uno che a suo avviso funziona piuttosto bene e che intende proporre agli uomini : non vuole imporlo , ma solo proporlo , dicendo che a lui é parso efficace , ma ad altri può sembrare inefficace . Egli propone quindi il suo metodo come un qualcosa fatto a misura per lui e che forse non a tutti andrà bene , ma in realtà é ovvio ( tanto più che l' ha pensato in termini matematici ) che Cartesio volesse dare al suo metodo una valenza universale , pur non volendo imporlo brutalmente . Poi racconta di aver studiato in un collegio di Gesuiti che gli hanno impartito le prime conoscenze : dice che sono state conoscenze interessanti , ma ne sottolinea i limiti : non gli hanno fatto acquisire una conoscenza chiara e sicura , non gli hanno cioè dato evidenze : proprio il concetto di evidenza é basilare in Cartesio e ha due valenze , 1 ) di conoscenza chiara e lineare , 2 ) di conoscenza espressa in termini rigorosi e fondati . Dice di aver appreso molte cose interessanti nella sua gioventù , ma tutte di dubbia utilità , volte solo a stupire il prossimo : quello che non gli hanno dato é stata proprio quella conoscenza sicura che egli brama di ottenere . La filosofia e la matematica hanno grandi limiti agli occhi di Cartesio : la prima gli pare una disciplina che rende chi l' acquista in grado di sbalordire gli ascoltatori tramite ragionamenti spericolati e sopraffini , mentre la seconda gli sembra essere utile solo per risolvere qualche problema pratico limitato . Ciò che intende fare Cartesio é dare un nuovo senso alla matematica e alla filosofia cercando di integrarle a vicenda : la filosofia infatti si occupa del mondo reale ma ha il limite di non avere un metodo rigoroso con cui indagare , la matematica ha un metodo rigoroso di indagine ma é legata ad un mondo inesistente , puramente ideale , quasi come un gioco di intelligenza su di un mondo che non c' é . In altre parole , la filosofia si occupa in modo non rigoroso di cose reali , la matematica si occupa in modo rigoroso di cose non reali . Ecco che allora il problema consiste nell' accostarle e nel riuscire ad integrarle e Cartesio prova a risolvere il problema partendo dai limiti di entrambe . Dal momento che gli studi libreschi compiuti in gioventù l' hanno deluso , Cartesio decide di acquisire nuove conoscenze mettendosi in viaggio : siamo nel bel mezzo della guerra dei trent' anni ed egli si arruola con l' intento di girare il mondo . Ma rimane alquanto deluso anche da questa seconda esperienza e arriva a questa conclusione : il mondo merita di essere girato quel tanto che ci porta a capire che non é il mondo a darci nuove conoscenze . Certo da un paese all' altro i costumi dei popoli cambiano , ma il vero arricchimento conoscitivo cui Cartesio perviene dopo questo peregrinare per l' Europa é che non é nel mondo che si può scoprire la verità . Se non é dai libri nè dal mondo che si può arrivare alla verità , come vi si può arrivare ? Cartesio giunge alla conclusione che l' unico modo per arrivare ad una conoscenza valida ed esauriente é svolgere un' indagine interiore , scavando dentro se stessi : ecco allora che risulta evidente il richiamo ad Agostino , il quale , come detto , sosteneva di aver ricercato due cose , l' anima e Dio . Certo gli obiettivi che si prefiggono Cartesio e Agostino sono molto diversi tra loro : Agostino intendeva arrivare a Dio , Cartesio invece vuole approdare ad una fondazione di una metafisica utile per la fondazione di un discorso scientifico : egli parte dall' io , passa attraverso Dio e arriva al mondo esterno . Durante la guerra dei Trent' anni , agli inzi dell' inverno , trova un posto tranquillo dove può ragionare e riflettere in pace : ecco che scava dentro di sè e trova il metodo , che propone senza imporre : non vuole stravolgere le tradizioni in vigore e passare per sovversivo ; si limita a raccontare della sua esperienza personale , di come gli sia capitato di trovare un metodo a suo avviso soddisfacente , dopo aver rinunciato agli insegnamenti scolastici e al peregrinare per il mondo . Nel suo ragionare di impostazione agostiniana scopre le regole di questo suo metodo strepitoso e capisce che bisogna azzerare totalmente il sapere antico , che non é riuscito a portare alla verità , pur senza sovvertire la tradizione . Nel suo metodo cerca di recuperare e assimilare due degli insegnamenti che aveva ricevuto ma che da soli non potevano bastare : la filosofia e la matematica , che devono assolutamente essere integrate , in modo da potersi completare a vicenda . Ecco allora che , come un' illuminazione , gli balenano per la testa le 4 regole del metodo : 1 ) non accettare mai nulla per vero, senza conoscerlo evidentemente come tale : apparentemente sono cose ovvie , ma se ci pensiamo bene Cartesio sta dicendo qualcosa di davvero innovativo : bisogna entrare nell' ottica di accettare solo ciò che ci appare evidente e inconfutabile , senza accettare qualsiasi cosa che possa essere messa anche lontanamente in dubbio : pare qui evidente l' influenza su Cartesio dello scetticismo antico ; come molti altri autori di quegli anni ( a partire dal Rinascimento ) Cartesio aborre dalla tradizione aristotelica ( tipica soprattutto del medioevo , di un' epoca buia secondo gli uomini del 1500 ) per riprendere tutto ciò che non é aristotelico . Cartesio dice quindi che tutto ciò che non é evidente va scartato ; ma se non ho certezze , arriverò a comportarmi come faceva Pirrone , il quale , visto che non aveva certezze , si faceva mordere dai cani e investire dai cavalli nella convinzione che , in assenza di certezze , ciò potesse essere un bene . Ecco che Cartesio deve comprendere come ci si debba comportare quando non si hanno certezze , nel tempo in cui non sono ancora state trovate : certo egli non arriva a formulare teorie estremistiche quali quelle propugnate da Pirrone , ma arriva a dare le regole per una morale provvisoria : finchè non vengono trovate le evidenze inconfutabili su cui si deve fondare la vera morale , bisogna attenersi alla morale provvisoria , che esamineremo meglio in seguito . Ora il vero problema é trovare qualcosa di davvero inconfutabile su cui non si possa nutrire dubbio alcuno : basterebbe trovare anche una sola cosa di indubitabile , ma dovrebbe essere indubitabile nel vero senso della parola : in questo modo si avrebbe il primo vero mattone stabile per costruire il nuovo edificio del sapere , stabile e non vacillante , come invece si era rivelato quello degli antichi : l' edificio del sapere degli antichi agli occhi di Cartesio é fatiscente e altamente instabile e l' unico modo per approdare ad un sapere certo é abbattere questo edificio per costruirne uno nuovo su fondamenta più sicure ; si tratta ora di trovare il primo mattone davvero solido per dare il via alla costruzione . Proprio nel dubbio consiste l' atto dell' abbattimento della costruzione antica che non si é mai rivelata stabile : ma questo dubitare e buttar giù l' edificio del sapere classico non va visto in termini negativi , anzi , é il punto di partenza per un sapere davvero valido e certo . In prospettiva Cartesio spera di poter costruire una conoscenza valida anche per la morale dell' uomo , essendo convinto che da una piena conoscenza delle cose possano derivare i comportamenti che occorre assumere . Ma nella fase in cui l' antico edificio del sapere viene abbattuto e si fanno i progetti per costruire quello nuovo , l' uomo dove deve andare ad abitare ? Finchè non c' é il sapere certo , l' uomo come deve comportarsi ? Ecco allora che Cartesio costruirà una morale provvisoria , ossia una serie di regole non razionali , ma ragionevoli , dettate non dalla ragione ma dal buon senso . In questo mettere in dubbio ogni cosa Cartesio ne salverà una sola , come vedremo meglio più avanti : resta ora da chiarire se davvero egli credesse a ciò che diceva ; in altri termini , davvero Cartesio ha messo in dubbio in cuor suo tutto quanto , compresa l' esistenza del mondo fisico e la validità delle verità matematiche ? Davvero crede di poter dubitare che 2 + 2 = 4 ? La risposta é insita nella distinzione tra dubbio psicologico ( non so effettivamente se sia così o no ) e dubbio metodico ( sono convinto che le cose stiano così , ma non so dimostrarlo razionalmente , e anzi , provandoci potrei addirittura metterle in dubbio ) . E' evidente che il dubbio di Cartesio sulle verità matematiche e sul mondo fisico sia di tipo metodico : egli é convinto che il nostro mondo esista e che 2 + 2 = 4 , come d' altronde lo siamo tutti . Tuttavia Cartesio avanza la curiosissima ipotesi del genio maligno : chi non ci dice che siamo stati creati da un genio malvagio che impiega tutta la sua onnipotenza per ingannarci , per farci credere che 2 + 2 = 4 , per farci prendere per certe cose false ? Senz' altro é un' ipotesi non ragionevole , ma molto interessante . Senz' altro Cartesio non credeva all' esistenza del genio malvagio ( e arriverà infatti anche a negarla in termini razionali ) , resta ora da capire perchè egli avanzi quest' ipotesi . Egli lo fa essenzialmente perchè é sua intenzione riformare la conoscenza in termini assolutamente certi e inconfutabili , é come se volesse abituarsi a non prendere nulla per certo , bensì a sottoporlo ad un' accurata indagine della ragione . E' solo dubitando di tutto che si arriverà ad una certezza davvero indubitabile ed evidente , sulla quale poggerà un sapere certo ; a proposito di evidenza , Cartesio introduce due concetti per spiegarla : chiarezza e distinzione . Un' idea é chiara quando é autotrasparente , quando la contemplo e mi risulta subito manifesta in tutti i suoi aspetti : la contemplo e la concepisco perfettamente nella sua globalità , senza che nulla mi resti oscuro . Un' idea distinta deve essere appunto distinta , separata da tutte le altre idee : si deve manifestare isolata e proprio per questo meglio coglibile . Quindi una cosa é evidente quando é chiara e distinta . Ma quale é lo scopo di questo dubbio metodico ? Per comprendere immaginiamo di avere nelle nostre conoscenze aree bianche ( cose che conosciamo ) , aree grige ( cose che conosciamo imperfettamente ) e aree nere ( cose che non conosciamo ) : con il suo dubitare esasperato Cartesio finisce proprio per arrivare a considerare nere tutte le aree grige : tutto ciò che non é evidente , certo , inconfutabile , va scartato senza esitazione . In altre parole , Cartesio scambia la quantità con la qualità : si priva di un sacco di certezze e di cose ovvie spostando le conoscenze dell' area grigia all' area nera , ma questa perdita quantitativa é tutta a favore della qualità : avrò meno certezze , ma quelle che avrò saranno salde e insmontabili ; da qui si deve ripartire per costruire il nuovo sapere . Ritornando alle altre regole del metodo : 2 ) dividere ogni problema preso in esame in tante parti quanto fosse possibile e richiesto per risolverlo più agevolmente ; 3 ) condurre ordinatamente i miei pensieri cominciando dalle cose più semplici e più facili a conoscersi, per salire a poco a poco, come per gradi, sino alla conoscenza delle più complesse; supponendo altresì un ordine tra quelle che non si precedono naturalmente l'un l'altra ; queste due regole le affrontiamo insieme perchè presentano analogie e uno stretto rapporto di parentela : sono di chiara derivazione algebrica e geometrica . Quando siamo di fronte ad un problema complesso il metodo migliore per risolverlo é suddividerlo , smontarlo in passaggi semplici fino ad arrivare a verità semplicissime ma inconfutabili . Una volta fatto questo , avendo cioè smontato il problema in tante piccole parti , lo si deve ricomporre con le tante piccole verità ottenute : é chiaramente lo stesso procedimento di un' espressione algebrica e ciò cui Cartesio si riferisce sono le parentesi tonde , quadre e graffe che isolano passaggi semplici facenti parte del tutto . I singoli passaggi sono semplici , basta non fare errori di distrazione e nel rimontare il problema e il gioco é fatto : così bisogna agire con i pensieri . 4 ) Fare in tutti i casi enumerazioni tanto perfette e rassegne tanto complete, da essere sicuro di non omettere nulla : l' errore classico che si può commettere in un' espressione algebrica é quello del segno , ossia mettere un segno invece di un altro : ma é un errore non dovuto ad una carenza mentale , bensì ad una dimenticanza , un errore di memoria potremmo dire : quello che Cartesio vuole dire con questa quarta regola é di fare una revisione dopo aver suddiviso il problema in piccole parti e , svolte , averle rimesse insieme per evitare di fare errori di dimenticanza , proprio come in un' espressione algebrica . Ecco allora che una volta risolto il problema che ci eravamo prefissi di risolvere , non dobbiamo fermarci , bensì dobbiamo controllare di non aver tralasciato nulla e di non aver commesso errori . Con gli esempi di tipo matematico Cartesio non intende dire che il suo metodo consiste nel risolvere ogni problema della vita con i numeri , anche perchè sarebbe assurdo ; vuole invece suggerirci di usare il metodo che usiamo in matematica per modellare qualsiasi altro ragionamento . Che la matematica potesse andare benissimo come strumento di indagine della realtà fisica l' avevano già sostenuto Galileo e tanti altri scienziati del 1500 - 1600 ; Cartesio condivide in pieno l' idea di esaminare in termini rigorosi ( quindi matematici ) la realtà fisica , ma fa ancora un passo avanti : dice che il mondo é fatto esclusivamente di quantità e per questo l' unico mezzo per studiarlo e interpretarlo é la matematica , la forma di ragionamento più efficace e rigorosa di cui disponiamo . Ecco allora che Cartesio porta alle estreme conseguenze ciò che in Galileo era solo un dubbio : le qualità non esistono nella realtà , sono solo modi di manifestarsi delle quantità sui nostri sensi : quelli che noi chiamiamo odori non sono altro che atomi con una loro forma specifica che vanno a urtare i nostri organi sensoriali dandoci le sensazioni qualitative e soggettive degli odori . Ma Cartesio fa un ulteriore passo avanti , dicendo che la matematica va impiegata per esaminare il mondo fisico , ma il metodo matematico deve invece essere usato dappertutto , perfino nei pensieri : Cartesio nota come la matematica abbia portato l' uomo a risultati apprezzabili più di qualsiasi altra scienza : se la matematica funziona così bene , perchè non estendere l' intero metodo matematico alla realtà ? E dire metodo matematico non significa dire che si debba usare la matematica ( i numeri ) per spiegare ogni cosa ( sarebbe infatti assurdo provare a dimostrare l' esistenza di Dio in termini matematici ) , bensì dobbiamo applicare il metodo matematico , come prescrivono la seconda e la terza regola del metodo cartesiano : ogni problema va scomposto in tante parti più semplici e poi ricomposto per poter così arrivare alla verità . Ogni nostro pensiero , secondo Cartesio , per essere condotto in modo preciso deve essere impostato e risolto con il metodo matematico ; ecco allora che nel 1600 verrà usato il metodo matematico perfino in politica e in metafisica . Ma quali sono gli strumenti di cui l' uomo dispone per avvalersi di questo metodo matematico e , più in generale , della sua ragione ? Cartesio ravvisa essenzialmente tre strumenti : 1 ) intuizione ; 2 ) dimostrazione ; 3 ) sensazione ; l' intuizione e la dimostrazione sono due metodi di inferenza ( ossia di passaggio da un' idea all' altra ; idea per Cartesio é qualsiasi oggetto della mente ) : le inferenze sono immediate ( 2 + 2 = 4 ) o mediate ( una sfilza di numeri complessi = 3 ) ; dire che 2 + 2 = 4 é un' inferenza ( il segno = mi fa passare immediatamente dall' idea 2 + 2 a quella 4 ) : non appena accosto le due idee ( 2 + 2 e 4 ) , vedo immediatamente che sono la stessa cosa , senza doverci ragionare sopra : non occorre un vero e proprio ragionamento , ma un colpo d' occhio mentale . Nelle inferenze mediate ( un' espressione lunghissima uguale a un numero , per esempio ) c' é l' identità tra le due idee , ma non é immediatamente coglibile , occorre un ragionamento e non basta più il colpo d' occhio mentale ; é solo col ragionamento ( e non con l' intuito immediato ) che arrivo a scoprire che effettivamente c' é identità tra le due idee : vi arrivo dopo una lunga serie di passaggi , ossia dopo una dimostrazione . Ma ogni dimostrazione , fa notare Cartesio , deriva da un' intuizione . In altre parole , il problema che si pone Cartesio é di arrivare a conoscenze evidenti , assolutamente inconfutabili : l' intuizione a noi dà l' idea di qualcosa di arazionale , che si può capire anche senza essere dimostrato , una sorta di sesto senso . Ma nel vocabolario filosofico non é questo il significato della parola intuizione : essa deriva da un verbo latino che propriamente significa vedere : intuire quindi é vedere un verità con gli occhi della mente : pensiamo a Platone e al mondo intellegibile delle idee . Abbiamo un' intuizione quando ci troviamo di fronte a verità immediatamente coglibili ( 2 + 2 = 4 ) : vengono accostate due idee divise dall' uguale e si coglie subito che sono la stessa cosa , senza ragionare . Però quando abbiamo espressioni complesse non possiamo cogliere immediatamente la verità dell' idea di destra e di quella di sinistra : occorre una dimostrazione , ma una dimostrazione non é altro che una catena di intuizioni ; ecco allora che lo scopo del metodo é di ottenere la risoluzione delle dimostrazioni in intuizioni , il che equivale a seguire la seconda regola del metodo , quella che dice di dividere i problemi complessi in problemini semplici : devo scomporre il problema finchè non ottengo microproblemi elementari ( potremmo definirli atomi ) intuitivi . Ed é esattamente quello che facciamo per risolvere espressioni algebriche complesse . Allora avrò solo più fasi intuitive che sommate danno la dimostrazione . E va detto che la validità delle singole intuizioni si trasmetterà alla complessiva dimostrazione , purchè si applichi la quarta regola del metodo , quella che prescrive di revisionare quanto fatto : ho diviso il problema in tanti problemini , li ho svolti intuitivamente , poi li ho riuniti per risolvere il problema iniziale : devo però stare attento a non commettere errori . Gli errori non possono nè mai potranno derivarci dall' intuizione : che 2 + 2 = 4 lo sanno tutti e nessuno la penserebbe diversamente ; come risolvere l' espressione ( che non é altro che un insieme di operazioni quali 2 + 2 = 4 ) non tutti lo sanno . L' errore pertanto non nascerà mai nel fare 2 + 2 , ma potrà nascere quando ricostruisco il problema ridotto in tanti problemini svolti correttamente : potrò ad esempio sbagliare e scrivere - 4 anzichè + 4 : ecco allora che l' errore non é altro che uno svarione della nostra memoria , una dimenticanza . Di per sè , infatti , applicando le regole del metodo e scomponendo tutti i problemi in problemi più semplici , coglibili con l' intuizione , e evitando gli errori di memoria ( comunemente detti di distrazione ) non si dovrebbe mai sbagliare e si dovrebbero riuscire a risolvere allo stesso modo i problemi più semplici e i più complessi . Ma entra anche in gioco la prima regola del metodo : non dobbiamo prendere nulla per buono , bensì dobbiamo accettare solo ciò che é evidente . Ma che cosa é evidente ? Per noi é evidente ciò che ci é testimoniato dai sensi : il quaderno é blu e così via . Per Cartesio no , egli riprende in un certo senso la tradizione scettica e dice che i sensi possono ingannarci ; per Cartesio l' evidenza é propria del pensiero razionale e trova nella matematica il suo punto più elevato . Per capire che cosa Cartesio intendesse per fallacia dei sensi , serviamoci dell' esempio del chiliogono , il poligono di mille lati : una figura geometrica semplice , quale il triangolo , possiamo sia pensarla ( ossia avere in mente la definizione e il concetto : un poligono di tre lati ) sia immaginarlo ( ossia vedere un triangolo disegnato nella nostra testa come lo vediamo su un foglio di carta ) ; però man mano che moltiplichiamo i lati del poligono si apre la forbice pensiero-immaginazione : quando arriverò al chiliogono saprò sempre pensarlo perfettamente ( é un poligono a mille lati : sono chiarissimi i concetti di mille , di poligono e di lati , chiari alla pari che nel triangolo ) , ma non più immaginarlo , ossia costruirlo mentalmente . In altri termini , tutto quanto é presente nel concetto di chiliogono é chiarissimo per noi ( ci é chiaro allo stesso modo in cui é chiaro a Dio ) e ci é anche chiarissima la distinzione di questo poligono di mille lati rispetto a uno di 999 lati ; ma l' immagine , il disegno mentale che abbiamo di un chiliogono é differente da quella di un poligono a 999 lati ? Certamente no ; anzi , addirittura se li vedessimo raffigurati su un muro non coglieremmo distinzioni . Il chiliogono immaginato non é nè chiaro nè evidente , mentre quello pensato é sia chiaro sia evidente : ecco allora che i sensi ci ingannano ( non cogliamo la differenza " fisica " tra chiliogono e poligono a 999 lati ) e l' evidenza é solo della ragione ( saprò sempre concettualmente che cosa é un chiliogono ) . Una volta determinati questi precetti , Cartesio li applica alla matematica : la geometria é asservita all' immaginazione , egli dice , fondata non sul calcolo e sull' astrazione , ma sull' empirico , tant' é che a volte per dimostrare che il raggio é metà del diametro lo si dimostra piegando in due il foglio di carta sul quale é stata disegnata la circonferenza ; per Cartesio in geometria si deve impiegare l' algebra , ossia le quantità fisiche vanno unite a quelle astratte ; ecco allora l' importanza di Cartesio come matematico : gli dobbiamo infatti l' invenzione del piano cartesiano , che non é altro che un' applicazione delle sue idee , ossia di unire fisico ad astratto . Ma Cartesio vuole applicare la matematica , o meglio , il metodo matematico , che gli pare essere il più efficace , sull' intera realtà . D' altronde egli porta i ragionamenti di Galileo alle estreme conseguenze , arrivando a dire che il mondo fisico é fatto in termini meccanicistici , in termini di estensione e movimento : ecco che se il mondo é fatto di quantità , allora la matematica e il suo metodo andranno benissimo per esaminarlo ! E' ovvio che se il mondo fisico va visto come un insieme di quantità ( le qualità sono solo modi di manifestarsi soggettivi delle quantità ) sarà pienamente risolvibile con formule matematiche . Tutto questo ha poi un' importante conseguenza : se si può indagare il mondo fisico con la matematica , allora il mondo fisico é potenzialmente evidente proprio perchè la matematica non sbaglia mai ( che 2 + 2 = 4 é vero sempre e neanche Dio potrebbe cambiarlo ) . Cartesio arriverà comunque ad ammettere l' esistenza di un mondo spirituale , nel quale non rientrano le quantità : diventa chiaramente assurdo usare la matematica in un mondo spirituale e mettersi , per dire , a misurare e a pesare le anime ; tuttavia , pur non potendosi usare la matematica , si può comunque usare il metodo matematico . Cartesio col metodo matematico arriverà a mettere il primo mattone inconfutabile per costruire l' edificio del sapere : scomponendo i problemi , non prendendo nulla per certo , facendo revisioni egli arriverà alla certezza di esistere come entità pensante ( res cogitans ) ; da qui , sempre muovendosi su basi matematiche , egli arriva ad alcune intuizioni : Dio e il mondo fisico ; nel dire che penso , dunque esisto , evidentemente non si possono usare numeri o formule matematiche , tuttavia il metodo matematico sì e Cartesio lo usa : prende per buono solo ciò che é evidente ( di esistere come soggetto pensante ) . In altre parole , Galileo aveva detto che si possono indagare in termini rigorosi ( matematici ) solo le quantità ; Cartesio dice che esistono solo le quantità e che comunque il metodo matematico va usato proprio perchè é il migliore in ambiti anche non propriamente fisici ( la spiritualità o la metafisica , ad esempio ) . Cartesio é convinto che ci si debba comportare in modo conforme a come é il mondo , ossia l' etica deve derivare dalla conoscenza , in altre parole essa é l' ultima delle scienze perchè il come comportarsi ci deve derivare da come é fatto il mondo . Tuttavia , finchè il nuovo edificio del sapere fondato sull' evidenza non é ancora stato costruito , dove si deve andare ad abitare ? Come bisogna comportarsi finchè non si sa con certezza come é fatto il mondo ? Sì , perchè se sul piano teoretico l' etica é l' ultima delle scienze , sul piano concreto essa é la prima . Mentre non si sa come sia il mondo e quindi come ci si debba comportare seguendo la ragione , cosa si deve fare ? Si era posto lo stesso problema lo scettico Pirrone , il quale , non sapendo che cosa fosse bene e che cosa male si faceva mordere dai cani e investire dai carri ; Cartesio certamente non intraprende la strada di Pirrone , bensì dà delle regole per una morale provvisoria , dettata non dalla ragione , ma dal buon senso : finchè la ragione non mi dice come devo comportarmi , devo attenermi a queste regole , anche perchè sarebbe assurdo fare come Pirrone o addirittura non comportarsi proprio ( il che , tra l' altro , é impossibile perchè se anche decido di non comportarmi e mi chiudo in casa , mi sto già comportando in qualche modo ) ; queste regole di morale provvisoria che Cartesio dà consistono essenzialmente nel non stravolgere la tradizione , attenersi agli usi , ai costumi e alla religione in vigore nel proprio paese , evitando gli estremismi e optando per l' aurea via di mezzo ; ecco che qua pare evidente l' influsso di Aristotele , che predicava la mesothes ( la moderazione ) ; se devo scegliere tra bianco e nero , Cartesio consiglia di scegliere grigio perchè così , se anche il giusto sarà il nero , non avrò mai sbagliato del tutto . Ma in realtà c' é una differenza tra Aristotele e Cartesio : per Aristotele la mesothes era il frutto di un accurato esame della ragione , per Cartesio la via di mezzo é solo un precetto del buon senso valido fin tanto che la ragione non mi insegnerà come é fatto il mondo e da lì potrò dedurre come comportarmi : non é la ragione a dirmi di evitare gli estremismi , ma il buon senso ; magari poi , invece , la ragione potrà insegnare diversamente . Ecco che emerge la personalità mite e pacata di Cartesio , un uomo che voleva evitare di andare contro chicchesia e che prescriveva di seguire la tradizione per non creare disordini ; in un certo senso , sempre restando nella metafora dell' edificio del sapere fondato sull' evidenza , le regole della morale provvisoria sono come case provvisorie ( containers ) in cui abitare finchè la ragione non mi dia il palazzo del sapere evidente . Se la prima regola della morale provvisoria prescrive di abbracciare posizioni moderate , la seconda prescrive invece di portare fino in fondo ciò che si é intrapreso senza demordere , una sorta di autocoerenza : non dobbiamo interrompere ciò che abbiamo iniziato per fare qualcos' altro , ma dobbiamo essere coerenti con noi stessi e assumerci le nostre responsabilità . La metafora usata da Cartesio per esprimere il concetto é quella della foresta : immaginiamoci di esserci persi in una foresta e di non avere certezze su dove sia la via d' uscita : l'unica cosa da fare é scegliere una strada seguendo gli indizi e l' istinto e proseguire su quella strada finchè non si arriva all' uscita della foresta ; l' errore consiste proprio nel cambiare strada di continuo senza mai portare a termine quella iniziata . Ecco che prima che il nuovo palazzo del sapere venga costruito , siamo come in un bosco in cui non abbiamo certezze e la cosa migliore da fare é scegliere una strada e non abbandonarla fino alla fine . La terza regola della morale provvisoria presenta molte analogie con le filosofie ellenistiche : prescrive di cercare di vincere me stesso piuttosto che la fortuna, e di cambiare i miei desideri piuttosto che l'ordine del mondo ; in sostanza , prescrive di evitare lo scontro con la realtà : ciò che da noi dipende é solo la nostra interiorità ; non c' é nulla di cui siamo interamente padroni se non dei nostri pensieri , dice Cartesio : non potrò mai cambiare il mondo , ma potrò cambiare il mio atteggiamento nei confronti del mondo : potrò , ad esempio , cambiare i miei desideri scegliendo di mantenere solo quelli realizzabili . In altre parole occorre rendersi conto che il mondo va così e non lo si può cambiare , però possiamo cambiare il nostro rapporto con lui , adeguandoci e non scontrandoci con esso : gli Stoici usavano una metafora efficace a riguardo del mondo e dell' uomo : l' uomo é un cane legato al carro ( che é il mondo ) : l' uomo intelligente segue il carro e non oppone resistenza , l' uomo sciocco oppone resistenza e tira in direzione opposta rispetto al carro , con il risultato che viene portato dal carro come tutti gli altri cani e soffre ancora di più . In altre parole la terza regola della morale provvisoria può essere sintetizzata nelle parole dello stoico Epitteto : Non devi adoperarti perché gli avvenimenti seguano il tuo desiderio, ma desiderarli così come avvengono, e la tua vita scorrerà serena . La quarta parte del discorso sul metodo é dedicata alle questioni metafisiche : Cartesio parte dall' io , passa per Dio e arriva al mondo esterno ; in altre parole per Cartesio le cose più certe , in ordine dalla più certa alla meno certa , sono : l' esistenza di lui stesso come res cogitans , l' esistenza di Dio e quella del mondo fisico . Il punto di partenza su cui si fonda la metafisica cartesiana , di netta matrice matematica , é il dubbio : non a caso si può accostare l' andamento del pensiero di Cartesio a quello di Agostino , anche lui attentissimo a non prendere nulla per buono ; Agostino era riuscito ad uscire dal dubbio scettico in questo modo : é vero che posso dubitare di ogni cosa , ma devo per forza ammettere di esistere come soggetto dubitante ; da questa unica verità Agostino entrava in contatto con la Verità divina e il gioco era fatto . Cartesio agisce in modo simile : il suo obiettivo é abbattere l' edificio traballante del sapere per edificarne uno solido : tutto ciò di cui non abbiamo certezza assoluta dobbiamo scartarlo allo stesso modo di ciò di cui non abbiamo neanche una vaga conoscenza ; anche cose che siamo abituati a prendere per buone ma di cui non abbiamo certezza vanno eliminate alla pari di quelle di cui non sappiamo nulla . Ecco che allora si mette tutto in dubbio , ma é un dubbio strano , quasi paradossale : finchè Cartesio , sulle orme degli Scettici , mette in dubbio le cose testimoniate dai sensi si può essere d' accordo ; Cartesio fa notare come i sensi ci ingannino al massimo , più che in ogni altra occasione , nel sonno quando ci pare di star facendo qualcosa anche se in realtà stiamo dormendo o quando ci troviamo in situazioni assurde e paradossali . Tuttavia Cartesio fa notare che anche nei sogni , nei momenti in cui i sensi ci ingannano di più , anche se ci troviamo in mondi inesistenti e in situazioni fantastiche le verità matematiche rimangono sempre quelle : potrò trovarmi in un' isola inesistente su un pianeta inesistente , ma che 2 + 2 = 4 é vero anche nei sogni ! Questo dimostra come l' evidenza dell' intelletto sia maggiore di quella dei sensi ( vedi l' esempio del chiliogono ) ; tuttavia Cartesio non si ferma qui , ed ecco che arriviamo all' assurdo ; chi mi dice di non essere stato creato da un genio malvagio che mi ha costruito tale da ingannarmi anche su cose che credo certe ? Ossia , chi non mi dice che questo genio malvagio non mi abbia creato convinto che 2 + 2 = 4 , ma in realtà 2 + 2 = 5 ? Chiaramente é un' ipotesi molto tirata , oseremmo dire ridicola , alla quale ovviamente Cartesio non credeva , ma che comunque , sul piano filosofico - concettuale , non può essere esclusa ! Certo , sul piano della certezza empirica siamo tutti convinti che non sia così , ma sul piano concettuale l' ipotesi del genio cattivo non può essere esclusa a priori . Mettere in dubbio perfino le certezze matematiche significa che , una volta trovato qualcosa di indubitabile , l' edificio del sapere poggerà su fondamenta davvero stabili ; in altre parole , Cartesio vuole evitare che nel suo edificio del sapere rimangano " tarli " che possano in un secondo tempo far vacillare l' edificio e dubita davvero di tutto . Sul fatto che i sensi possano ingannarci Cartesio poteva anche dubitare davvero , ma sul fatto che 2 + 2 = 4 é totalmente da escludere che egli dubitasse : il primo é un dubbio psicologico , il secondo metodico ; in altre parole , sul fatto che i sensi ingannino egli dubita , sul fatto che la matematica inganni egli vuole dubitare . Tuttavia , quando arriverà al nuovo edificio del sapere Cartesio riprenderà le cose su cui aveva dubitato e alcune saranno dimostrate valide altre erronee ; in altri termini col suo metodo Cartesio tutto ciò che non é chiaro lo mette in zone nere ; quando arriva ad una certezza bianca , riprende il tutto e certe cose le fa diventare bianche , altre le lascia nere . E Cartesio arriva ad una certezza davvero inconfutabile : se dubito vuol dire che penso e se penso vuol dire che esisto : cogito , ergo sum . Tuttavia non mancarono le critiche mosse a questa verità apparentemente inconfutabile ed é bene ricordarne soprattutto 3 : la prima critica mossa a Cartesio é di plagio . Lo si accusava in sostanza di non aver scoperto nulla di nuovo con il cogito ergo sum , bensì di aver solamente ripetuto ciò che già aveva detto parecchi anni prima Agostino . Cartesio non tardò a rispondere a questa critica dicendo che era vero che in fin dei conti diceva lo stesso di Agostino , ma che lui c' era arrivato per conto suo , senza neppure leggere Agostino ! Anzi , gli faceva piacere che qualcun' altro fosse arrivato alle sue stesse conclusioni perchè ciò significava che il suo era un ragionamento lineare cui tutti gli uomini potevano pervenire . Resta però da chiarire se Cartesio fosse sincero quando diceva di non aver plagiato Agostino , anzi , di non averlo neppure mai letto . Gli studiosi di oggi sono propensi essenzialmente per una via di mezzo : Cartesio era solito frequentare ambienti di frati agostiniani e quindi quelle teorie dovevano ronzargli nelle orecchie , doveva già averle sentite dire da qualcuno ed ecco che finì per assorbirle e farle sue inconsciamente , pur senza aver mai letto Agostino . D' altronde il punto d' arrivo di Cartesio e di Agostino é simile , come simile é il metodo , ma diverso é l' obiettivo : Agostino intende fondare una teologia salda , Cartesio vuole fondare una metafisica meccanicistica . La seconda critica mossa a Cartesio era di aver derivato il cogito ergo sum da un sillogismo , ma di averlo espresso , paradossalmente , in forma non sillogistica . Ecco che , gli si faceva notare , se il sillogismo é espresso per intero regge , ma se vengono occultati dei passaggi ( come si accusava Cartesio di aver fatto ) non regge più ! In realtà il sillogismo completo doveva essere : tutto ciò che pensa esiste ; io penso ; dunque esisto . In altre parole , Cartesio prende per certo senza dimostrare che il fatto di pensare implichi una esistenza ; Cartesio ha tolto dal cogito ergo sum la premessa maggiore ( tutto ciò che pensa esiste ) e così il cogito ergo sum , la prima pietra dell' evidenza per costruire il nuovo edificio del sapere , si rivelerebbe instabile . Ma Cartesio fa notare che il rapporto tra pensare ed esistere é immediatamente intuibile , non deve essere mediato da ragionamenti ( sillogismi ) ; é immediato e subitamente coglibile al pari della verità che 2 + 2 = 4 . Nessuno oserebbe pensare che 2 + 2 non é uguale a 4 così come nessuno oserebbe pensare che ciò che pensa non esiste . La terza critica mossa a Cartesio é che in realtà lui presenta il cogito ergo sum come punto di partenza per la conoscenza certa , ma in realtà a fondamento della conoscenza vanno posti i principi logici ( identità : A = A ; contraddizione A non é = non A ; del terzo escluso A o é A o non é A ) . Cartesio risponde che tutto dipende dai punti di vista ; i principi logici su cui dovrebbe fondarsi la conoscenza stando agli avversari di Cartesio in un certo senso fondano la conoscenza perchè mi dicono che cosa una cosa é e che cosa non é , ma non mi garantiscono l' esistenza della cosa ! In altre parole , i principi della logica vanno benissimo per ragionare e indagare , ma per essere certo degli oggetti su cui indagare occorre il cogito ergo sum . Sarebbe infatti assurdo indagare con i principi logici qualcosa di cui non si é nemmeno certi se esista o meno ! Prima bisogna appurarsi se esista ( con il cogito ergo sum ) e poi bisogna indagare ( con la logica ) . Dopo il cogito ergo sum , Cartesio fa un passaggio di enorme importanza per la metafisica , ma di dubbia stabilità : é uno dei passi più contestati e meno solidi di Cartesio . Una volta detto che esisto con il cogito , resta da chiarire che cosa sono ; dopo il quod est del cogito ergo sum bisogna passare al quid est ; il fatto di pensare ha portato Cartesio all' evidente certezza di esistere come cosa pensante ( res cogitans ) : da qui Cartesio deduce di esistere come pensiero , ossia come anima . Però Cartesio non ha del tutto ragione : perchè dire che esisto per il fatto di pensare non significa che io esista solo come entità pensante . Sicuramente come entità pensante esisterò , ma magari non solo come entità pensante : magari avrò un corpo , un' esistenza materiale e non solo spirituale come anima . L' errore di Cartesio in altri termini sta nel passare da una cosa che pensa a una cosa pensante , che come unica caratteristica ha il pensare . Dell' esistenza del mio corpo non ho certezza ( il cogito ergo sum mi dimostra l'esistenza intellettuale ) , ma non ho neanche certezza dell' inesistenza del corpo per dire che sono un pensiero senza corpo ! Perchè mai devo essere un pensiero invece che un essere materiale che pensa ? Questa é l' aporia cartesiana , il non prendere nulla per certo , neanche l' esistenza del proprio corpo , per poi finire col prendere per certa l' inesistenza del proprio corpo ! Sempre nel 1600 Locke da buon cristiano riprenderà le tesi di Cartesio ma non accetterà l' esistenza come pensiero , bensì dirà di avere il pensiero , ma di non essere pensiero ; egli dice di avere la convinzione di possedere un corpo perchè così dice il cristianesimo . Cartesio non sa ancora dell' esistenza di un mondo fisico ( non l' ha ancora dimostrato ) , ma distingue tra res cogitans ( la cosa pensante ) e res extensa ( la sostanza estesa ) ; so di esistere come sostanza pensante ( non so nulla del mio corpo ) , ma ho concepito separatamente la sostanza pensante . Non so ancora se esista una sostanza estesa , ma se arriverò a dimostrare che essa esiste , avendo potuto concepire la sostanza pensante perfettamente diversa e distinta da quella estesa , avrò un mondo fatto di due realtà nettamente distinte dove la caratteristica della res cogitans sarà il pensiero , quella della res extensa l' estensione . In altre parole , Cartesio sa di esistere come res cogitans ( come pensiero ) , non é certo che la res extensa esista , ma se esiste sarà totalmente purificata dalla spiritualità così come la res cogitans é totalmente altra cosa dalla res extensa . Tutto questo discorso metafisico e spirituale porta Cartesio ad una metafisica meccanicistica , che vuole la materia totalmente diversa dallo spirito . In altri termini , Cartesio con la questione della res cogitans dà una fondazione a priori del meccanicismo , elimina cioè dal mondo fisico tutto ciò che non risulta riconducibile ad aspetti quantitativi : nel mondo quantitativo tutto é ridotto ad estensione ( la parte occupata dalla materia ) e movimento ( gli spostamenti nello spazio dell' estensione ) . La fondazione meccanicistica di Cartesio , dicevamo , é a priori perchè afferma il carattere meccanicistico proprio perchè opposto alla realtà spirituale . La res cogitans é nettamente diversa dalla res extensa e di conseguenza il mondo materiale ( che é caratterizzato dalla materia , la res extensa ) sarà privo di spiritualità . La grande novità introdotta da Cartesio e che va ben al di là della tradizione aristotelica , é che Aristotele non aveva spaccato in due il mondo come invece fa Cartesio ; per lo Stagirita tutto ( tranne Dio , l' anima e le intelligenze celesti ) é fatto di sinoli ( unione di materia e forma ) ; dire che l' intero mondo é fatto di sinoli non significa affatto dire che vi sono due sostanze , una materiale e una immateriale accoppiate : anzi , la separazione di materia e forma in un sinolo é solamente concettuale e anche un ente semplicissimo , quale una pietra , é sinolo di materia e forma . In altre parole sinolo é una sostanza che allo stesso tempo é materia e forma . Non a caso un essere animato é tale nella misura in cui é sinolo di materia e forma . Per Platone invece sì che vi sono due sostanze diverse che si accoppiano momentaneamente e questo lo porta inevitabilmente all' immortalità dell' anima , che invece in Aristotele può difficilmente essere giustificata : l' anima per Platone é qualcosa di radicalmente diverso dal corpo e mentre per Aristotele una volta che il corpo muore anche l' anima non può che perire perchè si rompe il sinolo corpo , per Platone invece l' anima , una volta morto il corpo , vive meglio da sola . Sotto questo aspetto Cartesio é decisamente platonizzante : per lui in primo luogo il mondo é costituito da realtà animate e realtà inanimate o , per essere più netti , di realtà di pura materia e di realtà di puro spirito ; ecco quindi che Cartesio si distacca decisamente dalle posizioni monistiche rinascimentali di Giordano Bruno , che vedeva ogni ente come sostanza fatta di materia e forma ( che finivano per identificarsi ) . Il mondo di Cartesio é fortemente dualistico : da un lato troviamo la res extensa ( la materia ) , pura , senza forma , senza spirito , movimentata ed estesa e dall' altro lato troviamo la res cogitans , che é l' esatto contrario della res extensa : é senza estensione ed é puramente spirituale . Cartesio , sulle orme di Platone , dice che nell' uomo queste due realtà totalmente diverse sono momentaneamente accoppiate . Dire che sono totalmente diverse e accoppiate solo momentaneamente implica l' immortalità dell' anima , cosa che Cartesio , da buon cristiano , sosterrà strenuamente . Quella di Cartesio si potrebbe definire metafisica meccanicistica ma non materialistica , visto che accanto alla materia c'é anche la spiritualità . Ma la cosa strana é che il fondamento di questa metafisica é a priori : dubito , penso e quindi esisto come res cogitans ; ma Cartesio fa un passo avanti : dal fatto che esisto e sono una cosa che pensa ( ho intuito di esistere proprio dal fatto di pensare ) Cartesio arriva a concludere di essere sostanza pensante , sostanza la cui caratteristica fondamentale é il pensiero : detto in altri termini , Cartesio non si limita a dire che abbiamo il pensiero , bensì dice che siamo soltanto pensiero . Secondo Cartesio dal fatto che possiamo cogliere in modo evidente ( chiaro e distinto ) la nostra esistenza intellettuale , deriva inevitabilmente che siamo sostanze la cui essenza é il pensiero . Abbiamo anche parlato di res extensa contrapposta a res cogitans , ma in realtà Cartesio non é ancora arrivato a dimostrare l' esistenza della res extensa , del mondo materiale : ha solo dimostrato ( o meglio intuito immediatamente ) che intellettualmente esistiamo ( cogito ergo sum ) . Ma quando Cartesio dice che esistiamo come pensiero che cosa intende con la parola " pensiero " ? Egli non intende soltanto l' attività intellettuale ( matematica , geometria , ecc . ) ma anche quella mentale ( percepire i colori , ad esempio ) . Questo permette di capire come il suo ragionamento ( apparentemente assurdo ) in fondo sia sensato . Cartesio é certo dell' esistenza dell' io ma anche delle idee che percepisco ( dove idea sta per ogni qualsivoglia contenuto della mente : tanto pensare un triangolo quanto percepire il colore blu ) proprio perchè vengono percepite dal mio intelletto il quale , a differenza dei sensi , si fa ingannare ben più difficilmente ; ma il problema che si pone Cartesio é se dietro alle idee che cogliamo esistano anche le cose reali : se vedo un libro blu e percepisco il colore blu nella mia mente sono certo che il blu esista , ma non sono affatto certo che esista il libro ! Dicendo di essere res cogitans Cartesio arriva a dire che tutto ciò che percepisco esiste ma esiste solo come contenuto del mio pensiero , non é detto che esista anche nella realtà . L' esistenza delle idee delle cose materiali é certa ; quel che non é certa é l' esistenza delle cose materiali di cui percepiamo le idee . Quindi Cartesio non sa ancora se il mondo materiale esista ( le idee delle cose materiali però esistono ) ; in qualità di res cogitans egli é convinto della propria esistenza ( come soggetto pensante ) ; non sa se il mondo esiste ma se esiste , comunque , esisterà per forza come res extensa perchè essa é l' opposto della res cogitans ; Cartesio ha già dimostrato che il pensiero , lo spirito é totalmente depurato dalla materia e quindi a sua volta la materia sarà totalmente depurata dallo spirito : distinguendo una cosa resta distinta anche l' altra . Cartesio ha dimostrato l' esistenza del pensiero nella sua purezza , non sa se la materia esista , ma se esiste egli é convinto che vada concepita come estensione e movimento , assolutamente libera e indipendente dal pensiero . In realtà Cartesio sembra aver intrapreso un grossolano circolo vizioso : decide di fondare la sua argomentazione sull' evidenza , vede che funziona e decide di prendere sempre come criterio di verità solo l' evidenza ( chiarezza + distinzione ) : sceglie di usarla , dice che la sua dimostrazione é andata bene con l' evidenza e da ora in avanti userà quella ; ma in realtà é andata bene perchè l' ha scelta di proposito lui ! Naturalmente non mancarono le obiezioni e lui fece notare comunque che in realtà non c' é bisogno di concepire astrattamente il concetto di evidenza per cogliere la verità del fatto di esistere : é immediata e intuitiva : penso e per forza devo esistere ; sono certo di pensare e quindi di esistere anche senza far appello all' evidenza . Però ciò che ha portato Cartesio a prendere per buona la verità " penso dunque esisto " é stata proprio l' evidenza di questa verità , chiara e distinta ; e allora Cartesio da lì in poi ha scelto di affidarsi all' evidenza : prenderà per buone solo le cose chiare ed evidenti . Il percorso della metafisica cartesiana é antitetico rispetto a quello dell' empirismo tradizionale : si parte dall' io , si arriva a Dio e poi si torna al mondo sensibile . Ne consegue che Cartesio per dimostrare l' esistenza di Dio non potrà far perno sul mondo sensibile ( come invece faceva , ad esempio , Tommaso con le sue 5 prove ) visto che non ne ha ancora dimostrata l' esistenza , bensì dovrà dimostrare l' esistenza di Dio in base all' io . Tuttavia Cartesio può anche permettersi di usare le idee delle cose sensibili : non sa se il mondo esista , però le idee del mondo presenti nella sua testa devono per forza esistere come contenuto del suo pensiero ; nel 1900 il filosofo Edmund Husserl userà i concetti di noesis e noema : noesis é l' azione del pensiero noema é l' oggetto del pensiero ; penso a un triangolo : l' atto di pensare é noesis , il triangolo pensato é noema . Ebbene Cartesio si può avvalere per dimostrare l' esistenza di Dio sia della noesis sia dei noemata , entrambi presenti nel pensiero di me che esisto appunto come pensiero ( res cogitans ) . La dimostrazione Cartesiana é così riassumibile : se dubito non sono perfetto perchè ciò che é perfetto non può dubitare ; ma non posso concepire il concetto di imperfezione se non in base a quello di perfezione ; se sono imperfetto e posseggo l' idea della perfezione , essa deve derivare da qualcosa che sta al di fuori di me che sono imperfetto : Dio . E' il dubbio del cogito ergo sum che mi mette di fronte alla coscienza della mia imperfezione : se dubito é ovvio che non sono perfetto : ma per concepire l' imperfezione bisogna conoscere anche la perfezione : come farei infatti a definire imperfetta una cosa senza sapere che cosa invece é perfetto ? In altre parole l' effetto non può essere più grande della causa : io che sono imperfetto non posso causare a me stesso come effetto il concetto di perfezione : ci deve essere un ente che non sono io e che é perfetto che mi dia l' idea di perfezione . Questa dimostrazione sembra molto astratta , ma in realtà c' é un nucleo esistenziale : l' uomo non soffre solo nel momento in cui muore ( come fanno gli animali ) , ma per tutta la sua vita perchè non fa che pensare alla morte ; l' uomo é in altri termini costretto e capace a soffrire molto di più rispetto agli altri animali : non ha solo la paura , ma anche l' angoscia . In realtà queste considerazioni le farà poi Pascal , ma tuttavia in Cartesio sono sullo sfondo : riflettiamo sulla nostra finitezza e sulla nostra imperfezione e questo ci fa soffrire ; questa nostra finitezza che sentiamo é una sorta di prova dell' esistenza di Dio , anzi , più che una prova un argomento , fondato sul fatto stesso di sentire la nostra imperfezione ; sentire la propria imperfezione vuol dire avere l' idea di perfezione ( Dio ) ed é segno del destino ultraterreno dell' uomo : l' uomo non é realizzato nel corpo , che é imperfetto e finito , ma nell' anima , che é infinita e immortale . Qualcosa di simile era già presente a suo tempo in Platone : l' uomo non é sapiente nè ignorante , ma si trova in uno stato di medietà che lo colloca a metà strada tra animali e dèi . In realtà ci fu qualcuno che fece notare che l' argomentazione usata da Cartesio per dimostrare l' esistenza di Dio non funzionava : noi finiti abbiamo l' idea di infinito quindi l' infinito ( Dio ) deve averci dato quest' idea . Ma tra infinito e idea di infinito c' é una bella differenza , così come c' é una bella differenza tra qualsiasi cosa e l' idea stessa di quella cosa : un libro ha un tasso di essere ben superiore rispetto all' idea di libro . Si obiettò a Cartesio che in realtà lui confondeva l' idea di infinito con un' idea infinita : l' infinito per definizione é infinito , ma l' idea di infinito no , proprio perchè é un' idea , un segno finito . E' un grave errore parlare dell' idea di infinito come dell' infinito stesso . Cartesio fece notare che effettivamente tra idee e cose c' é una bella differenza ontologica : le idee hanno una x in meno di essere rispetto alle cose di cui sono idee proprio perchè le cose hanno essenza ed esistenza reale , le idee hanno essenza ma non esistenza reale . Ma nel caso dell' infinito tutto cambia proprio perchè siamo nell' infinito : Cartesio intendeva dire che é vero che il cavallo ontologicamente pesa di più dell' idea di cavallo , ma é altrettanto vero che l' idea di infinito ( pur essendo un' idea ) ontologicamente pesa di più del cavallo ( e di qualsiasi altra cosa finita ) . Ma in realtà bisogna ammettere che Cartesio non aveva ragione perchè una cosa é l' infinito , un' altra l' idea di infinito : l' infinito é effettivamente infinito , l' idea di infinito é finita proprio perchè é un segno , un' idea . Ma Cartesio non si limita a fornire una sola prova dell' esistenza di Dio , bensì ne fornisce tre . La seconda prova presenta analogie con la prima poichè si fonda anch' essa sull' idea di perfezione che abbiamo noi che siamo imperfetti . Cartesio si domanda quale é la causa , ossia che cosa crea noi che non siamo perfetti . Le possibilità sono due : o ci creiamo da soli , siamo cioè causa di noi stessi , oppure siamo creati da qualcosa a noi esterno . Ma ciò che porta Cartesio a dire che non possiamo esserci creati da noi , bensì dobbiamo essere stati creati da qualcosa di esterno é che se fossimo noi stessi la causa di noi stessi , ci saremmo creati perfetti , ma perfetti non siamo perchè dubitiamo , quindi ci deve aver creato qualcosa a noi esterno : Dio . E' evidente che nessuno , potendosi creare e avendo l' idea di perfezione insita nella sua testa , sarebbe così stupido da crearsi imperfetto , da non incarnare l' idea di perfezione nel suo corpo ed é quindi ovvio che non siamo noi stessi a crearci . La differenza tra le due prove dell' esistenza di Dio finora citate é che la prima spiega la causa dell' idea di perfezione , la seconda la causa della nostra esistenza : in entrambi i casi l' artefice é Dio . In tutti e due i casi comunque si parte da effetti per risalire a cause ( l' idea di perfezione chi l' ha causata in noi ? la nostra esistenza chi l' ha causata ? ) ; sono tutte e due prove a posteriori , che partono dall' esistenza di qualcosa per risalire all' esistenza di qualcos' altro ; nessuna delle due parte dall' esistenza del mondo ( anche perchè Cartesio non sa ancora se esso esista ) , bensì partono dall' io , che é di evidente esistenza ( cogito , ergo sum ) . Tuttavia si può accennare al fatto che non mancarono anche in questo caso le obiezioni mosse a Cartesio : gli si faceva notare che lui diceva che non ci siamo creati altrimenti ci saremmo attribuiti perfezione assoluta ( ma non l' abbiamo : il fatto di dubitare implica imperfezione ) ; ma gli avversari dicevano : " e perchè non potrebbe essere che abbiamo tanta potenza da crearci , ma non abbastanza da darci la perfezione ? " : in altre parole si sosteneva che noi potremmo avere la potenza di crearci ma non di darci la perfezione . Ma Cartesio ribatteva ( e a ragion veduta ) che se uno avesse così tanta potenza da crearsi , ossia di passare dal nulla all' esistenza , allora avrebbe anche la potenza per darsi la perfezione : ci vuole ben più potenza per crearsi che non per darsi la perfezione ! Il passaggio dal nulla all' essere é di gran lunga più difficile e richiede molta più potenza rispetto a quello dall' imperfezione alla perfezione : se son così potente da darmi esistenza , non mi mancherà di sicuro la potenza per darmi la perfezione . L' unico essere che si dà esistenza e perfezione é proprio Dio , spiega Cartesio . La terza prova dell' esistenza di Dio fornita da Cartesio é una rivisitazione della prova ontologica di Anselmo da Aosta : l' idea di perfezione deve per forza avere esistenza ; l' essere perfettissimo , per essere tale , non può mancare di esistenza , diceva Anselmo . Cartesio però riproponeva la prova anselmiana in termini matematizzati : l' esistenza di Dio deriva dalla sua essenza come le proprietà del triangolo derivano dalla definizione di triangolo . Si può notare come tutte e tre le prove cartesiane dell' esistenza di Dio partono dall' idea di perfezione insita nella nostra mente ; dall' idea di perfezione poi si risale a una causa perfetta : nel momento in cui si dimostra l' esistenza di Dio si dimostra anche la sua perfezione : dico che sono imperfetto e ho l' idea di perfezione ; deve avermela trasmessa qualcosa di perfetto e ci deve quindi essere qualcosa di perfetto : Dio esiste ed é perfetto . Con questa asserzione Cartesio si mantiene , tra l' altro , fedele alla tradizione cristiana che vuole Dio perfetto ; anche a noi pare ovvio che la divinità , per definizione , sia perfetta , ma in realtà nell' antichità non era così : gli dèi non erano affatto perfetti ( già solo il fatto di essere non uno ma tanti implica imperfezione ) : tuttavia il Dio che intende Cartesio é qualcosa di ben distinto da quello cristiano : può essere maggiormente accostato al " motore immobile " aristotelico , garante dell' ordine e nulla più , che non al Dio cristiano , con cui l' uomo può parlare e che deve essere pregato . Tra l' altro dimostrare che Dio esiste ed é perfetto consente a Cartesio di tornare sui suoi passi e dimostrare sbagliata l' ipotesi del genio maligno : se Dio é perfetto é buono e se é buono non usa la sua onnipotenza per ingannarmi e di conseguenza le verità matematiche e le altre evidenze vanno prese per buone . Ecco allora che Cartesio arriva alla fondatezza delle regole del metodo : le regole erano evidenti , ma non pienamente accettabili perchè potevano essere frutto di un genio cattivo che me le faceva sembrare evidenti anche se in realtà non lo erano ; ma questo genio maligno non c' é , quindi le regole del metodo sono evidenti e vanno accettate . Un Dio buono ci fa percepire ciò che percepiamo in modo evidente effettivamente come é , senza ingannarci . L' annullamento dell' ipotesi del genio maligno , però , non comporta che tutte le cose su cui Cartesio aveva dubitato diventino automaticamente certe e accettabili : si devono accettare solo le verità evidenti , chiare e distinte ( le verità matematiche , tipo 2 + 2 = 4 , e la fisica matematizzata ) mentre le cose non chiare e non distinte non vanno accettate perchè é vero che non c' é il genio cattivo ad ingannarmi , ma posso io stesso ingannarmi : le testimonianze dei sensi continuano ad essere incerte . Tuttavia , tornando alla metafora delle aree bianche e nere , adesso dalla parte bianca cominciano ad affluire nuove cose : prima c' era solo il cogito ergo sum , adesso si aggiungono anche le verità matematiche e quelle della fisica matematizzata : oltre al 2 + 2 = 4 si può anche accettare come evidente il mondo fisico nella misura in cui é riducibile in termini matematici . Dopo essere partito dall' io e passato per Dio , Cartesio arriva al mondo esterno ( che aveva messo scetticamente in dubbio ) , con il vantaggio di poter tranquillamente prendere per buone le cose evidenti senza temere il genio maligno . Sorgono due problemi relativi al mondo esterno : 1 ) esiste ? 2 ) se esiste , come é fatto ? Che caratteristiche ha ? Cartesio deve dimostrare l' esistenza del mondo esterno , sapendo già , nel caso esista , che esso sarà fatto esclusivamente di estensione e movimento ( res extensa ) . Cartesio fa questo ragionamento : il mondo esterno si manifesta a noi indipendentemente dalla nostra volontà ( vedo cosa la realtà mi offre e non cosa voglio io ) ; il mondo lo vediamo quindi passivamente : esso esiste in modo esterno e indipendente da noi ; sarebbe un genio maligno a farci credere con evidenza che il mondo esiste indipendentemente quando in realtà non esiste ( il genio maligno nella sua onnipotenza potrebbe mandare nella nostra testa immagini virtuali di un mondo inesistente nella realtà ) ; ma il genio maligno non esiste quindi le sensazioni ci derivano effettivamente da un mondo a noi esterno ed indipendente che esiste . Ma per Cartesio dire che il mondo esiste non vuol dire che esso esista come lo percepiamo perchè dobbiamo essere certi solo delle cose che ci si rivelano con l' evidenza : del mondo esisterà con certezza ciò che percepiamo con evidenza e noi con evidenza percepiamo solamente le caratteristiche oggettive , ossia le quantità , e non quelle soggettive ( le qualità ) : le quantità sono coglibili in modo evidente , tramite la matematica che é la forma di pensiero più evidente . Non a caso , se cerco di concepire la forma geometrica di una realtà fisica , le sue quantità sono chiare e distinte ( evidenti ) : la forma ( ossia l' estensione geometrica ) fa parte delle verità matematiche . La percezione di una qualità invece ( ad esempio un colore ) non potrà mai essere evidente : se voglio comunicare ad una persona la forma parallelepipedo , se lei sa cosa é e io le do le misure avrà chiarissima nella sua mente l' essenza di ciò che le ho detto ; ma se invece voglio comunicarle un colore ( ad esempio il giallo ) una vaga idea ce l' avrà per forza , ma non saprà mai con evidenza che cosa intendo : penserà , per dire , ad un' altra tonalità rispetto a quella da me pensata . Ecco allora che nelle qualità la confusione impera : le qualità non sono nè esprimibili nè comunicabili in forma rigorosa . Già Galileo si era trovato di fronte a questo problema ed aveva finito per considerare vero ciò che é oggettivamente coglibile ( quantità ) , falso ciò che é soggettivamente coglibile ( qualità ) . Ora Cartesio sa che il mondo esterno esiste e sa anche che é fatto esclusivamente di movimento ed estensione , proprio perchè la materia é simmetricamente opposta allo spirito : dicendo che nello spirito non ci potrà mai essere materia , non ha fatto altro che dire che nella materia non ci potrà mai essere spirito e quindi il mondo fisico sarà senza spiritualità . Allora con Cartesio salta decisamente l' idea aristotelica del mondo come unione di materia e forma ( i sinoli ) e si afferma un mondo di tre sostanze : res divina , res cogitans e res extensa . Però una volta detto che Dio esiste e non ci inganna , non é stato con questo spiegato se tutto ciò che ci circonda e che percepiamo é vero . Ma spetta all' uomo stesso stabilire ciò che va preso come vero e ciò che va scartato servendosi del criterio dell' evidenza che , annullata l' ipotesi del genio cattivo , é lo strumento di indagine più efficace . Dio ci ha dato gli strumenti , non ci inganna e quando ci dà cose evidenti possiamo accettarle sicuri . Però é solo a noi stessi che spetta prendere per buone esclusivamente le cose evidenti e stare in guardia da quelle non evidenti . Ed ecco allora che per Cartesio l' errore dipende non dall' intelletto , ma dalla volontà . Galileo faceva notare che l' estensione della conoscenza divina é molto più grande della nostra , ma negli ambiti matematici ciò che noi sappiamo lo sappiamo in modo del tutto uguale a Dio : che 2 + 2 = 4 lo sappiamo esattamente come Dio . Le verità matematiche che l' uomo conosce , certamente inferiori rispetto a quelle conosciute da Dio , sono però totalmente evidenti , le conosciamo alla pari di Dio . Le verità evidenti ( del tipo 2 + 2 = 4 ) l' uomo le conosce alla pari di Dio ; nelle verità evidenti la differenza di conoscenza tra Dio e uomo non é qualitativa ( 2 + 2 = 4 lo so io come Dio ) , ma quantitativa ( Dio conosce molte più verità evidenti rispetto all' uomo ) . Allora l' errore non dipende dalla limitatezza dell' intelletto umano ( che 2 + 2 = 4 lo colgo alla pari di Dio ) , ma dalla sua volontà di affermare cose di cui non ha evidenza . Quando l' uomo afferma cose di cui ha l' evidenza non sbaglia mai . L' errore nasce da una discrepanza dell' intelletto limitato e della volontà illimitata : voglio affermare cose di cui non posso avere l' evidenza e così sbaglio . Ecco allora che il sapere umano sarà anche limitato , ma assolutamente certo . Per Dio tutte le verità sono certe e coglibili immediatamente , per l' uomo no , proprio perchè il suo intelletto é limitato : delle qualità non potrà mai avere certezza e il modo per non sbagliare consiste nel lasciarle perdere . L' ignoranza umana dipende dalla limitatezza dell' intelletto che non può conoscere tutto , ma l' errore dipende dalla volontà che vuole affermare cose di cui non ha conoscenza evidente . Nella quinta parte del Discorso sul metodo Cartesio affronta il principale obiettivo del suo discorso : la fondazione di una fisica rigorosamente meccanicistica , ridotta ad estensione e movimento . Propone un breve riassunto di quanto aveva già scritto nel trattato sul Mondo , che in realtà era per lo più incentrato sul problema della luce : dal problema della luce Cartesio aveva costruito tutto un discorso di fisica : il Sole la trasmette , i pianeti la ricevono , l' uomo ne é spettatore . Il ricondurre tutto all' estensione implica alcune importanti conseguenze : in primo luogo l' assenza del vuoto . Cartesio é un personaggio cauto e timoroso e si trova sempre a dover conciliare le teorie di cui é convinto con ciò che l' autorità sostiene ; egli é profondamente convinto della verità della dottrina copernicana che vuole il Sole al centro dell' universo , ma teme di andare contro la Chiesa e così finisce per sostenere la teoria copernicana facendo finta di non sostenerla . Che cosa é per Cartesio il movimento ? Egli definisce il movimento di una determinata parte di materia come una traslazione da una vicinanza di determinate parti di materia alla vicinanze di altre determinate parti di materia . Qualche decennio dopo Cartesio arriveranno le grandi scoperte di Newton ; Newton concepirà lo spazio come un grande contenitore nel quale sono contenute le cose e gli oggetti . Newton é convinto che lo spazio esista oggettivamente fuori di noi e indipendentemente sia dal nostro ruolo di percepire sia dall' esistenza delle altre cose . Togliendo dallo spazio tutte le cose e tutti i soggetti pensanti , per Newton ( e così anche per noi ) lo spazio continuerebbe ad esistere . Lo spazio é dunque il luogo dove stanno le cose , ma dove potrebbero benissimo anche non stare le cose . Se anche togliessimo tutto resterebbe sempre e comunque lo spazio . Cartesio invece la pensa in modo del tutto diverso : concependo la materia in termini meccanicistici e estensivi , egli non può che arrivare a negare il vuoto così come l'indipendenza dello spazio dalle cose che lo occupano . Per Cartesio l' estensione é sinonimo di spazio ; la materia é sinonimo di estensione , quindi la materia é sinonimo di spazio . In fondo già Platone a suo tempo aveva espresso qualcosa di molto simile con il concetto di kòra . Se la materia é lo spazio , ne consegue che il vuoto non esiste perchè sarebbe uno spazio senza contenuto fisico ; uno spazio senza cose che lo occupino , questo sarebbe il vuoto ; ma per Cartesio lo spazio é la materia , quindi non ci sarà mai spazio senza materia e di conseguenza non ci sarà mai il vuoto . Nel 1600 il dibattito sull' esistenza del vuoto é stato sentitissimo : sarà in questi anni che si farà l' esperimento con il mercurio e la baccinella . Cartesio dal canto suo arriva a negare l' esistenza del vuoto , non in termini empirici , ma metafisici . Dall' inesistenza del vuoto deriva una particolare concezione del movimento : noi immaginiamo lo spazio come una realtà assoluta e nell' immagine newtoniana non c' é nulla che ci impedisca di immaginare lo spazio privo di cose ( il vuoto ) ; il movimento viene quindi da Newton concepito come spostamento di un oggetto da una parte dello spazio ad un' altra . Ma nella concezione cartesiana tutto cambia : neppure concettualmente si può ipotizzare uno spazio vuoto e quindi non si può definire il movimento come spostamento da qui a lì ; se un libro lo spostiamo da qui a lì , Newton dice che nello spazio si sposta da una parte all' altra ; per Cartesio invece significa che il libro viene traslato dalla vicinanza di alcune parti di materia alla vicinanza di altre parti di materia : sposto il libro dal tavolo al muro ; quindi ( secondo Cartesio ) viene traslato dalla vicinanza alla materia del tavolo alla vicinanza della materia del muro . Quali conseguenze ha questa concezione del movimento ? Cartesio quando descrive la genesi del mondo fisico sarà molto influenzato da questa concezione del moto : ipotizza che il mondo fisico si sia generato tramite vortici di materia ; in un certo senso l' attuale movimento dei pianeti intorno al Sole é un residuo di quell' antico moto vorticoso che aveva portato alla creazione del mondo . Tra i pianeti e il Sole , poi , non può esserci il vuoto perchè esso , come dimostrato , non esiste : tutto lo spazio é occupato da materia . Cartesio ammette quindi la teoria copernicana : il Sole é al centro e i pianeti trascinati dal vortice gli ruotano attorno ; ma Cartesio , per sfuggire a possibili censure della Chiesa , dice che non si può affatto sostenere che i pianeti ruotino intorno al Sole : il movimento é traslazione da materia a materia : immaginiamo un lavandino con lo scarico aperto : l' acqua viene risucchiata e si creano vortici che coinvolgono dei pezzetti di carta galleggianti ( che rappresentano i pianeti ) : ma non sono i pezzi di carta a muoversi , bensì é l' intero vortice che li sposta tutti insieme e la vicinanza di materia sempre quella é . Questa spiegazione di Cartesio dell' origine del mondo di impostazione anassimandrea é più che altro un gioco di parole per tenere buona la dottrina copernicana senza uscire troppo allo scoperto . Ma questa assenza di vuoto implica un' altra conseguenza : Cartesio spiega che i pianeti sono trascinati dai vortici e rifiuta radicalmente ogni sorta di azione a distanza , rifuggendo dalle teorie di Galileo e Keplero : quest' ultimo soprattutto aveva ipotizzato che il Sole attirasse a sè i pianeti grazie ad una specie di attrazione paragonabile a quella esercitata dal magnete . Newton non farà altro che unificare le leggi di Keplero e quelle di Galileo per formulare la legge di gravitazione universale , che in fin dei conti , certamente depurate da residui di concezioni animistiche , implicano l' azione a distanza : i pianeti sparati a velocità elevatissime uscirebbero dalle orbite se non sentissero la forza di gravità che li tiene ancorati al Sole . Quando Keplero ammette l' animismo e l' azione a distanza , Cartesio li rifiuta entrambi , Newton riprende l' azione a distanza . Ma perchè Cartesio rifiuta l' azione a distanza ? E' il meccanicismo di Cartesio che prescrive di evitare l' azione a distanza : l' unica cosa che esista é la materia come estensione e movimento : l' unica cosa che si possa ipotizzare é il movimento per contatto . Non a caso l' immagine del mondo presente nella mente di Cartesio é assai simile ad un tavolo di biliardo dove tutto ciò che é mosso é mosso per contatto . Cartesio vuole abolire tutto ciò che dà un' impostazione qualitativa e spirituale della realtà . Non c' é spazio per nulla che possa anche lontanamente dar sentore di concezioni animistiche e non a caso l' ilozoismo ( la vita della materia ) é spesso stata dimostrata servendosi dell' esempio del magnete che muove non per contatto diretto . Cartesio vuole proprio sradicare queste concezioni di sapore ilozoistico , che fino a pochi anni prima di lui erano all' ordine del giorno : pensiamo a Giordano Bruno che diceva che la materia é viva e divina . Keplero viene prima dell' affermarsi di concezioni meccanicistiche della realtà , Cartesio vive in un' epoca in cui il meccanicismo non si é ancora pienamente affermato e dichiara guerra agli ilozoisti arrivando ad evitare tutto ciò che sa anche lontanamente di animistico , come l' azione a distanza . Newton invece si muove in un contesto in cui il meccanicismo si é pienamente affermato e può anche permettersi di accettare l' azione a distanza pur rifuggendo da concezioni animistiche : la Terra non si muove perchè attirata dall' anima del Sole ( come diceva Keplero ) , ma per la combinazione di un moto rettilineo uniforme e di uno uniformemente accelerato . D' altrone Cartesio con il suo meccanicismo radicale non poteva neanche spiegare che un oggetto cade perchè attirato dalla forza di gravità , ma doveva ricorrere a bizzarre interpretazioni : una penna cade al suolo perchè sente una sorta di pressione esercitata dall' alto dall' infinita quantità di materia sopra di noi . Non si tratta di un processo di attrazione a distanza , ma di un processo di schiacciamento vero e proprio . All' epoca di Newton il meccanicismo non ha più bisogno di difendersi strenuamente e estremisticamente e può in qualche senso tornare ad ammettere fenomeni quali l' azione a distanza , che , tra l' altro , é ben lungi dall' essere animistico , già solo per il fatto che é esprimibile in termini matematici . Ecco allora che anche Newton resta fedele al meccanicismo e al metodo matematico di Cartesio . Cartesio era convintissimo che il mondo fosse davvero come lo pensava lui ( movimento ed estensione ) , così come era convinto che il suo Metodo fosse il migliore : era altresì convinto che il mondo avesse avuto una genesi , ma , da persona cauta e moderata , non imponeva le sue teorie . Ma con la teoria della genesi del mondo andava contro alle Verità della Chiesa e all' autorità di Aristotele : la Chiesa parla di creazione ; Dio ha creato il mondo e ha fatto le cose ; non é che c' é la materia e Dio decide di creare un movimento ( per di più a vortici ) . Va poi contro Aristotele preferendo le quantità alle qualità . Cartesio presenta il mondo dicendo di non essere certo che sia così , però che senz' altro le sue teorie sul mondo sono particolarmente chiare e fluide . Dopo aver spiegato che nel mondo tutto avviene in modo meccanicistico , ossia in termini di estensione e movimento , Cartesio vuole dare un' ulteriore prova di questa asserzione e tenta di dimostrare come perfino il funzionamento di un organo centrale come il cuore avvenga in termini puramente meccanicistici . Pare assai difficile e discutibile dimostrare che anche nel cuore valga il meccanicismo ( e Cartesio lo sa bene ) , però sa altrettanto bene che se riuscirà a dimostrare che il meccanicismo governa perfino l' attività del cuore allora le sue tesi sono veritiere : il mondo é fatto di materia ed estensione . Senz' altro la circolazione sanguigna , tra tutti i processi possibili , é quello che meno si presta a spiegazioni di tipo meccanicistico ed é proprio per questo che Cartesio si cimenta nel dimostrare come esso sia invece di tipo meccanicistico . Egli presenta comunque la sua teoria non come verità indiscutibile , ma come ipotesi che funziona bene , proprio come aveva fatto con la sua teoria della genesi del mondo o con la presentazione del suo metodo : non vi dico che la mia teoria sia quella giusta , però vi posso dire che funziona benissimo per spiegare la circolazione sanguigna . Senz' altro quest' atteggiamento moderato e tiepido di Cartesio ha motivazioni politiche : egli deve stare in guardia dalla Chiesa che pochi anni prima aveva fatto morire Bruno e abiurare Galilei . Presentare le sue teorie come verità inconfutabili sarebbe stato condannarsi da soli e così egli preferisce presentarle come possibili teorie , che non sono certe ma hanno il pregio di spiegare il fenomeno in modo razionale e ragionevole . Naturalmente se le sue teorie funzionano bene per chi sostiene cose diverse diventa difficile contestarle e dimostrarle false , così ciò che lui aveva proposto come possibile , in virtù della sua razionalità e capacità esplicativa , finisce per diventare vero e inconfutabile . Cartesio per spiegare fenomeni e processi di vario genere si serve del cosiddetto metodo genetico , servendosi dell' immagine ( tipica del 1600 ) dell' orologiaio . Così come i bambini per capire come é fatta una cosa e come funziona sono soliti smontarla , anche Cartesio ritiene che il miglior metodo per esaminare le cose e capirne il funzionamento consista nello smontarle , nel vedere come si costruisce una volta smontata . Ed é proprio ciò che intende fare Cartesio : vuole esaminare i singoli ingranaggi ( in questo caso il cuore ) che costituiscono quell' immenso orologio che é l' universo ; solo esaminando i singoli ingranaggi si può capire il funzionamento del tutto . E' tra l' altro una peculiarità di tutto il 1600 esaminare ingranaggio per ingranaggio il mondo e non a caso l' italiano Giambattista Vico preferirà la storia agli enti naturali : la storia siamo noi a farla , gli enti naturali sono invece costruiti da Dio .In un certo senso Cartesio la pensa come Vico , ma , a differenza del pensatore italiano , egli intende occuparsi degli enti fisici in qualità di scienziato e filosofo e l' unico metodo per poterne comprendere la natura e il funzionamento é proprio smontarli e rimontarli ; per capire la natura delle cose bisogna o averle create o mettersi nell' ottica di chi le ha create , nel caso del mondo occorre mettersi nell' ottica del grande orologiaio ( Dio ) . Va subito detto che l' impostazione radicalmente meccanicistica di Cartesio rischia di impedirgli di comprendere correttamente certi aspetti del funzionamento delle cose : egli può solo accettare le cose in termini meccanicistici e rifiutando ogni forma di azione a distanza o di spiritualismo insito nelle cose ; non a caso i cartesiani , quando Newton spiegherà il moto dei pianeti servendosi della forza di attrazione la rifiuteranno ( nonostante fosse corretta ) perchè implica un' azione a distanza che va contro i princìpi del meccanicismo . La stessa cosa in fondo vale per il cuore : Cartesio nello spiegare la circolazione del sangue rifiuta ogni spiegazione che si allontani anche minimamente dal meccanicismo più radicale e finisce per dare una spiegazione sul funzionamento del cuore mezza vera e mezza falsa . Le teorie tradizionali a riguardo non erano mai riuscite a riconoscere la circolazione e si riteneva per lo più che il sangue fosse un liquido stagnante e le pulsazioni non venivano mai interpretate come il rumore della pompa cuore . Questa difficoltà a comprendere il meccanismo della circolazione era dovuta in buona parte a difficoltà autonome : ad esempio , le arterie in un corpo deceduto si svuotano assai velocemente del sangue e quindi esso non veniva mai trovato all' interno delle vene e di conseguenza bisognava ricorrere ad interpretazioni bislacche per spiegare le funzioni delle vene stesse . Il primo a fornire un' organica e corretta spiegazione a riguardo della circolazione sanguigna fu il medico inglese William Harvey che sostenne che il cuore si contrae ritmicamente e fa sì che il sangue venga pompato e abbia il suo flusso . Era un' interpretazione indubbiamente corretta . Cartesio però non può accettare pienamente le teorie del medico inglese : senz' altro anche Cartesio riconosce la presenza della circolazione sanguigna , ma non accetta la spiegazione datane da Harvey . Cartesio pensa che il cuore umano funzioni allo stesso modo di un motore a scoppio , nel quale non sono i pistoni che si muovono nel cilindro a mettere in moto la miscela , bensì é la miscela a muovere i pistoni : é lo scoppio appunto della miscela a far dilatare la medesima e a far andare su e giù i pistoni . Ora , le posizioni di Harvey e di Cartesio risultano esattamente opposte : per Harvey é il cuore a far muovere il sangue , per Cartesio é il sangue che fa muovere il cuore , esattamente come avviene nel motore a scoppio . Harvey era convinto che il cuore , contraendosi , spingesse fuori il sangue per poi riattirarlo con la dilatazione . Per Cartesio , al contrario , essendo il cuore un organo caldissimo , é il sangue che , surriscaldandosi per via del calore presente nel cuore , si dilata e per questo dilatarsi schizza via dando luogo alla circolazione che riporta il sangue raffreddatosi al cuore , dove si riscalda nuovamente , si dilata , schizza via e il processo ricomincia . In Harvey abbiamo una pompa autonoma , in Cartesio un motore a scoppio in cui é il sdangue a muovere il cuore . Sembra una semplice diatriba della storia della medicina , priva di ogni significato , ma in realtà ha un' importanza fondamentale perchè se Cartesio arriva a sostenere l' analogia del cuore con un motore a scoppio lo fa perchè spinto dal suo stesso radicale meccanicismo : egli non può assolutamente ammettere un movimento autonomo di un organo ( il cuore ) che muove il sangue perchè la cosa gli puzza troppo di animismo . Così come non può accettare l' azione a distanza , Cartesio non può neanche accettare l' autonomia e l' indipendenza di certi organi perchè in un certo senso questo potrebbe portarlo verso l' animismo , l' attribuire vita autonoma , anima alla materia ; ma la materia per definizione é estensione e quindi il meccanicismo cartesiano vieta di accettare l' interpretazione della circolazione sanguigna data da Harvey . Invece l' idea del sangue che si dilata per via del calore , schizza via e muove il cuore é rigorosamente meccanicistica : é una serie di urti : il sangue viene mosso dal calore , muove il cuore e poi viene di nuovo mosso dal calore . Ecco allora che anche nel cuore , l' organo che meno di tutti si presta ad interpretazioni meccanicistiche , tutto avviene come in un orologio . Una volta spiegato il meccanicismo presente nel mondo , Cartesio lo estende all' intera realtà vivente e qui si può notare , come già si poteva a riguardo dell' interpretazione della circolazione , come un meccanicismo troppo radicale porti ad errori grossolani . Cartesio fissa una differenza radicale tra uomini da una parte e piante e animali dall' altra : gli uomini sono ai suoi occhi tutt' altra cosa rispetto sia agli animali sia alle piante . Questa distinzione in parte gli deriva senz' altro dal cristianesimo che vede l' anima immortale esclusivamente negli uomini . Certo , é vero che i cristiani , diostaccandosi da Aristotele , hanno fissato una grande differenza tra uomo e animali e piante poichè é come se l' uomo godesse di un' anima aggiuntiva , una sorta di realtà diversa che é l' anima immortale , però i cristiani non avrebbero mai ammesso o accettato quanto arriva a dire Cartesio , ossia che solo gli uomini hanno l' anima . Cartesio afferma che gli animali sono automi : Cartesio non si limita a dire che essi non hanno la ragione , ma arriva addirittura ad affermare che essi non provano sensazioni , sono come macchine . In altre parole , quando si tira la coda ad un cane esso abbaia non perchè provi dolore , ma per un riflesso incondizionato senza coscienza : quando gli si tira la coda esso abbaia allo stesso modo in cui una macchina fa rumore quando le si suona il clacson . Negli animali , proprio come nelle macchine , ad ogni imput corrisponde un output : se gli si tira la coda , il cane abbaia , se lo si colpisce morde e così via . A portare Cartesio a sostenere che gli animali sono automi mentre gli uomini no é il seguente ragionamento : anche il peggiore degli uomini sa parlare , ossia sa esprimere ciò che pensa ; anche il migliore degli animali non sa parlare , ossia non sa esprimere ciò che pensa ; ne consegue che gli uomini hanno la ragione , gli animali no . In realtà c' é qualcosa che non quadra in questo ragionamento cartesiano : a suo favore gioca senz' altro il fatto che se costruiamo un robot a immagine e somiglianza di un animale , che si atteggi allo stesso suo modo in effetti si può davvero pensare che l' animale vero e il robot siano la stessa identica cosa ; questo , secondo Cartesio , non é possibile per gli uomini perchè essi sanno parlare e , soprattutto , esprimono ciò che pensano : hanno la facoltà di pensare e di dire ciò che pensano . Però oggigiorno , con il perfezionarsi delle tecnologie , ci si avvicina sempre più alla creazione di un robot che sappia imitare perfettamente l' uomo : non solo nell' atteggiamento e nelle parole , ma perfino nel pensiero ! Nel momento in cui vi si riuscisse ( e dovrà arrivare ) allora , seguendo il ragionamento di Cartesio , si dovrebbe trarre la conclusione che gli uomini sono automi . Infatti il ragionamento di Cartesio é : avendo ipotizzato che una macchina imiti perfettamente un animale , chi non mi dice che l' animale stesso non sia una macchina ? Per l' uomo non si possono costruire macchine che sappiano ragionare , di conseguenza l' uomo non é una macchina . Ma nel momento in cui si arrivasse a creare un robot uguale agli uomini ne conseguirebbe che l' uomo stesso potrebbe benissimo essere una macchina . D' altronde la logica cartesiana stessa , a ben pensarci , non mi garantisce l' esistenza effettiva delle persone che mi circondano : io dubito , quindi esisto ; ma non posso sapere se gli altri effettivamente esistano e quindi tutti gli uomini ( fatta eccezione di me , perchè dubito e quindi sono ) potrebbero essere macchine . Per Cartesio il fatto di parlare , ossia di esprimere ciò che si pensa , implica che gli uomini non siano automi come gli animali , bensì comporta che essi abbiano un' anima : solo gli uomini ne sono dotati e non gli animali o le piante . E' arrivato ad ipotizzare che una macchina possa arrivare ad imitare alla perfezione il comportamento di un animale ; quello che non é arrivato ad ipotizzare é che una macchina possa imitare il comportamento di un uomo . Allora seguendo il ragionamento di Cartesio si dovrebbe appunto arrivare alla conclusione che pure gli uomini sono macchine ; tutti gli animali , tutte le piante e tutti gli uomini sono macchine fatta eccezione per me stesso , che so di esistere come soggetto dubitante . Cartesio ha quindi sbagliato a dire che gli animali sono macchine e gli uomini no : per non sbagliare i casi sono due : o si dice che sia gli animali sia gli uomini sono macchine , oppure si dice che nè gli uni nè gli altri lo sono . Il fatto che una macchina in linea di principio possa imitare il comportamento di un animale , non può portare ad affermare che l' animale sia privo di sensazioni così come non posso affermare che l' uomo sia privo di sensazioni . Ecco allora che ancora una volta il meccanicismo radicale porta Cartesio ad un errore grossolano . Quest' immagine dell' animale macchina stabilisce una netta differenziazione tra res cogitans , res extensa ( che comprende la materia , gli animali e le piante ) e res divina . Si possono tra l' altro fare alcune considerazioni a riguardo : il meccanicismo cartesiano fa esattamente l' opposto di quel che a suo tempo aveva fatto l' animismo : gli animisti avevano fatto passare per viventi anche cose che viventi non sono ; tutta la realtà in ultima istanza per pensatori come Talete o Bruno era animata . Cartesio fa esattamente l' opposto : invece di ridurre tutto a materia vivente ( come l' animismo ) riduce tutto a materia non vivente : la vita stessa degli animali non é altro che un puro meccanismo e solo dove c' é l' anima ( negli uomini ) si può propriamente parlare di vita perchè c' é la ragione e la sensibilità . Viene così anche superata la concezione aristotelica : anche Aristotele in fondo era un monista dal momento che riduceva l' intera realtà a sinoli di materia e forma ; con Cartesio invece rimane solo la materia bruta , priva di forma e di vita , esattamente l' opposto di come la intendeva Bruno ( viva e divina ) . Ma se la materia é solo materia e l' anima é solo anima e materia e anima sono inconciliabili , che rapporto c' é tra corpo e anima ? In altre parole , se sono due realtà tra loro così distinte , come fa il corpo ad agire sull' anima e l' anima ad agire sul corpo ? Che agiscano l' uno sull' altro non si discute : quando con l' anima decido di alzare il braccio e poi col corpo lo alzo é l' anima che agisce sul corpo ; viceversa , quando metto la mano su una superficie calda , provo con l' anima una scottatura . Ecco che allora Cartesio si trova di fronte ad un problema non da poco : due sostanze eterogenee , tra loro opposte , che nell' uomo agiscono l' una sull' altra . Le realtà fisiche , poi , per Cartesio si comportano secondo schemi meccanici e deterministici , mentre invece l' anima é libera di scegliere , gode del libero arbitrio ( l' errore consiste proprio nella volontà ) : anche qui Cartesio deve far fronte a un grande problema che se non risolto può far vacillare l' intero suo edificio del sapere . Cartesio deve far quindi incontrare il mondo fisico , meccanicistico e privo di libertà d' azione con quello spirituale libero e immateriale . Diventa poi difficilissimo spiegare come l' anima muova il corpo e viceversa visto che l' anima , per definizione , é sostanza spirituale e non é riconducibile ad estensione : nell' ottica meccanicistica cartesiana , ogni movimento é causato da urti fisici , ma come fa il corpo materiale ad urtare l' anima immateriale per farla muovere a sentire il calore quando appoggiamo la mano su una superficie calda ? Come può esserci movimento per contatto tra una realtà fisica e una spirituale ? E' una contraddizione parlare di movimento e di urti a riguardo dell' anima . Ecco allora che Cartesio tenta di fornire una spiegazione ipotizzando proprio un contatto tra anima e corpo , una spiegazione non molto convincente già all' epoca ; i problemi sollevati da Cartesio in merito finiscono più per essere ampliati che risolti ; che rapporto ci sarà mai tra anima e corpo , due realtà diverse e inconciliabili che nell' uomo trovano il loro punto di contatto ? Per spiegare il rapporto anima - corpo Cartesio si serve di due realtà fisiche : la ghiandola pineale e gli spiriti animali . Supponiamo che Cartesio debba spiegare il rapporto anima - corpo quando con la mano si tocca una superficie calda e il calore viene dal corpo trasmesso all' anima . Cartesio dice che la superficie calda mette in moto le particelle dei polpastrelli della mano e fin qui siamo ancora in un ambito puramente materiale e corporeo ; dopo di che Cartesio tira in ballo il reticolo nervoso ( lo si era da poco scoperto in medicina : esso si concentra soprattutto alla base del cervello ) ; Cartesio individua nel reticolo nervoso la via per la quale gli impulsi vengono trasmessi dalla periferia al centro e viceversa : attraverso i nervi la sensazione di calore che si ha quando si tocca con mano una superficie calda viene trasmesa dai polpastrelli verso il cervello . Da notare che Cartesio evita appositamente di servirsi di spiegazioni chimiche ed elettriche : egli accetta e si serve solo di spiegazioni meccanicistiche : contatti fisici che causano il movimento . Ipotizza che all' interno dei nervi ci siano degli spiriti animali : non dobbiamo farci ingannare dal nome ; si chiamano spiriti non perchè sono realtà spirituali ( il che sarebbe assurdo ) ma per via della loro estrema sottigliezza ( sono talmente sottili da stare nei nervi ) ; si chiamano poi animali perchè trasmettono gli impulsi dell' anima . Grazie alla loro sottigliezza questi spiriti animali vengono urtati dal calore della superficie e trasmettono questo moto fino al cervello ; fin qui siamo ancora in un ambito puramente materiale e lo stesso avviene tanto negli animali quanto negli uomini . Da questo punto in poi , però , negli animali l' impulso arrivato al centro ( il cervello ) in modo meccanico genera una reazione meccanica : ad ogni imput corrisponde un output ; se prendo una zampa ad un gatto e la metto su una superficie calda , gli spiriti animali dalla zampa si muovono fino al cervello e generano una reazione meccanica : il miagolare ; tutto questo avviene senza la mediazione di un organo che genera sensibilità : ricordiamoci che gli animali sono macchine . Nell' uomo invece il processo si differenzia : il centro dell' uomo é la cosiddetta ghiandola pineale , una delle ghiandole che sta alla base del cervello : essa , spiega Cartesio , é il centro della sensibilità e gli animali , proprio perchè macchine prive di sensazioni , ne sono sprovvisti . A questo punto avviene un fenomeno misterioso e inspiegabile : nella ghiandola pineale l' impulso nervoso guidato dagli spiriti animali incontra l' anima , che nel corpo ha la sua dimora provvisoria e nella ghiandola pineale trova il suo punto di incontro e di rapporto con il corpo : qui dall' incontro con gli spiriti animali viene generata la sensazione . Supponiamo di leggere un giornale : leggo che c' é un concerto e decido di andare a vederlo , mi alzo e ci vado fisicamente : fisicamente c' é un contatto con i miei occhi , si passa al reticolo nervoso , le informazioni vengono trasportate fisicamente dagli spiriti animali e nella ghiandola pineale c' é il fatidico incontro con l' anima : qui si valuta la notizia e , seguendo le leggi del libero arbitrio proprie della realtà spirituale , si decide di andare fisicamente a vedere il concerto ; a questo punto l' impulso viene portato dagli spiriti animali tramite il sistema nervoso fino al corpo : mi alzo fisicamente e raggiungo il teatro . Quello che differenzia gli uomini dagli animali é proprio l' anima , che però sembra più un elemento aggiuntivo che non fondamentale : gli animali , senz' anima , vivono benissimo . Pare un elemento forzatamente aggiunto l' anima tant' é che poi nel 1900 un filosofo definirà adeguatamente la concezione cartesiana dell' uomo : una macchina con uno spettro all' interno : l' uomo é una macchina esattamente come gli animali e in più rispetto ad essi si trova ad avere uno spettro ( l' anima ) . Ma quest' ipotesi dell' anima nella macchina parve poco convincente fin dall' inizio perchè in fondo il problema di come realtà materiale e spirituale entrino in contatto Cartesio lo risolve in modo poco convincente , quasi come se l' anima nella ghiandola pineale si comportasse da corpo . Nella stessa tradizione cartesiano non tardarono ad arrivare quelli che divisero radicalmente in due pezzi il ragionamento cartesiano , spezzando in due il dualismo anima - corpo . Nel 1700 vi sarà chi dirà che l' uomo é una macchina senza lo spettro dentro , un corpo privo di anima , uguale agli animali ; si toglie cioè la parte spirituale , che , come detto , sembra aggiunta senza senso , quasi come se Cartesio temesse di andare contro al cristianesimo togliendo l' anima dai corpi umani . Cartesio non si limita a sostenere che esista un' anima negli uomini , ma arriva a dimostrare l' immortalità dell' anima , in netta contrapposizione con i libertini ( i liberi pensatori che criticavano la morale tradizionale ) francesi del 1600 : essi negavano l' immortalità dell' anima servendosi di un ragionamento per assurdo : per i cristiani l' anima dell' uomo é immortale , quella degli animali no ; perchè mai , dicevano , non dovrebbe essere mortale anche l' anima animale ? Non é mortale l' anima degli animali e quindi non lo é neanche quella degli uomini . Cartesio , negando che gli animali abbiano un' anima , fa cadere la dimostrazione per assurdo dei libertini : gli animali non hanno anima , gli uomini ce l' hanno ed é immortale proprio perchè in quanto res cogitans é radicalmente opposta alla res extensa ( il corpo ) . Più si separa concettualmente l'anima dal corpo e più si é indotti a sostenere l' immortalità dell' anima ; già Platone stesso aveva fatto un ragionamento simile vedendo il corpo come prigione dell' anima . Anche per Cartesio é così : l' anima e il corpo non vanno d' accordo e mentre l' uno muore , l' altra vive : subito dopo l'errore di chi nega Dio, errore che ritengo di avere confutato a sufficienza, non c'è un altro che allontani maggiormente gli spiriti deboli dalla retta via della virtù, che l'immaginare che l'anima dei bruti abbia la stessa natura della nostra, e che pertanto non abbiamo nulla da temere né da sperare dopo questa vita, proprio come le mosche e le formiche; mentre quando si conosce quanta differenza ci sia si capiscono molto meglio le ragioni che provano che la nostra è di una natura indipendente dal corpo, e dunque non è destinata a morire con esso; e dal momento che non si vedono altre cause che possano distruggerla, si è portati naturalmente a giudicarla immortale. Ammettere l' immortalità dell' anima , tra l' altro , era un buon punto di partenza per non incappare in censure da parte della Chiesa o , almeno , per non avere troppe noie . D' altronde Cartesio , alla fine del Discorso , spiega di non aver pubblicato l' opera sul Mondo proprio perchè era venuto a sapere del trattamento riservato dalla Chiesa a Galileo : si chiede se convenga andare incontro ad una censura o ad agire con cautela . Cartesio , sulla scia di Bacone ,mira ad una scienza utile per l' intera umanità , ma non per questo vuole andare incontro alla Chiesa : se venisse censurato e condannato , d' altronde , egli spiega , non potrebbe più fare scoperte e aiutare l' umanità , quindi conviene agire con cautela . Proprio per questo al posto del Mondo pubblica il Discorso sul metodo , nel quale spiega di voler sempre mantenere la propria libertà di pensiero ; preferisce non avere un lavoro ma essere libero di pensare ciò che vuole piuttosto di avere un lavoro ma non essere libero di pensare ; una scelta simile la farà anche Spinoza .

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