CASSIODORO

A cura di Paola Bernardini

 

 

Nato a Aquillace verso il 490, Flavio Magno Aurelio Cassiodoro fu uno dei funzionari, oltre che segretario particolare, di Teodorico. Alla morte del re goto (526), restò alla corte del nipote e successore, Alarico, per distaccarsene poi, ormai stanco, nel 537. Dopo un periodo a Roma e a Costantinopoli, si ritirò a Squillace, dove si dedicò agli studi e fondò un monastero, Vivarium, che diverrà celebre per la sua opera di trascrizione e conservazione dei codici. Morì nel 583, dopo un’intensa attività intellettuale che continuò a caratterizzare anche i suoi ultimi anni (a novanta anni scrisse un trattato De orthographia). Al primo periodo della sua vita risalgono testi storici: i Chronica, che, sul modello di Girolamo, ripercorrono le tappe della storia umana da Adamo fino al suo tempo, e il De Gaetarum sive Gothorum origine et rebus gestis, dedicato alla storia dei Goti. A Roma compose invece il trattato De anima, che dal punto di vista speculativo rappresenta forse l’opera più significativa, per l’influsso che ebbe sui pensatori dei secoli successivi: in questa si affrontano le questioni tipiche dell’epoca concernenti l’origine dell’anima e la sua natura spirituale e incorporea, la sua localizzazione, e il rapporto che essa intrattiene con il corpo. Cassiodoro si fa sostenitore di una concezione dualistica che, tuttavia, tende a mitigare l’elemento di conflittualità tra le due componenti dell’essere umano, anima e corpo, insistendo invece sull’armonia che caratterizzerebbe questa unione. La rinnovata attenzione per la spiritualità lo spinse a comporre un lungo commento sui Salmi, Expositio in Psalterium, a cui dedicò una decina d’anni di lavoro. Le Institutiones divinarum et humanarum litterarum, opera a carattere enciclopedico tra le più celebri dell’alto medioevo, furono composte nel monastero di Vivarium. L’opera è pervasa da una tensione che mira alla conciliazione tra l’eredità della cultura classica e il messaggio cristiano: lo studio delle arti liberali, che Cassiodoro cerca di rilanciare, deve avere come fine ultimo la corretta esegesi dei testi sacri. Questo atteggiamento non sminuisce l’autentico interesse per gli oggetti delle discipline, che vengono studiati in relazione a singole tematiche, per ognuna delle quali l’autore riporta una stringata bibliografia, ovvero i testi più importanti che le discutono. L’opera è divisa in 2 libri; il primo, articolato in 33 capitoli (tanti quanti gli anni di Cristo), riguarda le divinae litterae: fondando la riflessione sulla Bibbia, insegna in che modo si devono imparare le discipline ecclesiastiche e fornisce notizie sugli storici cristiani; il secondo, suddiviso in 7 capitoli, riguarda le saeculares litterae e propone un programma d'insegnamento delle arti liberali del trivio e del quadrivio, presentando come modelli Elio Donato per la grammatica, Cicerone e Quintiliano per la retorica e Aristotele per la dialettica. In questo quadro la cultura pagana è considerata necessario fondamento per quella sacra. Il secondo libro, in particolare, ha circolato in ambiente monastico come una sorta di manuale di arti liberali, sotto il titolo di De artibus ac disciplinis liberalium litterarium.

 


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